Moubarak si dimette e l’Algeria scalda i motori

par Mazzetta
sabato 12 febbraio 2011

Mentre l'Egitto festeggia, l'Algeria scalda i motori. Migliaia di persone convergono su Algeri da ieri, il regime ha schierato a difesa della capitale 30.000 agenti e tutto quello che poteva e non per modo di dire, ad Algeri sono già stati schierati persino gli spazzaneve. Il regime è determinato ad impedire la marcia decisa dai ribelli.

Gli algerini sono oppressi da un corrottissimo regime militare, il paese a differenza di Egitto e Tunisa è ricco, ma la ricchezza finisce nelle mani di pochi e a tutti gli altri non rimane nulla, se non la disperazione.



Gli algerini sono un popolo abbastanza informato da saper fare questi conti e ora sono galvanizzati dagli esempi delle rivoluzioni vicine e abbastanza determinati da suicidarsi per protesta (Nell'immagine un tentativo fallito di auto-immolazione davanti al ministero dell'Interno). Se dalla parte dei manifestanti c'è il potente esempio, da quella del governo c'è la stanchezza della parte più anziana della popolazione, timorosa di perdere la relativa tranquillità recuperata dopo dieci anni di guerra civile, retate, torture e massacri. In Algeria c'è grande libertà d'espressione e la tenuta del regime si gioca soprattuto sulla tenuta del consenso tra le fasce d'età che compongono la classe dirigente.

Anche in questo caso resta da vedere se il regime e l'esercito; svestiti agli occhi degli algerini della maschera di protettori del paese dall'islamismo cattivo e vestiti quelli di una banda di ladroni; riusciranno a reggere la protesta senza ricorrere alla repressione brutale e resta da vedere quello che accadrà al calar delle tenebre, quando si capirà se anche i giovani algerini più agitati hanno scelto lo stile egiziano e se la manifestazione assumerà la forma di un presidio a oltranza al centro della capitale, simile a quello dell'ormai storica piazza Tahrir.


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