Monti: Statuto dei lavoratori colpevole della diminuzione dei posti di lavoro. Critiche da Camusso e Di Pietro

par Pleo
giovedì 13 settembre 2012

"Alcune disposizioni dello Statuto dei lavoratori ispirate ad un intento nobile di difendere i lavoratori hanno determinato un'insufficiente creazione di posti di lavoro". Questa le dichiarazioni di Monti durante una videoconferenza tenuta con l’Università Roma Tre.

“Ho sempre percepito uno scarto tra l'etica delle intenzioni e delle responsabilità in molti casi mi pare di aver constatato che alcuni dei danni maggiori arrecati nel Paese da politiche economiche che si sono succedute nei vari decenni siano derivati dalla speranza di fare bene anche dal punto di vista etico, civile e sociale ma con decisioni politiche che spesso non erano caratterizzate da pragmatismo" ha continuato Monti rispondendo così a chi gli chiedeva di un suo futuro in politica: "E' piu' facile conquistare e mantenere prestigio a 360 gradi se si è al di fuori della politica e io non ho mai aspirato al ruolo di tecnico di area".

Immediata la replica del segretario della Cgil, secondo Susanna Camusso le parole del premier “dimostrano che questo governo non ha un'idea di cosa fare per la crescita e lo sviluppo del Paese, un film già visto, il peggiore liberismo”. Un intervento infelice dettato dalla mancanza di progettualità e di idee per far ripartire il paese, per il segretario della Cgil già in passato ministeri, sindacati e imprese si erano incontrati e tutti ritenevano che lo Statuto dei lavoratori non fosse un problema per la crescita.

Il leader di Idv Antonio Di Pietro insieme a Maurizio Zipponi, responsabile lavoro e wellfar del partito, hanno criticato le dichiarazioni del premier: ''Le parole di Monti sullo Statuto dei lavoratori sono una provocazione per coprire il totale fallimento della sua politica economica e sociale''. Di Pietro sottolinea come nulla è stato fatto per attrarre nuovi investitori dall’estero, definendo la politica del premier “lacrime e sangue”, basata solo su tagli e aumenti di tasse destinati a creare conflitti sociali ingovernabili: “Anche i sassi sanno che in Italia gli investimenti stranieri vengono bloccati dall'enorme burocrazia che genera una gigantesca corruzione e dalla elevata tassazione sulle imprese e sul lavoro, che supera di gran lunga la media europea. A ciò si aggiungono l'enorme evasione fiscale e l'esportazione dei capitali all'estero che stanno generando il fallimento dell’impresa italiana”.

 


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