Monti e il montismo sono già un passo avanti

par Voltaire
venerdì 18 novembre 2011

Archiviato Berlusconi, sedata la Santanchè, calmatosi Di Pietro la politica italiana sembra volgere ad una strana normalità. Sarà che i leghisti sono fuori dai giochi ed hanno altro a cui pensare, sarà che gli ex An non possono sbraitare più di tanto, sarà che la sinistra radicale non mette piede in Parlamento almento da tre anni, ma qualcosa sta cambiando.

Pensate solamente che i più scalmanati in questo momento sarebbero gli ex DC del Pdl, il che è tutto un programma. Finora mai visto.

L’avvento di Mario Monti a Palazzo Chigi sta generando una politica più ponderata, meno bellicosa (Gianfranco Fini direbbe muscolare). Più soft, più british, più europea e sicuramente meno berlusconiana. Se ne sentiva il bisogno.

Ha provocato una certa sorpresa vedere ieri l’aula del Senato ascoltare in religioso silenzio le parole del neo Presidente del Consiglio. Quasi stesse dicendo qualcosa di serio e non banale.

Senza schiamazzi, senza ululati, senza claque, senza applausi sguaiati, senza grida, senza accuse reciproche, senza insulti ai senatori a Vita.

E come si potrebbero attaccare adesso Ciampi, Rita Levi Montalcini, Scalfaro e Colombo, ora che uno di loro, uno che in Senato ci dovrà stare vita natural durante ha preso le redini del paese?

Non che sia giusto mettere nel freezer i sentimenti, le proprie convinzioni ed in fin dei conti la passione (che ci rende uomini e sopratutto italiani) ma di una politica che ascoltasse, si riappropriasse delle competenze, dell’esperienza e del dubbio, se ne sentiva il bisogno. Che i politici abbiano preso coscienza della propria fallibilità e del punto di non ritorno che hanno oltrepassato è un traguardo enorme.

Sono lontani i tempi in cui Berlusconi spopolava in Aula come un imperatore romano (un po’ Caligola, un po' Nerone) ed eccitava una parte di emiciclo in estasi, mentre l’altra lo insultava a pieni polmoni. Sono lontanissimi i tempi delle risse, degli striscioni, delle mortadelle mangiate sugli scranni damascati, del Ministro che manda a quel paese il Presidente, e delle Costituzioni sventolate in Parlamento. Forse anche perché il neo esecutivo almeno i primi tre articoli della Costituzione italiana dovrebbe conoscerli.

E’ strano vedere sui banchi del governo facce nuove. Facce un po’ spaesate ed emozionate. Fa piacere non riconoscerne i volti. Gli stessi volti che sono stati accolti con un po’ di perplessità da alcuni politici, ormai usurati, che avvertono questo governo come un corpo estraneo.

Ma quanto andrà avanti? Quanto durerà la soluzione che il Capo dello Stato, quasi tutti i partiti, ed in fondo l’opinione pubblica hanno messo in atto?

Per alcuni fino a primavera. Per altri fino al 2013. Per altri ancora è già durato troppo.

Berlusconi ha detto che con il governo Monti siamo ad una sospensione della democrazia. Per altri invece, era proprio con lui che la democrazia non era soltanto sospesa ma anche scomparsa.

Giuliano Ferrara e pochi altri continuano a gridare di andare al voto. Mentre gli italiani che più di ogni altra cosa chiedono di essere governati, se fosse possibile nel migliore dei modi, si domandano: "E’ meglio votare ed essere mal amministrati da un governo scarsamente democratico? Oppure è meglio non votare ed avere un governo che almeno la crisi, come sembra, la vuole contrastare?"

Solo l'Italia ci poteva mettere di fronte a questo difficile enigma. Di facile soluzione.


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