Monti, dimentichi le mafie: 140 miliardi di euro l’anno, basterebbero per coprire la Spendig Review?

par Silvia De Marino
giovedì 5 luglio 2012

Parliamo copiosamente di Spending Review, ma nessuno cita mai le mafie: 140 miliardi di Euro l'anno, secondo Confesercenti, evasi dalle casse dello Stato.

Monti, perché i soldi non li prendiamo da lì?

Nell'arrabattamento generale, l’affannosa corsa alla ricerca di spiccioli che chiamiamo "spending review" continua prepotente. Si parla di tagli alla sanità e alla scuola, ridimensionamenti di spesa necessari, imposti dalle borse e dai mercati -queste entità mistiche e sovrannaturali- che, dopo averci liberato di un primo ministro discutibile, ci regalano il brivido di una politica fatta di azzardi quotidiani, autorizzati o rispediti al mittente ogni lunedì all’apertura delle borse. Poco male, oggi l’ordine del giorno arriva sempre più in doppia copia: una per noi, l’altra per l’Europa, e questo renderà più pressante l’esigenza di intervenire e restituire il primato alla politica piuttosto che a ignoti finanzieri.

Intanto, in Italia, il nostro Governo tecnico agisce testardo e determinato: combattente e combattuto, (osteggiato nel suo operato solo formalmente, intendiamoci, visto che nessuno intende mettere la faccia e la poltrona sui tagli alla spesa pubblica e sull’austerity) e redige i conti di casa, decidendo su cosa dovremo risparmiare nel futuro. Senza realizzare la vera sfida che stiamo perdendo ogni giorno.Peccato. Peccato per tutti, non solo per Monti, primo Presidente del Consiglio veramente stimato da larga parte degli italiani, anche da quanti, pur consapevoli del suo ammiccare al conservatorismo, finalmente gioiscono di una posa e di uno stile sobrio dettato da anni di competenza e carriera sudata in un mondo, quello della finanza e delle imprese, che molto spesso si rivela più meritocratico di quanto crediamo.

Perdiamo una sfida ogni giorno quando, mentre in Campania (come nel Lazio) si muore per un colpo di pistola vagante, e si decimano così cittadini di serie b che non meritano neppure due parole al telegiornale, ci dimentichiamo che in Italia uno dei propulsori più significativi, la vera impresa mai considerata è la mafia. Anzi, le mafie tutte, che ogni anno, secondo le stime di Confesercenti, muovono un giro d’affari dai volumi orientativi che si aggirano intorno ai 140 miliardi di euro, di cui 100 almeno di utili. Ditelo piano: 140 miliardi di euro. Ogni anno. Tragico.

Tragico non solo perchè tacere sul ruolo assolutamente fondamentale del loro innesto nell’economia sana convince i benpensanti che la mafia sia un gioco da cowboys, ma anche perché questo silenzio è sintomo preoccupante di una sottovalutazione del fenomeno, delle dinamiche che lo articolano e dell’impatto che ha sulle nostre vite quotidiane. Le mafie non hanno alcun interesse a restare illegali. La moltitudine di denaro che annusano è tale e tanta che non può fermarsi, deve circolare, deve essere investita, altrimenti viene scoperta dalle forze dell’ordine. Così scopriamo che aprono pizzerie come fossero funghi, che cannibalizzano le imprese del nord, le più meritevoli che giustifichino grandi investimenti e abbiano significativi costi d’acquisto. 

Diceva Borsellino: “seguite i soldi” e la lezione, nonostante si attui con mezzi scarsissimi, è stata appresa e praticata. A loro l’illegalità non conviene e a noi costa ancora lacrime, ancora sangue, tagliare ulteriormente la spesa pubblica, con le scuole che cadono a pezzi e i professori, più missionari che professionisti del futuro, che vengono immolati nuovamente all’altare dei conti pubblici da sanare. Non si tratta di scendere a patti con le organizzazioni, ma di comprendere il fenomeno, capire le principali voci di guadagno e riappropriarsi del diritto cositutivo e fondante di questo Paese, quello della redistribuzione. Comprendere come incidere, come riportare lecitamente questi denari nel bilancio dello Stato, sfidando i benpensanti se necessario, senza timore.

Politica: le mafie hanno un giro d’affari di 140 miliardi di euro l’anno; cari Bersani, Casini, Alfano, Vendola, giornalisti di Repubblica, del Corriere, del Resto del Carlino...insomma, come diceva Totò: Italiani! Sveglia.


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