Moralismo puritano o violazione dei principi di Rawls?
par Bernardo Aiello
lunedì 14 febbraio 2011
Al raduno anti-premier al Palasharp di Milano, organizzato da Libertà e Giustizia, si è contrapposta la manifestazione intitolata “In mutande ma vivi” organizzata da Giuliano Ferrara al teatro Dal Verme, sempre di Milano. L’azione del direttore de Il Foglio si è basata sull’assunto che fosse un moralismo puritano ad animare la controparte in ordine alle ripetute vicende muliebri del Cavaliere, ed in particolare a quella che ha visto come protagonista una giovanissima nord africana denominata Ruby. Domenica, nel corso di una delle tante contro-manifestazioni dei movimenti femminili della sinistra, ha controbattuto a Giuliano Ferrara l’onorevole Giulia Bongiorno, esponente di spicco di Futuro e Libertà nel campo della legalità: nessun moralismo bacchettone, piuttosto quanto accade nell’alcova del premier non può essere decisivo nella selezione della classe dirigente del Paese.
L’analisi dell’onorevole Bongiorno appare alquanto limitativa rispetto a quello che i media hanno ripetutamente riportato sulla questione: non è un problema di selezione della classe politica del Paese se non in misura marginale. Vediamo di arrivarci tramite i due principi posti alla base della sua teoria della giustizia da John Rawls (nella foto), considerato fra i massimi filosofi politici del ventesimo secolo.
Si premette che i due principi di Rawls vanno applicati in forma seriale, ossia il primo di essi deve precedere il secondo e, soprattutto, non è possibile compensare con il secondo violazioni del primo.
Il primo dei due riporta: Ogni persona ha un egual diritto al più esteso schema di eguali libertà fondamentali compatibilmente con un simile schema di libertà degli altri. Tradotto in linguaggio corrente, le libertà fondamentali devono essere assicurate alle persone nella misura massima compatibile con quelle degli altri. Una delle libertà fondamentali enunciate da Rawls è la libertà della persona e, in generale, la tutela dell’integrità della persona. Orbene, ai manifestanti delle organizzazioni femminili della sinistra non appariva rispettosa dell’integrità delle persone delle avvenenti signorine che frequentavano le feste del premier il modo con cui esse venivano invitate (diremmo, forse, meglio reclutate) e compensate. Insomma, la libertà di escort, veline e così via appare comunque e sempre gravemente lesa.
Il secondo principio di Rawls recita:
Le ineguaglianze sociali ed economiche devono essere:
a) a favore del massimo beneficio atteso dai meno avvantaggiati;
b) legate a cariche e posizioni aperte a tutti in condizioni di equa eguaglianza di opportunità.
Il testo è chiarissimo:
a) se qualcuno ha una montagna di denaro, la giustizia sociale richiede che essa si trasformi nel massimo beneficio dei meno avvantaggiati (tutti, anche quelli maschi e, maschi o femmine o incerti, di non belle fattezze);
b) tutte le persone socialmente svantaggiate devono avere eguali opportunità di migliorare la propria posizione, e ciò anche se non sono giovanissime donne avvenenti.
Anche sul secondo principio di Rawls, con le feste di Arcore proprio non ci siamo. Quanto al considerare le donazioni di denaro fatte alle signorine un compenso tendente ad aumentare la loro libertà, ebbene non si può proprio, secondo Rawls, perché i due principi vanno applicati in maniera seriale e non si possono compensare con il secondo ingiustizie relative al primo.
Francamente l’opinione dell’onorevole Bongiorno appare riduttiva; e quella di Giuliano Ferrara appare decisamente incondivisibile. Quella che appare la più in linea con le idee di John Rawls è l’opinione della signora Veronica Lario, sorretta anche da comportamenti decisamente sobri, coerenti e coraggiosi.
Per completezza John Rawls non ha nulla a che vedere con il moralismo puritano.