Movimento 5 stelle-PD: cosa vogliono gli elettori?

par YouTrend
mercoledì 10 aprile 2013

Centrosinistra e M5S: questo matrimonio non s’ha da fare. Oppure sì?

La situazione di stallo in cui versa la politica italiana da oltre un mese ha portato i sondaggisti (o meglio i clienti che commissionano loro le indagini) a interrogare gli italiani sui possibili scenari e le eventuali alleanze di governo.

In particolare, l’opinione degli elettori in merito a un eventuale accordo tra Centrosinistra e Movimento 5 stelle per la formazione di un governo è stata sollecitata più volte all’interno dei sondaggi post-elettorali. Guardando i risultati di queste indagini, però, si sono riscontrati numeri molto diversi, talvolta discordanti e che possono portarci a dubitare dell’attendibilità di tali ricerche. Ad esempio, la percentuale di elettori che pensano che il M5S dovrebbe partecipare ad una alleanza di governo può variare da un 72% rilevato da IPR Marketing (21 Marzo), a un 32% pubblicato da Piepoli (1 Marzo), passando per il 63% di Ispo (18 Marzo) e un 54% di Ipsos (5 Marzo). Al di là del diverso periodo di rilevazione, a quali altri fattori possono essere dovute queste differenze? Non ci si dovremmo aspettare risultati più omogenei?

La risposta a quest’ultima domanda è no: i risultati sono diversi ed è ragionevole che sia così. Basterebbe andare a vedere quello che c’è sotto la superficie dei risultati e le ragioni di tali differenze sarebbero chiare: è sufficiente infatti leggere il testo delle domande e delle possibili risposte per capire come questi siano fattori determinanti per l’esito del sondaggio. Nei casi sopra citati il quesito può apparire lo stesso, tuttavia il wording delle domande e delle possibili risposte è molto diverso. Vediamo come questi aspetti possono aver influito sui risultati.

Nel sondaggio di IPR marketing veniva chiesto: “In questa fase, secondo Lei, cosa dovrebbero fare i parlamentari del Movimento 5 stelle?” e le alternative proposte erano 4, più la possibilità di non rispondere. All’eventualità di un governo Bersani è stata affiancata quella di un esecutivo guidato da una non meglio precisata “personalità estranea alla politica” e quella di un governo Grasso. Il totale di queste tre opzioni di alleanze ha raccolto il 72% del campione totale e una percentuale di poco inferiore tra gli elettori del M5S.

Il sondaggio di Piepoli invece presentava questa domanda: “Secondo Lei il Movimento 5 Stelle (Grillo) dovrebbe …” seguita da 3 opzioni molto diverse da quelle proposte da IPR: “allearsi con il PD”, “allearsi con il PDL”, “non allearsi e decidere volta per volta”. Quest’ultima risposta ha raccolto il maggior numero di consensi (55%) e pur essendo l’alternativa più vicina al “non dare fiducia ad alcun governo” della precendente domanda, ha un connotato totalmente diverso rispetto a quest’ultima, che era stata scelta solo dal 13% degli intervistati. Inoltre in questo caso le opzioni di alleanza erano solamente due e non presentavano l’alternativa “estranea alla politica”.

Nella rilevazione di Ispo, il quesito era posto così: ”Secondo lei, ora che è arrivato in Parlamento, il Movimento 5 Stelle deve…” e le possibilità di riposta erano anche in questo caso tre: “dare la fiducia ad un governo del PD e poi valutare se appoggiarlo volta per volta”, “dare la fiducia ad un governo che non sia del PD e poi valutare se appoggiarlo volta per volta”, oppure “non dare la fiducia a nessun governo di altri partiti”. Le prime due risposte sono state scelte dal 63% del totale dei rispondenti, mentre se si guarda agli elettori del M5S il risultato appare ribaltato. Gli item di risposta erano più simili a quelli adottati nell’indagine di IPR e al risultato di quell’indagine si avvicina il risultato di questa. Tuttavia anche qui la scelta era tra un governo del PD e uno senza PD e non vi era la possibilità di scegliere la personalità estranea al mondo politico. Una soluzione probabilmente più appetibile per i sostenitori del M5S, la cui mancanza in parte può spiegare la distribuzione differente (più polarizzata) delle risposte in questo sottocampione rispetto a quella riscontrata nel sondaggio di IPR.

Nell’ultimo caso preso in esame, quello di Ipsos, la domanda era: “Cosa consiglierebbe di fare al Movimento 5 stelle?” e le alternative erano solamente due: ”accordarsi con il PD e assumere responsabilità di Governo per realizzare le promesse fatte” e ”non fare alcun accordo con i politici della vecchia guardia”.

I risultati non sono molto differenti da quelli di Ispo per il totale campione, mentre si discostano per quanto riguarda l’opinione dell’elettorato grillino, che sembrerebbe orientato a un’alleanza di governo. Tuttavia in, questo caso il significato di questa scelta può essere differente per almeno due motivi: si parla solo del PD come possibile alleato e non di altri partiti; inoltre nel testo compare l’obiettivo di tale alleanza, ovvero assumere responsabilità di Governo per realizzare le promesse fatte. Un concetto che non era presente nelle risposte del questionario di Ispo e può aver inciso nella scelta da parte di chi ha votato M5S, che desidera la realizzazione di queste promesse.

In conclusione, osservando in profondità i vari fattori che determinano l’esito di un sondaggio, e non limitandosi a comparare le percentuali, ci si accorge di quanto questi fattori siano importanti e si può meglio comprendere il reale significato dei numeri. Lo stesso quesito può essere declinato in modi diversi e il testo di una domanda o di una risposta va a influire sul risultato di un’indagine. Per questo chi interpreta e confronta i dati di indagini diverse dovrebbe sempre stare attento a come sono state formulate le domande, prima di trarre conclusioni affrettate sull’esito (o addirittura sull’attendibilità) dei risultati.

Di Pietro Dinoia


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