Muore un’anzianza: effetto collaterale?

par Factotum
lunedì 6 ottobre 2008

Forse dovremo cominciare a considerare eventi come la morte l’8 gennaio ad Albano della donna ottantenne per mano della badante rumena (notizia che ha avuto per inciso sui media un rilievo che non hanno notizie di segno opposto come quella della ucraina che ha rischiato la vita per salvare l’anziano accudito dalle fiamme) come effetti collaterali di un eccesso di delega di funzioni di cura a soggetti estranei al nucleo familiare.

Chi è il colpevole di questo “eccesso”? C’è non di rado una corresponsabilità dei parenti, anche i più stretti: hanno sempre meno tempo e voglia di dedicarsi ai propri vecchi - cioè a chi il suo, di tempo, glielo ha dedicato ininterrottamente, fisicamente o solo col pensiero, da quando li ha messi al mondo - né possono sentirsi giustificati dalla fatica improba che spesso quella cura comporta, specie dinanzi ad anziani in preda a demenze o Alzheimer.

Ma la responsabilità prima è dello Stato, in tutte le sue articolazioni statali e locali, che dovrebbe mettere i parenti dell’anziano nelle condizioni di occuparsene, anche a tempo pieno, se necessario, e non lo fa.

E non lo fa perché per lo Stato è meglio detassare i costi di badanti, di colf o di baby-sitter, etc, (che fanno crescere il PIL, questo moloch a cui tutto si sacrifica) che disporre di genitori - figli che non facciano mancare ai propri genitori come ai propri figli il loro insostituibile apporto.

Con effetti che a volte possono essere addirittura tragici, ma sono sempre gravemente negativi per gli uni e per gli altri.


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