Nasce il M5S 2.0. Versione beta

par paolo
venerdì 6 giugno 2014

Dopo il folclore ed il cazzeggio post elezioni, finalmente sembra che qualcosa che somigli ad una sana autocritica cominci a far breccia nelle menti pensanti del Movimento.

Da principio fu il diluvio. Un diluvio di stupidaggini per far passare la comprensibile delusione dei risultati elettorali ma anche per sdoganare una parola d'ordine che doveva entrare nell'immaginario collettivo dei sostenitori pentastellati: nessuna sconfitta. Tuttalpiù un piccolo passo falso che però non pregiudica la certezza della vittoria finale.

Da quello stucchevole "vinceremo poi" pronunciato da un Grillo alle prese con la pubblicità del Maalox, siamo passati al Grillo in versione Gesù con una corona di finte spine sul capo, sorta di forma comunicativa criptica a metà tra l'esilarante e il messianico, per andare alla sparata dell'alleanza con l'UKIP dello xenofobo Farage che ha scatenato le ire sul suo blog, seguita a ruota dalla berlusconiana ipotesi di brogli elettorali, per arrivare infine a quello che un leader politico di normale consistenza avrebbe dovuto fare fin da subito, ovvero porsi il semplice ma escatologico quesito: "In cosa abbiamo sbagliato e dove stiamo andando?

Sembra che Don Chisciotte Casaleggio e il suo fido scudiero Grillo comincino finalmente a metabolizzare la sconfitta in direzione di una nuova strategia politica più idonea a colmare quel solco di incomprensione che si è scavato nelle elezioni europee, con la fuga di potenziali elettori in direzione dell'astensione o del PD di Renzi.

La nuova strategia consiste nell'inaugurare una forma comunicativa più moderata e accativante, sintetizzata nello slogan: "Migliorare la comunicazione senza snaturarla". Due ore di riunione nella sede della Casaleggio Associati a Milano con i capigruppo di Camera e Senato, Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella, nelle quali è stata definita la nuova linea comunicativa che connoterà il corso del nuovo M5S vers. 2.0, ovvero ritorno alle origini ma con maggior moderazione del linguaggio. I vari Di Battista, Crimi e Taverna sono avvertiti, da oggi si parla a bocca stretta ma centellinando i talk-show che dovranno essere preventivamente autorizzati.

Mentre il blog-partito è in fermento sulla questione delle alleanze per formare un gruppo europeo che non mandi a ramengo i 17 neoeletti nel nuovo Parlamento europeo, a dare una mano al nuovo corso del M5S giungono, come una manna dal cielo, le disarmanti e inquietanti notizie dello scandalo tangenti del MOSE di Venezia (35 arresti e 100 indagati!), che vede coinvolti in un giro vorticoso di tangenti, come da consolidato copione pluridecennale, politici di ogni confessione, ad esclusione ovviamente dei pentastellati. Ovvero la conferma che la priorità di questo paese è la legalità. Da qui scaturisce il liberatorio motto: "Noi vinciamo poi, ma intanto arrestano voi" che, diciamocelo francamente, non fa una grinza. 

Quindi archiviata la nuova strategia comunicativa, sia nel linguaggio che nelle modalità dell'informazione, che avrà come fine convincere il potenziale elettore e non spaventarlo, rimangono tuttavia due nodi da risolvere se si vuole dare un reale senso di nuova linea politica che non sia solo un cambio di facciata.

Il primo nodo: la posizione di Casaleggio e Grillo, che dovrà essere ridimensionata da una direzione politica espressa realmente dalla rete o da un collettivo direttivo espressione democratica degli elettori, anche in forma di partito, e la conseguente rimozione di quel cerchio magico riconducibile ai vari Di Battista, Crimi e Di Maio ecc., per non parlare dei fiancheggiatori in veste di suggeritori come il professor Paolo Becchi che, con le ultime sparate, hanno allontanato l'elettorato di sinistra e moderato. Insomma la ricerca di un maggior equilibrio democratico all'interno del movimento e presa di distanze da chi ha interesse ad estremizzare le posizioni. Da questo punto di vista è imprescindibile la rimozione del possibile accordo con Farage.

Il secondo nodo è quello relativo alla definizione, senza artifizi o giri di parole, del fine politico che si prefigge il M5S. Perché finché il messaggio che passa è solo quello della distruzione del sistema, malgrado i pessimi esempi giornalieri che ci offre il quadro politico, l'elettore resterà ancorato a quel poco che ha piuttosto che fare un salto nel buio.

In sintesi, sfrondare l'azione politica dai personalismi proprietari del duo Grillo - Casaleggio e attivare una comunicazione più aperta, meno ideologica e più razionale, improntata ad un maggior rispetto dei media, la cui pluralità di faziosità rende mediamente accettabile l'informazione. Prendere poi atto che il merito di determinati provvedimenti promossi dal M5S e passati in Parlamento, va quantomeno condiviso con chi fa parte di altre forze politiche che tali provvedimenti li ha votati, dal momento che da solo il M5S non è autosufficiente. Infine, e questo è il punto più importante, adottare una maggiore elasticità nei rapporti con le altre forze politiche, meno improntata alla rigida contrapposizione ideologica e più di ricerca di intese sui provvedimenti di interesse pubblico. Che non ha nulla a che vedere con quel "mischiarsi " che viene vissuto come strumento per insozzare l'animo candido e puro dei pentastellati. Insomma meno estremismo e più realismo in forma collaborativa per il bene del paese e non per una vittoria di parte fine a se stessa.

Perché il macigno psicologico da rimuovere nell'immaginario collettivo della gran parte degli italiani è: M5S vuole essere il motore di una rifondazione democratica più efficiente e giusta della società oppure vuole occupare le istituzioni per instaurare un regime di stampo talebano eterodiretto dalla Casaleggio Associati?

Toglieteci il dubbio.

 

Foto: Wikimedia

 


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