Nel mitico regno di Pappagogna anche i morti “pagano”

par Kocis
venerdì 21 novembre 2008

Il regno è nell’isola dei balocchi...per pochi…fame e povertà per tanti.
Bagnata da tre mari. A nord dell’antica Cartagine, a sud dello stretto delle correnti.
Il luogo complessivo è quello del ponte soprannominato “stira che allunga”.
Nel reame, da sempre, fin dai tempi del “franza o spagna, purchè si magni” regnano i pappagoni.
 
Re (o papa-re) che a turno si scambiano lo scettro di comando.
Da un certo tempo in qua li “sceglie”il popolo, che da sempre, purtroppo, avvezzo a fame e sete, è facile esca della grande corte dei serenanti, che,accompagnandosi con musiche, feste e regalie, adescano il facile appetito, tenuto appositamente in grande affanno. Sono la gran truppa dei cosiddetti facilitatori di mira, sulla crocetta da porre in carta nella cabina.
 
A turno, cambiando casacche e stendardi, si scambiano il comando i vari regali di turno: Totò, Tatà, Sasà, Turi, Ciccio e Rafà.
 
Pappagogna, che dispone di un proprio, antico, autonomo e speciale regio parlamento, fa parte del grande reame detto delle “due banane” (una appellata nannus- nanus, l’altra P-petrus) che si estende dal Capo dell’ uccello volante (a sud) alla Valle delle “miracolose acque in ampolla” ( a nord).
Per tenere buono il popolo lacero, malfermo ed affamato, i regnanti si inventano, da sempre, tante belle ed allegre favole attivamente alimentate proprio con “arte” nei retrobotteghe dei sfavillanti Palazzi: dal lupo cattivo…detto volgarmente maffia, alle fatue signore dette piangenti. Per ultima è stata fatta diventare di moda la cosiddetta libertà dal regno. In buon numero, come invasati, si scagliano sempre contro la capitale del reame.
 
La “Corte” piange, si strappa i capelli, promette ire funeste.
Sbraitano come ossessi. Vogliono, dalla capitale, sempre più forzieri di dobloni e monete d’oro. Da spendere per il popolo, giurano e spergiurano
Eppure la “Corte” assieme all’ampia schiera dei giannizzeri – i sodali della Reggia - se la spassano proprio bene.
 
Mangiano e si abbeverano proprio alla grande. Scialacquano, mangiano “teneri carni” e tracannano preziosi vini e champagne. Godono di sfarzosi stipendi, addirittura eguali a quelli goduti dai senatori del...lontano regno.
I Palazzi istituzionali del regno di Pappagogna, distribuiti a destra e a manca nell’isola, sono affollatissimi di quotidiana “manovalanza” addetta ai tanti molteplici e inutili servizi, comandati da una enorme schiera di gallonati –superstipendiati – addobbati, con la foggia dei triballacheri, con cappelli attrezzati a sei stelle in visiera e lampada a tic-tac dorata. Costoro mensilmente ben riempiono i loro portafogli.
 
Il conteggio delle due burocratiche schiere, quella eletta governante e quella nominata, detti, quest’ultimi, i fan-fannulloni, figli legittimi ed illegittimi dei tanti clientelari clan fedeli ai regnanti - arruolati in specie dopo la caduta di un vecchio dominante detto “re bomba” - è complicatissimo. Una folla enorme. Si sa solo che superano di gran lunga il totale dei burocrati addetti in tante altre regioni (così esse sono dette in modernismo) del reame.
 
A fronte di tanti enormi sprechi, alimentati ad arte dai regnanti –vecchi e nuovi- la Pappaggna complessivamente se la passa proprio male.
A parte i lussi, i vizi e i vezzi assicurati all’enorme corte che continuamente adula e lecca i regnanti, la gran parte dei sudditi vive tra stenti, miseria e vera povertà…la più grande del reame.
 
