Neda. Come un fiore nella tempesta

par Karim METREF
martedì 23 giugno 2009

Di lei si conosce solo il nome, niente cognome, ma già la sua faccia insanguinata ha fatto il giro di tutto il pianeta.
Si chiamava Neda, una ragazza giovane e bella. Acqua e sapone. Capelli e occhi neri, nerissimi. Pelle chiara. le sue sopracciglia curate sovrastano uno sguardo intenso e intelligente. Neda scoppiava di vita. Ora Neda è morta.

Neda è morta durante gli scontri che domenica, a Teheran, hanno opposto i sostenitori di Moussavi alle forze dell’ordine e ai Pasdaran iraniani. Una pallottola dritta al cuore. Pochi minuti di agonia e poi la morte tra le braccia di un padre disperato. Il tutto ripreso da un telefonino, questo occhio elettronico ormai onnipresente che riprende, documenta e butta sulla rete ogni evento piccolo e grande.

Chi era Neda, cosa pensava? perché era su quella piazza? Voleva la fine della dittatura? Voleva la pace, voleva più diritti? Non si sa e lei non avrà più nessun modo di farlo sapere.

Dopo la sua morte le immagini del suo ultimo sospiro hanno fatto il giro del mondo. Neda non è più una ragazza di Teheran qualunque è diventata un simbolo. Tutti la vogliono dalla propria parte. I moussavisti dicono che era moussavista. Che era lì per protestare. Gli altri dicono che era solo di passaggio e che è stata colpita dalla pallottola sparata da un saccheggiatore. Altri hanno ancora dicono che era sì sulla piazza per protestare ma che non era Moussavista. Moussavi dicono è solo un uomo del sistema e Neda, secondo loro, voleva la fine del sistema tutto. Il ritorno della libertà.

In un mondo in cui chi ha più forza per gridare fa e disfa le verità, come si potrebbe sapere quella autentica: la verità vera.


Rimane solo che Neda era un fiore appena sbocciato che ha vissuto sotto il giogo dei Mollah tutta la sua infanzia. Poco importa se ci sono stati brogli alle elezioni o non ci sono stati.

Poco importa se dietro a quei manifestanti c’è la mano dello straniero, dell’occidente o di chiunque altro, o meno.

Poco importa se le manifestazioni svelano soltanto un profondo disaccordo tra i clan al potere e servono soltanto a sistemare i conti tra baroni della nomenclatura.
Poco importa se i manifestanti rappresentano veramente il popolo iraniano o sono solo l’espressione di una minoranza... Poco importa tutto questo!

Un sistema che spara su manifestanti inermi non ha ragione di essere!
Importa che una vita, varie vite, sono cadute su quell’asfalto soltanto perché hanno osato alzare la voce. Importa che quelle sono persone stufe di vivere sotto un sistema marcio fino all’osso. Importa che, come in Perù pochi giorni fa, come in tante parti di questo mondo, Le persone normali non possono far sentire la propria voce senza che i potenti si mettano a sparare.

Importa che Neda era una ragazza sana e bella, piena di vita che voleva vivere libera come tutte le ragazze del mondo. Che sognava di ascoltare musica e andare con i capelli sciolti al vento senza dover fare i conti con la polizia della morale. Importa che la sua breve vita è finita su un angolo di asfalto lurido in mezzo alle macchie d’olio lasciate dalle macchine e alle chiazze di chewing-gum pestato. importa che è morta prima di cominciare a vivere. Come un giovane fiore spezzato dalla tempesta.


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