Nave Aquarius: le intercettazioni non confermano il dolo da parte di Medici Senza Frontiere

par Emilia Urso Anfuso
giovedì 22 novembre 2018

Torna sotto attacco la Onlus Medici senza Frontiere, che da qualche anno affronta operazioni di salvataggio in mare traendo in salvo migliaia di migranti.

La nave Aquarius, utilizzata per queste operazioni, è già stata oggetto di polemiche, scontri politici e un’inchiesta avviata lo scorso anno – e finita con un nulla di fatto – per presunta collusione con gli scafisti.

Ora, la nuova presunta accusa: si pensa che dalla nave Aquarius, i rifiuti venissero smaltiti senza operare lo smaltimento differenziato tra rifiuti normali e rifiuti speciali, rappresentati – per esempio – da materiale sanitario utilizzato a bordo per curare i migranti, o degli abiti dei migranti, materiali che devono seguire una procedura di smaltimento ben precisa, e la cui azienda appaltante è la Gespi di Augusta.

Si tratta di accuse presunte, ovviamente, nulla di confermato. Le indagini sono state appena avviate. Ma oggi basta un niente per scatenare le sentenze civili di condanna, attraverso ciò che la gente che abita in pianta stabile sui social network diffonde pur non avendo elementi validi per sentenziare.

A poche ore dalle prime notizie diffuse dai media, attraverso telegiornali e quotidiani nazionali, ecco il popolo del web accusare e condannare, senza se e senza ma, Medici Senza Frontiere. Ridicoli certi commenti sulla pagina ufficiale della ONG: alcuni urlano cose del tipo “Ora sversate anche rifiuti tossici in mare”! senza aver capito un fico secco di cosa si stia parlando.

Andiamo per ordine. Le intercettazioni telefoniche che molti utenti dei social sbandierano come “prova certa di colpevolezza” non sono affatto una conferma, ma – se lette o ascoltate – dandogli un senso, risuonano non tanto come un reato commesso dalla ONG quanto come un sistema di corruzione che alberga altrove, e viene quasi imposto all’organizzazione internazionale come metodo, una sorta di convenzione, di patto, tra chi opera nel porto e chi attracca col suo carico di problematiche umane di ogni sorta.

Ecco uno stralcio delle intercettazioni: «Per i vestiti l’abbiamo già fatto altre volte. Li classifichiamo come rifiuti speciali, come fossero stracci della sala macchine». È il 12 dicembre 2017, l’agente marittimo Francesco Gianino parla con uno dei responsabili di Medici senza Frontiere – Vincent Colin - e gli spiega il metodo che utilizzano, svelando - questa è l’accusa - lo smaltimento illecito dei rifiuti proveniente dalla nave. Scrive il giudice: «Gianino rimproverava Vincent Colin per aver contattato direttamente la Gespi di Augusta aggiudicataria del servizio di raccolta rifiuti presso il porto. Da questa conversazione emerge la consapevolezza da parte di Giannino della natura pericolosa dei rifiuti. Risulta inoltre che tale sistema è nato da circa tre anni».

Già a una prima lettura si comprende molto chiaramente come il responsabile della nave Aquarius abbia posto in essere il comportamento corretto, contattare la Gespi per lo smaltimento dei rifiuti, e il comportamento scorretto da parte dell’agente portuale Gianino.

Se Medici Senza Frontiere avesse davvero messo in essere un piano strategico per smaltire illegalmente i rifiuti speciali, pensate davvero che i responsabili della nave Aquarius, tutti, non ne fossero a conoscenza e avrebbero contattato invece l’azienda appaltante?

No, ovviamente no. A parte questo, in un periodo storico come quello in cui stiamo vivendo in Italia, con un sistema di governo che chiude i porti, va contro le normative nazionali e internazionali per ciò che riguarda i salvataggi in mare e i diritti umani, non ci vuole tanto a pensar male, che si farà pure peccato, però…

Prima di scaraventarsi contro Medici Senza Frontiere, direi che sarebbe molto più saggio attendere l’esito delle indagini, e semmai tirare le somme.

È evidente come il governo in carica, in special modo per ciò che riguarda l’alleata Lega, sia fortemente in contrasto con chiunque operi nel settore dei diritti umani e dei salvataggi in mare. È quindi evidente ancor di più, che in una tale situazione di totale chiusura nei confronti di migranti e salvataggi, sia necessario andare con cautela, fosse solo per non far pagare – ancora una volta –gli errori dei politici a persone cui viene imposto di avventurarsi in mare verso le nostre coste, e oggi questo metodo non è più un mistero: lo ha ben chiarito ultimamente Emma Bonino, e ancor più recentemente Valeria Fedeli, ex Ministro dell’Istruzione, che hanno dichiarato come, in special modo il governo Renzi, abbia letteralmente trattato con la UE l’approdo di tutti i migranti verso l’Italia, in cambio di un occhio chiuso sul pareggio di bilancio, per esempio.

La cosa che fa male, sapendo come sono andate le cose negli ultimi anni, è che invece che inveire contro chi ha stretto questi accordi – i precedenti governi – Salvini continui ad attaccare ancora esclusivamente i migranti, utilizzando frasi che aizzano sempre di più una parte di popolazione, come “La pacchia è finita” riferita a questa gente, che viene ormai sballottata a destra e manca, trattata peggio di immondizia da smaltire illecitamente.

Propongo, una volta di più, una grande moderazione in special modo in questo periodo di toni troppo accesi. La ragione non urla, mai. Si rifletta quindi, prima di condannare chi ancora non ha ricevuto condanne dal sistema giudiziario. Ce lo chiede la coerenza, ormai in disuso da troppo tempo.

Questa popolazione, o meglio una parte di essa, condanna immediatamente chi viene indicato loro da un sistema politico ormai troppo avvezzo a comandare. Poi, però, la stessa parte di popolazione, "dimentica" condanne realmente comminate a politici che, ancor oggi, dettano legge nel sistema politico nazionale. Come belve in cerca di prede, queste persone mordono i migranti, elementi troppi fragili per non esser gettati nel fuoco della rabbia popolare da chi ha perso del tutto il senso della politica.

Foto: Ministerio de Defensa/Flickr

 

 


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