Nell’Italia del "G8" stipendi di fame voluti da governi e sindacati

par SALVATORE FASSARI
lunedì 18 maggio 2009

Nell’Italia del “G8” e cioè tra le Nazioni più industrializzate del mondo gli stipendi dei lavoratori, secondo i dati dell’Ocse, sono al 23mo posto dopo Spagna e Grecia.
 
Questo perchè i lavoratori sono lasciati in balia della crisi, i contratti non vengono rinnovati, la cassa integrazione copre in minima parte, e solo per alcuni, la perdita di salario, centinaia di migliaia di precari vengono mandati a casa senza alcun reddito, si vorrebbe rimettere mano alle pensioni e portare l’età pensionabile delle donne a 65 anni, si fomenta il razzismo contro gli immigrati e per impedire che i lavoratori e i cittadini si organizzino per difendere salario e diritti e il Governo prepara nuove norme per vietare scioperi e manifestazioni.
 
E mentre migliaia di aziende chiudono e centinaia di migliaia sono i licenziamenti, mentre il governo invece di dare sostegno ai lavoratori foraggia, con i soldi di tutti i cittadini, banchieri e bancarottieri che sono i veri responsabili della più grande crisi economica del dopoguerra, la Marcegaglia, presidente di Confindustria, con una nota definisce “un episodio di intolleranza che ci riporta indietro negli anni, a stagioni che speravamo dimenticate per sempre”, anziché analizzare i “fatti”, successi ieri a Torino tra Fiom e Cobas, dal punto di vista sociale ed economico, condanna quella parte dei lavoratori che non si fidano più dei sindacati ormai alla deriva, caduti come “allocchi” nella trappola degli ultimi governi: disgregazione dei sindacati e di tutte le forze politiche di sinistra e facendoli apparire come teppisti e provocatori.
 
Con i dirigenti confederali presenti sul palco "era stato concordato che avrebbero potuto parlare anche lo Slai Cobas e gli operai di Nola" ma, qualcuno dei confederali, "che evidentemente non condivideva questa decisione, ha innescato una violenta provocazione per impedirlo. Nel parapiglia che ne seguiva - spiega la nota - Rinaldini cadeva e veniva aiutato a rialzarsi da lavoratori dello Slai Cobas. Quando, poi, un rappresentante dello Slai Cobas e uno degli operai di Nola stavano per parlare, come concordato con i dirigenti confederali, qualcuno tra di loro strappava violentemente i fili del microfono per impedirlo". Nessuna "aggressione preordinata contro Rinaldini, quindi. Quanto accaduto - conclude lo Slai Cobas - è stata una scelta deliberata di chi tra i confederali, innescando la violenta provocazione sul palco, vuole continuare ad impedire che i lavoratori possono prendere direttamente la parola e continuino a rimanere succubi di accordi concertativi, a perdere e calati dall’alto".
 
E’ da tre anni che, da destra e da sinistra, in tutti i salotti televisivi, si parla dei lavoratori che non arrivano a fine mese. Solo chiacchiere pre-elettorali. Sono riusciti a prendere in giro tutti i lavoratori che speravano in una politica seria e non fatta da arrivisti e venduti al potere economico e finanziario. La CGIL, CISL e UIL ricomincino a fare sindacato e non pensino solo a proiettare i loro leader nel Parlamento.

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