Napoli, chiusa aula studio del centro storico: l’indignazione degli studenti
par Alessio Esposito
mercoledì 23 settembre 2015
La Sala Valeriano era molto più di una semplice aula studio: un luogo di incontro e condivisione in cui a tutti gli studenti era offerto il caffè gratis. Fino allo scorso due settembre, quando la comunità cristiana ha scelto di chiuderla senza spiegazioni.
La Sala Valeriano era un'aula studio situata nel cuore di Napoli. Era, perché da alcune settimane a questa parte l'accesso agli studenti è stato negato senza alcuna spiegazione plausibile. L'aula è di proprietà della chiesa del Gesù Nuovo e gestita dalla CVX, comunità cristiana, che concedeva agli universitari napoletani questo spazio per cinque giorni a settimana. “Lo scorso due settembre io e gli altri responsabili ci siamo recati nell'ufficio del parroco a chiedere il permesso, come ogni anno accademico, di aprire la sala. Il padre ci ha però colto di sorpresa, dicendoci che da quest'anno l'aula sarebbe stata dedicata ad altre attività, come l'accoglienza anziani”, afferma Tullio, ventiduenne laureando in filosofia. Ma cos'è che rendeva la Sala Valeriano tanto speciale per gli studenti che la frequentavano? Innanzitutto la completa autonomia di gestione dei ragazzi, i quali, coordinati dal parroco, avevano dei veri e propri turni di servizio. Valeria, ventunenne studentessa di psicologia, spiega infatti: “Eravamo dieci responsabili, uno per ogni mezza giornata, ed il nostro compito era quello di aprire e chiudere l'aula, portare il caffè ai ragazzi e mantenere l'ordine”. Esatto, il caffè, una delle assolute peculiarità della Sala Valeriano: agli studenti veniva offerto in via del tutto gratuita e rappresentava un vero e proprio collante per i ragazzi. L'aula diventava così non solo un'accozzaglia di universitari con lo sguardo fisso sui libri, ma un vero e proprio “luogo di dialogo ed incontro”, usando le parole di padre Vittorio Liberti, il parroco che volle l'apertura di questo spazio agli studenti.
Effettivamente la chiesa può fare della Sala Valeriano ciò che vuole, ma perché interrompere una così bella tradizione che tanto bene aveva funzionato fino a quel momento? Gli ex responsabili dell'aula non si danno pace e si danno le spiegazioni più disparate. Quel che è certo è che con la partenza l'anno scorso di padre Vittorio e l'arrivo di padre Vincenzo Sibilio, molte cose sono cambiate. “Padre Sibilio si presentò come un parroco giovane ed aperto, interessato a proseguire e migliorare le attività della sala. Ma ben presto si rivelò molto diverso da padre Vittorio. Il vecchio parroco veniva a trovarci almeno due volte al giorno, si occupava in prima persona di portarci i materiali mancanti (caffè, zucchero, carta igienica) e ci conosceva uno ad uno, stabilendo anche un bel rapporto umano con noi. Padre Sibilio, invece, non è mai venuto e pian piano ci ha tolto tutti i privilegi di cui godevamo nella vecchia gestione. Ma il simbolo del cambio di gestione è stato quando, senza alcun preavviso, fece sostituire la nostra macchina del caffè con un distributore automatico a pagamento”, prosegue Tullio. Gli ex responsabili della sala affermano, però, di non essersi mai scoraggiati e, nonostante non avessero più ricevuto lo stesso supporto di un tempo, di essersi rimboccati le maniche, facendo anche le pulizie e comprando di tasca propria il materiale che non veniva più fornito dalla comunità.
Tutto questo però non è bastato e, al rientro dalle vacanze estive, gli studenti sono rimasti senza la loro aula in piazza del Gesù. Dario, studente di lingue, afferma con una certa sicurezza: “Qui c'è la volontà di terminare un percorso e di iniziarne un altro ben diverso. Il progetto Sala Valeriano è cominciato nel 2012 come volontariato per i giovani della comunità, infatti i primi responsabili erano esclusivamente ragazzi della CVX. Col tempo c'è stato un ricambio generazionale ed i nuovi responsabili non erano legati in alcun modo alla comunità. Evidentemente la sala rappresentava un continuum di qualcosa che non piace più e, forse, anche per meri motivi personali, con il cambio di parroco si è deciso di terminare le attività”. Quello che resta è la delusione per la perdita di luogo tanto speciale, quanto unico, Valeria infatti dice: “L'università è dispersiva, la sala era una seconda casa. Ogni volta che una persona nuova arrivava entrava a far parte della famiglia”. Le fa da eco Fabiana, ventiduenne studentessa di lingue, che racconta: “La Sala Valeriano mi ha aiutato a superare un momento di difficoltà della mia vita, in cui a casa non stavo bene ed all'università non riuscivo a dare esami. Dopo averla frequentata per due mesi ero già diventata una responsabile”.
Emblematica anche la testimonianza di Maria Teresa, studentessa di lingue che commossa afferma: “L'esperienza in sala mi ha cambiata. Il ruolo di responsabile per me significava tanto, può sembrare una sciocchezza, ma anche il semplice porgere il caffè ai ragazzi che studiavano e ricevere in cambio un sorriso mi faceva stare bene. Sentivo di star facendo qualcosa di importante per me e per gli altri”. E adesso cosa accadrà? “Siamo in contatto con un'associazione per ottenere un appartamento al centro storico, ma non sarà la stessa cosa. La Sala Valeriano era composta da soli tavoli circolari, che favorivano l'atmosfera di aggregazione e confronto voluta a suo tempo da padre Vittorio”, spiega Tullio. Allo stato attuale delle cose non sappiamo cosa sarà dei ragazzi della Valeriano, ma l'impressione è che un'ennesima occasione è stata persa. Un'occasione per la città, di dimostrare che al centro storico non c'è solo criminalità e degrado, ma anche vivacità intellettuale e solidarietà. Un'occasione per la chiesa, di dimostrare di non essere così chiusa come la dipingono. Le porte della Sala Valeriano, attualmente vuota ed inutilizzata, sono chiuse. Non proprio il miglior messaggio possibile per quei giovani che, nonostante tutto, cercano di trovare la propria strada in una città difficile come Napoli.