Murdoch. La rivoluzione dei quotidiani a pagamento

par Rudy Bandiera
martedì 12 maggio 2009

Proprio nel momento in cui pare che i giornali in forma cartacea vadano sparendo, il magnate australiano dell’editoria Murdoch propone una cosa che sconvolge e porta in fibrillazione tutto il web: un dispositivo di facile utilizzo, simile a Kindle di Amazon, per accedere a pagamento alle testate dell’impero News Corp., dal Wall Street Journal al Times di Londra al New York Post.

Di fatto si parla di giornali online a pagamento.

Ora, la cosa strana è che parlare di servizi vari a pagamento, non è una cosa straordinaria. Basti pensare che ogni cosa che acquistiamo o della quale usufruiamo, la si paga. Quando l’Enel ci manda la bolletta, la paghiamo in cambio di un servizio da esso erogato e del quale abbiamo usufruito.

Quindi di fatto, se diamo per scontato che un bene lo si debba pagare, perché per i servizi online non dovrebbe valere la stessa cosa? Se è vero che un giornale distribuito in maniera canonica ha dei costi estremamente distanti dalla distribuzione in Rete (ecco il motivo per il quale le testate stanno migrando sul web) è anche vero che un quotidiano ha un apparato imponente da muovere, per poter erogare notizie sempre fresche provenienti da ogni parte del pianeta.

Pensiamo ad esempio solo ai costi da sostenere per mantenere una persona per mesi, in una zona di guerra.



Allo stesso modo sappiamo benissimo che le famigerate "dot-com" (it.wikipedia.org/wiki/Dot-com) sono collassate sotto il loro stesso peso all’inizio del 2000, quando si credeva di aver trovato l’oro nella pubblicità su Internet. La panacea pubblicitaria in realtà non esiste e la bolla speculativa che si era generata, ha portato ad una recessione dell’intera new economy.

Ma allora, assodato che la pubblicità sul web non consente la sopravvivenza dei colossi informativi oggi esistenti, e considerato che è un dato di fatto pagare un servizio, come mai questa idea di Murdoch ha alzato tanto polverone?

Non sarebbe forse giusto pagare un’informazione di qualità? Forse è proprio questo il punto su cui gli editori si dovrebbero soffermare a pensare, e forse è anche il punto che, in maniera indiretta, scandalizza la gente che legge i quotidiani, visto che le notizie non vengono intese come "di qualità".

La lottizzazione dei partiti, gli aiuti statali, le pressioni delle lobby e l’arrivismo di molti giornalisti, senza contare la macchina burocratico-organizzativa che spesso è smisurata, grassa ed opulenta, fa sì che la gente, il cittadino medio, non abbia voglia di pagare per un’informazione che tanto di qualità non è, e che spesso viene percepita come di parte, se non addirittura di regime.

Forse è questo che dovrebbe far riflettere gli editori e gli imprenditori del settore. Le persone non vogliono avere per forza un servizio gratis ma non vogliono nemmeno pagare un servizio mediocre.


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