Morire di Dignità

par Emilia Urso Anfuso
venerdì 1 luglio 2011

Ci sono persone che possono decidere di acquistare un Suv nuovo di trinca al figlio poco più che ventenne. Gente che si annoia per decidere se passare qualche giorno di vacanza in una delle case o ville di proprietà.

C’è gente che spende mille euro per un paio di scarpe. Altri che ne spendono il doppio per un semplice tubino nero griffato.

C’è gente che compra almeno un appartamento l’anno. Altri hanno lo Yacht, che somiglia più ad un traghetto di “Grandi Navi Veloci” che alla bagnarola di un paio di metri di molti comuni mortali.

Poi, c’è gente che deve decidere ogni mese, se pagare le bollette o comprarsi da mangiare. Gente che deve fare i conti con i soldi contati che non bastano ad arrivare nemmeno a metà del mese. Ci sono uomini che vorrebbero regalare la Luna alle loro mogli e non possono offrirgli nemmeno una pizza o un panino da Mc Donald’s.

Nel mezzo, ci sono tante persone, che arrivano a fine mese dignitosamente. Ma si fermano lì. Perchè l’unica idea di futuro arriva alla fine del mese successivo, e non può andare oltre.

E’ lo specchio del nostro Paese. Che vive ormai da troppo tempo di controsensi e sensi alternati, per la società civile.

Ci sono anziani costretti a rubare nei supermercati un pacco di pasta sperando di non venir sorpresi e di non dover perdere quel pò di faccia e di dignità cui si aggrappano ancora disperatamente.

Ci sono però, molte persone che millantano una povertà che non esiste nella realtà. Molti sono ricconi ben seguiti da commercialisti in grado di farli apparire per ciò che non sono. Altri, che rispettano una tradizione tutta contadina, ancora in auge in Italia, che fa nascondere per una vita intera, piccoli e grandi tesori messi insieme evitando a volte persino di mangiare.

Una nazione strana la nostra. Dove è quasi impossibile capire con esattezza chi ha e chi no.

Sta di fatto che alcuni non ce la fanno e, come l’ultraottantenne di Torino che, sopraffatto dalla crisi economica e con una moglie disabile, ha deciso di ucciderla ed uccidersi, pur di troncare una esistenza finita col sostegno dei servizi sociali.

Siamo tutti vittime. Chi per un verso, chi per un altro. I ricchi, che si sentono defraudati di qualcosa. Forse la possibilità di sfangare ancora per molto attraverso incredibili ed ingiuste agevolazioni economiche e sociali. I finti poveri. Che stanno rosicchiando il risparmio celato per sostenere figli e nipoti che non sono in grado da soli di sostentarsi. I veri poveri, che poveri erano e più poveri sono diventati.

Al centro di tutto, una classe dirigente che sperpera da decenni, alla faccia di una intera popolazione che si è vista defraudare del diritto all’equità ed al futuro.

Il debito pubblico, per anni, ci è stato svelato in parte. Poi, si è deciso di dire i numeri reali di una voragine senza fondo. Ma mai nessuno che abbia fatto un mea culpa e tentato di rimettere in sesto le casse della Nazione, pensando ai cittadini.

I cittadini comuni, possono decidere di fare la fame, morire di vergogna o uccidersi per la depressione che questa situazione avvilente concorre a creare.

Chi ha, non intende assolutamente dare. Chi non ha, non è messo nella condizione di avere nemmeno quel pò per una esistenza dignitosa.

E’ credibile uno Stato che volta le spalle al delirio affamante che aggredisce la gran parte della cittadinanza che pretende di governare? Può essere credibile una classe dirigente che fino ad oggi non ha mai messo in discussione i propri privilegi a tutto tondo?

No.

E la risposta non consente altre riflessioni o visioni prismatiche. Perchè il primo e fondamentale senso di uno Stato, è e deve sempre essere il benessere dei propri cittadini. Ad ogni costo.

Qui, ci siamo abituati che la parola “benessere” fa parte, forse, di Terme e luoghi di vacanza, e finchè resterà questa stramba certezza, non ne usciremo fuori troppo bene.

Benessere sono un'infinita serie di piccole cose che messe tutte insieme, creano quella speranza di vita e di futuro che da noi è ormai negata a chi non ha la fortuna di esser nato nell’agiatezza a volte sfrenata.

Il razzismo ha molte facce e, nel nostro Paese, c’è un razzismo che mette contro prima di tutto ricchi e poveri. Il resto ha poca storia, che le differenze culturali da noi sono sempre state più o meno accettate.

Come uscirne? Non certo con la blasfemia di misure economiche che continuano a fare della parzialità il proprio credo. E non certo con misure inintelligibili persino agli addetti ai lavori.

Chi ci garantirà che verranno messe in atto – ad esempio – quelle misure atte a diminuire i famosi costi della politica? Chi potrà mai poi controllare che effettivamente verranno messe in atto queste azioni?

Chi ci garantirà che qualcosa davvero sarà fatto in maniera da sollevare la cittadinanza da quello stato vago ed amaro di sentirsi perennemente in “difetto” per non essere in grado di pagare una bolletta o una tassa, dal momento che le priorità “a volte” si chiamano pasta, latte e olio?

Gli Italiani hanno le sorti della loro esistenza in mano e non lo sanno. Possono davvero cambiare il futuro delle loro vite e della nazione intera. Ma finché continueranno a seguire le sirene che alimentano menzogne senza fine, saranno del tutto prigionieri di uno stato in essere del tutto nemico dello sviluppo e della dignità dei singoli.

Parlarne, fa parte di questa speranza. Rifletterne un Diritto/Dovere. Mettere in atto il cambiamento, la scelta.


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