Napoli, il caso del liceo Genovesi: perché in Italia il classico non va più

par Alessio Esposito
sabato 4 maggio 2013

Rischia la soppressione lo storico liceo classico "Antonio Genovesi" di Napoli, una vera e propria istituzione del capoluogo partenopeo. Attraverso la difficile situazione in cui versa questa scuola, analizziamo la "crisi" della formazione umanistica in Italia.

Gli studenti italiani, al momento della scelta della scuola superiore, preferiscono sempre più indirizzi scientifici, tecnici o linguistici, piuttosto che studi classici. Dati alla mano, il liceo classico è scelto solo dal 6,1% degli studenti, in calo dello 0,5 % rispetto all'anno scorso, contro il 22,8% dei licei scientifici ed il 31,4% degli istituti tecnici. Per comprendere i motivi di questo vertiginoso calo d'interesse nei confronti degli studi umanistici, siamo stati al liceo classico "Antonio Genovesi" di Napoli, storico istituto del capoluogo partenopeo, emblema di questo fenomeno.

La vicepreside del liceo, la professoressa Giuseppina Tagliaferro, ci spiega le vicissitudini burocratiche, che, solo grazie ad una concessione del comune, hanno salvato la scuola dall'accorpamento, a causa dell'esiguo numero di iscritti. Ironia della sorte, il Genovesi ha evitato l'accorpamento, cioè la perdita di un'amministrazione autonoma e di un'identità di istituto, solo grazie allo smembramento di un'altra scuola.

«Il Genovesi manterrà la sua autonomia anche per l'anno venturo solo grazie allo 'spacchettamento' del liceo Campanella, i cui iscritti all'indirizzo classico verranno destinati alla nostra scuola», afferma sempre la professoressa Tagliaferro. Per quanto riguarda le cause del calo di iscrizioni, la vicepreside sostiene che la responsabilità sia da attribuire, soprattutto, ad una qualità didattica che è andata peggiorando nel corso degli anni. Il Genovesi, del resto, aveva sempre fatto dell'estrema serietà e rigore dei docenti il suo carattere distintivo, nei confronti degli altri licei napoletani.

Per la professoressa il futuro del liceo non è dei più rosei, ma resta la speranza in una prossima dirigenza "forte", coinvolta anche emotivamente, che si batta per la rivalutazione del glorioso istituto del centro storico. Il discorso della vicepreside verte soprattutto sull'identità del Genovesi, una sorta di "spirito" della scuola, che in questi anni sembra essere caduta nell'oblio. Interrogata su questo argomento, Oriana Foschini, professoressa di letteratura italiana e latina, ricorda quando questa perduta identità era, invece, molto sentita da alunni e docenti della scuola.

«Io sono stata studentessa del Genovesi negli anni '70, un periodo politicamente molto duro, e ricordo che, oltre a docenti di alta levatura, c'erano numerosi studenti di grande vivacità intellettuale, criticità ed interesse», sostiene la professoressa Foschini. Emerge quindi questo aspetto politicizzante come vero collante dell'identità genovesina, nonostante l'estrema eterogeneità della provenienza degli alunni, che invece diventa occasione di confronto ed apertura mentale.

Entrambe le docenti intervistate convengono sul fatto che non siano mancate le attività per promuovere il liceo, sia grazie alla partecipazione degli studenti, sia grazie all'organizzazione di eventi che hanno dato visibilità alla scuola. Forse la responsabilità non è tutta del Genovesi, o del suo personale, quanto di un contesto socio-economico, che ritiene sempre meno utile gli studi umanistici.

Tuttavia la professoressa Foschini è ancora una strenua sostenitrice della formazione classica, ritenendo che lo studio scientifico debba sempre essere supportato da uno umanistico e viceversa, senza cadere in uno dei due estremi. «Un ragioniere sarà molto più bravo di un liceale a fare un calcolo, ma non a progettare una visione economica». Questo perché, sostiene sempre la professoressa, gli istituti tecnico-scientifici, a partire dalla riforma Gentile, sono stati pensati per degli esecutori, più che per dei pensatori.

A conti fatti, vista l'irreversibilità della situazione socio-economica in cui versa la nostra società, il liceo classico sembra un'istituzione destinata al declino. Tuttavia resta innegabile la profondità critica e l'apertura ideologica che soltanto un liceo classico all'italiana può offrire ai nostri giovani.

Alessio Esposito
Giancarlo Riccio


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