In tanti, data la scarsità della “fatica” isolana, preferiscono diventare “turisti” a tempo pieno. In particolare, sempre in partenza, fanno bella vista uomini e donne di giovani anni. Pupilli per età, ma senza padrini della consorteria comandante. Migranti, li chiamano. Partono, di notte e di giorno, a cercare fortuna in terre assai lontane.
I restanti, oltre il tenue clima, si godono i lasciti dei vari regnanti che via- via si sono assisi in trono: inquinamenti, devastazioni edilizie, abusivismi - in terra, in mare e nell’aria -, cronica assenza di servizi, desertificazione avanzante, strade distrutte, mondezza diventata arte, fogne a perdere nei centri urbani, parchi e boschi fatti diventare pubbliche discariche, povertà dilaganti e debiti a tempesta da parte delle strutture preposte a governare in rappresentazione dei regnanti, mobilità diventata ormai ferma, condizioni igieniche pessime, balzelli locali sempre più crescenti.
Su tutto brilla come splendido esempio - i regnanti la portano sempre sull’aurea corona - la città del liotru, in origine greca Katane, ove gli abitanti sono tornati a godersi la frescura del buio delle strade, in stile appia antica…bello spettacolo illuminato dalle stelle e, sicurezza, garantita.
 
In questo contesto da sempre brillano quattro virtù cardinali:
* il grazioso ingoiamento degli AIUTI esterni, mandati, con il mulo o in carrozzella, dalla capitale del reame e dal centro di beneficenza principale, detto Corporazione Centrale che, ormai, va dall’atlantico fin quasi agli urali. Valori enormi, nel corso degli ultimi decenni. Intraducibili, data l’altissimo numero di zero a seguito. Mai bastevoli per le tante gole profonde dei regnanti. Il regno, ultimo era, ed ultimo è sempre rimasto…tranne le tasche dei pochi fortunati che sapientemente sapevano, e sanno, giocare al “lotto”. Lo sfacciato magna-magna alla faccia dei tanti.
 
* La TUS, tassa unica supplementare, detta volgarmente pizzo, che si aggiunge a quelle ufficialmente vigenti, pagate da tutti gli operatori dei servizi e poi felicemente….. scaricata sul popolo all’atto degli acquisti.
 
* la SANITA’, servizio…ottimo ed abbondante per i cittadini della “ridente” isola, come il rancio in trincea del 15-18. Il massimo, per spese e deficit accumulato, vere ed enormi voragini economiche accumulate in tutto il reame. Una vera goduria, per i professionisti dell’ingoio, che si sono costruite laute ed ingorde ricchezze, alla faccia dei residenti che hanno la “fortuna” di aspettare molti mesi ( e non un anno) per avere una prestazione specialistica nei “santi” luoghi preposti: le unità sociali per i lavoratori, altrimenti dette usl.
 
* La pratica della politica, intesa come elargizione ai propri appositi ed ingrassati costruiti tifosi, e non come servizio per il popolo. 
 
* La difesa e la salvaguardia dei Beni Comuni: Naturali, Ambientali, Storici, Archeologici, Architettonici; Salute, Aria, Acqua, Coste, Boschi/Verde.
Su questo, nell’isola, si è proprio al massimo “splendore”. Famosa, da sempre, per le persistenti “cattedrali nel deserto”, attive od abbandonate, che, nell’allegro storico sodalizio sinergico Affari-Maffia-Politica, hanno succhiato enormi risorse finanziarie che, se altrimenti utilizzate avrebbero già superato il lugubre servaggio…altro che “autonomia” inventata dai soliti/noti veraci.
 
Nel felice reame, sotto la guida sapiente dei propri storici regnanti, la genuina arte degli “uno, nessuno e centomila” è diventata sublime pratica e scienza.
Vale su tutti l’ultimo elargito esempio.
 
Anche i morti hanno bisogno di dottorali mediche cure.
Le truppe in divisa hanno scoperto l’ultimo (di una già lunga, onorata, articolata e fantasiosa serie) caso di maxitruffa alla Sanità.
Pazienti già morti, ben 51.287. Purtoppo, già scomparsi a partire dall’anno di grazia 1990.
Venivano ancora, tranquillamente ed impudicamente, conteggiati negli ufficiali pubblici elenchi, e quindi, “versanti” oboli agli uomini in camice bianco.
Il danno al regno pappagognesco, e quindi al reame tutto, è grande. Corrisponde a circa 14 milioni di dobloni (euro).
Sono le famose ed allegre truffe alla Sanità. Un gioco fantastico praticato nell’isola…altro che vendita della fontana di Trevi di Totò-memoria.
In Pappagogna  si è proprio all’eccelso.
L’ “uno, nessuno e centomila”, da parte dei regnanti, è stato fatto diventare pura arte…per i vivi e per i morti.
 
 

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