Murdoch e l’affaire News of the World: il punto sulla saga dello scandalo "intercettazioni"
par Davide Leggio
venerdì 22 luglio 2011
Partiamo dagli avvenimenti accaduti negli ultimi dieci giorni.
Il primo ministro inglese, James Cameron, costretto a presentarsi di fronte al parlamento per render conto dei suoi rapporti con il gruppo editoriale di News Corporations, mentre la sua popolarità tra gli elettori britannici tocca il minimo da quando si è insediato lo scorso maggio.
Anche Rupert Murdoch e il figlio James, sotto accusa da alcuni mesi per le tecniche illecite e le violazioni della privacy praticate in cerca di notizie, sono costretti a comparire e rispondere alle domande dei membri della commissione per i media e le comunicazioni dell'House of Commons. Le loro dichiarazioni sono state vagliate e confrontate con quelle di ex dirigenti del News of the World e di certo la questione avrà bisogno di ulteriori chiarimenti, soprattutto per quanto riguarda le autorizzazioni di pagamento di intercettazioni e ricompense. Centrale è verificare chi fra i dirigenti fosse convolto e quanto fra loro ci fosse la consapevolezza dei metodi utilizzati dai reporter per "catturare" le notizie. James Murdoch dovrà probabilmente tornare per una seduta straordinaria della Commissione alla Camera dei Comuni.
C'è poi il ritrovamento del cadavere di Sean Hoare, ex giornalista del News of the World, giornale del gruppo che, poco più di dieci giorni fa nonostante i suoi 168 anni di storia, e il successo nel Regno Unito (quasi 3 milioni di copie vendute), annunciava una chiusura improvvisata per lo scandalo del phone hacking. Hore era stato il primo lo scorso anno a raccontare al New York Times di essere stato spesso incoraggiato dal suo amico nonché editore Andy Coulson, a spiare varie segreterie telefoniche di altrettanti personaggi famosi.
Il tutto è avvenuto in seguito alle dimissioni di Paul Stephenson, e successivamente di John Yates, rispettivamente “commissioner” e “assistant commissioner” di Scotland Yard, accusati di negligenze e connivenze con i giornali incriminati.
Il primo in particolare avrebbe anche accettato cospicue somme di denaro da parte del gruppo editoriale per chiudere un occhio nelle indagini. A destare ulteriori sospetti sul suo conto anche un lussuoso soggiorno in un centro benessere con Neil Wallis, ex vicedirettore di News of the World, anche lui arrestato la scorsa settimana per lo scandalo intercettazioni.
Anche il direttore generale di News International, Rebekah Brooks, viene arrestata per lo scandalo delle intrusioni illecite nelle segreterie telefoniche ad opera di reporter del tabloid incriminato. In realtà i fatti risalgono al 2002 quando Glenn Mulcaire era riuscito con estrema facilità a entrare nella segreteria telefonica di un'adolescente Milly Dowler, rapita e scoperta cadavere qualche giorno dopo. Un caso di cronaca nera che all'epoca imperversava su tutti i media britannici. Nel tentativo di ascoltare i messaggi successivi, inoltre, il giornalista aveva cancellato alcuni messaggi dalla segreteria, illudendo i genitori che la ragazza fosse ancora in vita.
In realtà lo scandalo pubblico era in parte scoppiato già nell'agosto 2006, quando il reporter del News of the World della casa reale, Clive Goodman e lo stesso Mulcaire, vengono sospettati di phone hacking ai danni del Principe e di altre figure pubbliche. Vengono arrestati nel gennaio 2007 e la compagnia di Murdoch si affrettò a gettare acqua sul fuoco, circoscrivendo il caso ai modi bruschi di un giornalista assetato di notizie esclusive e ribadendo quanto non fosse quello il modus operandi della loro cultura giornalistica. Tuttavia nelle ultime settimane le indagini hanno confermato che quel caso isolato rappresenterebbe in realtà una prassi ben consolidata all'interno della testata. Le persone spiate dal News of the World, perlopiù celebrità, risultano essere migliaia anche se solo cinque fanno causa al tabloid e i loro avvocati lottarono non poco per avere accesso alle registrazioni di Mulcaire.
Molti altri, infatti, erano rimaste all'oscuro delle intercettazioni sul proprio conto, perché la polizia, con la scusa di essere completamente assorbita dalla lotta al terrorismo, aveva "tralasciato" le altre persone coinvolte per concentrare le indagini soltanto sulla famiglia reale.
In un rapporto della Commissione Interni dei Comuni, viene esplicitamente detto che News International impedì deliberatamente la prima inchiesta sullo scandalo delle intercettazioni e, includendo nelle accuse anche Scotland Yard, suggerisce che le potenziali vittime dello scandalo potrebbero arrivare a 12.800, tra persone direttamente intercettate o indirettamente colpite.
