Napolitano rifiuta di ricevere i No Tav e Monti alza la voce

par Camillo Pignata
mercoledì 7 marzo 2012

C’è la protesta civile dei No Tav e gli infiltrati, il progetto tecnico del Governo e quello alternativo dei valligiani. Napolitano rifiuta di ricevere i No Tav, Monti afferma che il cantiere va avanti. Gli obiettivi dovrebbero essere: separare la protesta civile dagli infiltrati violenti, fare la scelta migliore tra i due progetti.

Ma il rifiuto di Napolitano e il diktat di Monti non vanno in questa direzione. Una nota del Quirinale condanna con parole durissime la protesta dei No Tav, che merita la condanna quando si traduce in atti di violenza. Ma non si può mettere sullo stesso piano gli errori di pochi e i meriti di molti. E per questo appare ingiustificato il rifiuto del presidente della Repubblica Napolitano di ricevere i No Tav. Un rifiuto che in quanto collegato o collegabile alla nota di condanna delle violenze, assume il significato di accomunare la protesta di un popolo, con gli errori di pochi facinorosi.

E tutto ciò segnatamente quando, buona parte della stampa enfatizza i caratteri violenti di una protesta sporcata da pochi infiltrati, che di certo ma non ha niente a che fare con il terrorismo.

Intanto Monti con una certa improvvisazione, e al di fuori di una logica di piano, alza la voce contro un movimento che ha il torto di chiedere una modifica meno costosa dell’opera, ed il merito per il ritiro di due progetti sbagliati e per un considerevole risparmio dell’opera. Non si spiega diversamente l’atteggiamento deciso contro i No Tav, e il silenzio sui ritardi intollerabili della Salerno-Reggio Calabria, sul trattamento riservato dalle Ferrovie dello Stato ai pendolari, sulla spaccatura ferroviaria dell’unità d’Italia.

Vi ricordate il Monti che, elogiato da tutti, aveva detto no alle olimpiadi per evitare, in un periodo di crisi, spese impegnative per un’opera non collocabile tra le priorità del Paese, per il pericolo di infiltrazione mafiose, per i prevedibili ed incontrollabili aumenti di prezzo? Questo Monti è uscito dalla scena.

E’ ritornata alla ribalta la politica berlusconiana, del fare comunque, e ad ogni costo. Il Governo Berlusconi in nove minuti approvò una finanziaria, e abbiamo visto che fine ha fatto l’Italia. Il Governo Monti in tre ore ha scelto la proposta tecnica sull’alta velocità, ha rigettato la proposta alternativa, ha deciso la posizione politica del governo verso il movimento No Tav.

La politica è l’arte dell’ascolto, del compromesso, della mediazione degli interessi in gioco. Ma tutto ciò è lontano dal modus operandi, di chi confonde un movimento politico con un organismo tecnico-consultivo e pensa di risolvere i problemi con il bastone e la carota, con la polizia e con le spese compensative.

Un movimento politico non è un organismo tecnico/consultivo a cui si può dire sì al dialogo ma il cantiere va avanti. Chi dice sì al dialogo ma il cantiere va avanti, vuole acquisire un parere, non instaurare un dialogo. Non esiste dialogo senza la disponibilità a fare un passo indietro, a mutare la propria posizione a migliorarla ed integrarla. Quando manca questa disponibilità, meglio assumersi la responsabilità politica di negare il confronto e il dialogo. Che senso ha annunciare un confronto e prescindere comunque dalle tesi dell’interlocutore, siano esse buone o cattive?

E tutto ciò impedisce al Governo di avvertire la gravità e i pericoli della situazione, che rende insensato affrontare la questione No Tav come un problema localistico, laddove esso ha le dimensioni di un problema nazionale, per i richiami della questione No Tav agli interrogativi e ai dubbi:

No caro professore il problema non lo risolviamo con la polizia nella valle e con le spese compensative.

La funzione catalizzatrice della questione No Tav, rispetto alle difficoltà e la rabbia dei giovani che non hanno prospettive di lavoro, di chi perde il lavoro, dei piccoli imprenditori e degli artigiani che non riescono ad andare avanti per le tasse troppo elevate e per il credit crunch, allarga il problema degli scontri a tutto il Paese .

E d’altra parte i No Tav rifiutano le opere compensative.

Se un movimento denuncia i pericoli per la salute connessi ad una montagna piena di amianto, i pericoli connessi ad infiltrazioni mafiose, se le previsioni di ieri sono smentite dalla realtà di oggi, individua una proposta alternativa, ha diritto ad una risposta rassicurante.

Non basta un resoconto tecnico e storico, specie se questo viene illustrato da una delle parti in conflitto, mentre l’altra parte resta fuori la porta.

E’ necessario che il governo si assuma delle precise responsabilità in termini di dati scientifici, in termini di previsione e di garanzie politiche, e fornisca risposte a interrogativi che frullano nella testa dei valligiani e non solo: l’opera è necessaria? Se è necessaria perché? Quali sono la priorità la tav oppure i treni per pendolari,mettere in sicurezza il territorio rispetto ai movimenti della natura? C’è l’amianto sì o no, se sì, come è possibile garantire la salute dei valligiani? Perché non funziona il progetto alternativo dei No Tav?

Lo vogliono sapere i No Tav e lo vogliono sapere anche il resto degli italiani.


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