Morire a Napoli a 17 anni

par Cesarezac
domenica 7 settembre 2014

Il 5 settembre a Napoli ha perso la vita un ragazzo di 17 anni colpito da una pallottola sparata da un carabiniere.

Il ragazzo Davide Bifolco, si trovava in sella ad uno scooter alla cui guida c’era Salvatore Triunfo, 18 anni, con precedenti per furto e danneggiamenti. Sullo scooter insieme ai due c’era un terzo ragazzo.

La legge non consente che uno scooter possa trasportare tre persone. Il Triunfo era privo di patente, il mezzo non era assicurato e non gli apparteneva. Ebbene, sia per le famiglie dei ragazzi che per gli abitanti del rione i tre erano innocenti.

I carabinieri intimano l’alt e i tre si danno alla fuga. Ad un certo punto lo scooter sbanda e i tre cadono a terra, si rialzano e fuggono a piedi. I carabinieri li inseguono e nella concitazione parte un colpo dalla pistola di un carabiniere che uccide il Bifolco. (Le due ricostruzioni dei fatti, per ora, ndr)

Considerazioni: i carabinieri non hanno fatto nulla più del loro dovere.

Tuttavia se ci mettiamo nei panni dei tre ragazzi, siamo costretti ad ammettere che anche noi se avessimo 17 anni e vivessimo a Napoli appartenendo ad una famiglia non abbiente come la maggior parte delle famiglie napoletane, probabilmente ci comporteremmo come i tre a bordo dello scooter.

A Napoli la maggior parte dei veicoli in circolazione, evade la tassa di possesso, non effettua la prescritta revisione, e, soprattutto, non risulta assicurata. Basti pensare che un contratto di assicurazione per uno scooter o motociclo ha un costo che supera il valore stesso del mezzo da nuovo, non parliamo poi di un mezzo usato. In Italia tre milioni e mezzo di veicoli si sottraggono all’obbligo dell’assicurazione per la responsabilità civile. Ora pare che gli evasori alla assicurazione RC auto, saranno stanati grazie all’incrocio dei dati fotografati dagli autovelox con i data base delle assicurazioni. E’ probabile che questi proclami servano solamente per tacitare la gente e le compagnie di assicurazione. Se ci fosse stata una sincera volontà di risolvere il problema, molto più semplicemente si sarebbero potuti utilizzare i vigili urbani per fare facili controlli sulle auto in sosta. E’ un controllo che tutti possono fare senza l’ausilio di strumenti sofisticati.

E’ chiaro che a Napoli la cultura della legalità è completamente assente ma è altrettanto chiaro che quando un fenomeno è così diffuso, la responsabilità è delle istituzioni, della politica. Va inoltre considerato che è in atto da tempo una subdola delegittimazione degli uomini delle forze dell’ordine, in quanto una certa area vorrebbe strumentalizzarli come arma politica contro gli avversari. Qualche anno addietro i mezzi d’informazione di regime, lodarono apertamente un carabiniere in servizio anti sommossa, che nel corso di una manifestazione di piazza subì spudorati insulti e sputi in faccia senza reagire. Al contrario, quel carabiniere andava punito per non avere difeso l’onore dell’arma di appartenenza.

L’aspettativa di vita di noi italiani si colloca tra le migliori del mondo, ma la cosa è distribuita a macchia di leopardo: nelle Marche si trova all’apice della classifica mentre in Campania si colloca al punto più basso. E’ chiaro che vivere in Campania e a Napoli in particolare, è cosa non facile ed è altrettanto chiaro che fare il mestiere di carabiniere o poliziotto con il dovere di sanzionare i comportamenti illegali in un contesto nel quale la legalità non ha un senso comunemente percepito, è cosa altrettanto problematica.


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