Chi nel 2007 era a capo dell'inchiesta su News International era Andy Hayman, in carica nel settore antiterrorismo di Scotland Yard, che a due mesi di distanza dalla condanna di Goodman and Mulcaire, e quindi nel bel mezzo delle indagini si ritrovò a pranzare con Andy Coulson (si ha in realtà traccia di incontri con vari dirigenti del gruppo di Murdoch, sin dal novembre 2005) più volte a cena con alti dirigenti della compagnia di Murdoch, ma non avrebbe parlato delle indagini in corso, secondo quanto affermato nel suo resoconto.
In ogni caso la presenza di Hayman all'interno del corpo investigativo non continuò ancora per molto. Ne uscì in seguito ad accuse di spese folli per cene da $500 addebitate sul conto della polizia e soprattutto per aver avuto una relazione giudicata inappropriata con un membro della commissione d'indagine sui suoi commenti devianti riguardanti la morte di Jean Charles de Menezes, il cittadino brasiliano che fu ucciso per sbaglio dalla polizia londinese, perché creduto un terrorista.
Subito dopo l'ex poliziotto iniziò a lavorare come opinionista per il Times of London, la rivista sorella di News of the World. Il dirigente capo di News International a quel tempo era Les Hinton, proprio colui che la scorsa settimana è stato costretto a dimettersi come direttore generale di Dow Jones. Molti sono stati in questi i giornali e gli editoriali che hanno domandato a Murdoch quanto opportuna abbia ritenuto sia stata questa assunzione.
Ma torniamo alla storia Goodman e Mulcaire arrestati e licenziati dal News of the World: i due fanno causa alla testata, ma il tabloid li risarcisce proponendo loro un accordo che li impegna a non parlare più pubblicamente della vicenda. In generale sembra che fosse una prassi anche quella da parte dei dirigenti di risarcire le parti lese con pagamenti illeciti per arginare il caso.
In seguito alla sentenza, l’allora direttore del News of the World, Andy Coulson, si dichiara completamente estraneo ai fatti, ma rassegna le dimissioni. Anche lui come Hayman non rimase a lungo senza lavoro. Qualche mese dopo quando Cameron diventa primo ministro, Coulson viene assunto e nominato direttore delle comunicazioni del governo britannico.
Altri preziosi elementi di investigazione, oltre ai file di Mulcaire, sarebbero state le mail interne del giornale, se News International non avesse tralasciato di pensare un sistema in grado di preservarle, dichiarandone perdute in sede di giudizio una grandissima quantità. Colin Myler, successore di Coulson come direttore del News of the World, si era vantato di fronte al Parlamento del fatto che un'inchiesta interna avesse setacciato ben 2.500 mail (solo una piccola parte del traffico mail della compagnia), ribadendo nella sua lettera l'estraneità dell'azienda e di non aver trovato nulla in relazione ai tre direttori —Coulson, Neil Wallis e Edmondson.
Ian Edmondson, uomo che affiancava Coulson, viene sospeso dal gruppo a gennaio 2011, perché anche lui investito dallo scandalo phone hacking, e arrestato in aprile. Nonostante il suo computer fosse stato distrutto (secondo quella che venne definita come una procedura ordinaria da parte della compagnia) vengono scoperte 3 mail inviate a Edmondson contenenti codici PIN utili per l'accesso alle segreterie telefoniche e i relativi numeri telefonici collegati a nomi e cognomi degli spiati.
Va bene che in fin dei conti lo storico rapporto di vicinanza e mutua assistenza tra la polizia londinese e i tabloid era di pubblico dominio, ma si è andati troppo oltre: il 6 luglio il Telegraph denuncia sulle sue pagine che alcuni giornalisti del News of the World avrebbero "intercettato" anche i messaggi dei soldati britannici morti in guerra e delle vittime degli attentati di Londra del 7 luglio 2005; oltre che dei loro parenti.
Per concludere il quadro di una collusione ben radicata ed estesa basti dire che ben 10 tra i 45 dipendenti dell'ufficio stampa di Scotland Yard erano ex giornalisti di News of the world. La polizia "deve cambiare il modo in cui si rapporta con i media", resta la frase più ripetuta dai politici britannici, ma in seguito ai dettagli forniti dalle inchieste del Guardian su come Coulson autorizzasse i pagamenti alla polizia e le confessioni di ex dipendenti come Greenberg (The London Evening Standard), sembrerebbe opportuno che la politica stessa pensi prima di tutto lei a se stessa e assicurarsi di non esserne coinvolta.
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