Montanelli e le manipolazioni del TG1

par Elia Banelli
martedì 5 maggio 2009

L’organizzazione indipendente americana Freedom House declassa l’Italia al 73esimo posto su 195 paesi (al pari di Tonga) sulla libertà di informazione e di stampa.

Se anche i più scettici non credono alla favola del paese parzialmente libero, forse un motivo in più ha potuto fornirlo lo speciale del TG1 di domenica 3 maggio, dedicato al centenario della nascita di Indro Montanelli.

Un Montanelli rivisto attraverso i momenti più intensi della sua vita, la passione innata per il mestiere del giornalismo "che farei anche gratis mangiando non si sa bene cosa", gli amori, l’attentato delle Br, la battaglia civile per l’eutanasia e il diritto dell’individuo di decidere quando e come porre fine alla propria esistenza.

Insomma il Montanelli che conosciamo bene: anarchico, liberale, di destra, conservatore, anti-clericale.

Il documentario procede nella giusta direzione finchè non si affronta il delicato tema dello scontro che il principe dei giornalisti italiani ebbe con il suo più importante editore: Silvio Berlusconi.

Qui la Rai entra a gamba tesa per rafforzare una tesi revisionista cara al centrodestra e agli house organ azzurri. Ovvero dice che si trattò di una semplice discussione tra persone carismatiche e che Montanelli improvvisamente cambiò posizione e decise di andarsene.

La strategia della menzogna è di mischiare con molta astuzia diversi elementi in parte scollegati per avvallare un clamoroso falso storico. Si monta l’intervista con Beppe Severgnini, secondo cui Montanelli rappresentava un parte minoritaria dei suoi lettori e degli italiani che in massa hanno scelto, o preferito, Silvio Berlusconi, in grado di parlare alla pancia della gente, cosa che Indro non sapeva fare perchè lui mirava dritto alla testa (povero illuso).

Se non bastasse ecco un estratto della trasmissione "Raggio Verde" di Santoro, con Vittorio Feltri che lamenta di aver conosciuto due Montanelli: uno che beatificava Berlusconi e gli riconosceva di essere stato per 14 anni un bravo editore liberale e l’altro che d’improvviso lo raffigura come un feroce tiranno pericoloso per la democrazia.



Peccato che il TG1 si fermi solo alle parole di Feltri (che ebbe la fortuna di sostituire a Il Giornale, il Montanelli dimissionario) e non trasmette la successiva replica di Marco Travaglio e soprattutto la telefonata in diretta dello stesso Indro che sbugiardava le falsità di Feltri (visibilmente imbarazzato) e dava pienamente ragione a Travaglio.

Per fortuna il video, censurato a piacimento dal TG1, è disponibile a chiunque su Youtube.. Sappiamo come sono andati i fatti: Montanelli non era d’accordo sull’entrata in politica del Cavaliere e non voleva che Il Giornale, da lui fondato e diretto da 20 anni, si trasformasse all’improvviso nel megafono del suo padrone.

Berlusconi disse a Montanelli che il Giornale "doveva fare la politica della sua politica" e che bisognava usare la clava contro la concorrenza ed i comunisti che lo attaccavano. Montanelli, da giornalista libero e indipendente, rifiutò di degradarsi a semplice servo del Biscione.

L’episodio scatenante fu l’allora contromossa di Berlusconi di riunire la redazione de Il Giornale "a insaputa del suo direttore" e promettere nuovi investimenti, risorse tecnologiche (era l’unico quotidiano nel 1994 sprovvisto ancora di computer) ed aumento di stipendio se avessero tifato per lui in campagna elettorale, supportando il suo schieramento politico e l’imminente discesa in campo.

La risposta della redazione de Il Giornale furono 35 lettere di dimissioni, e l’uscita ufficiale del più grande giornalista italiano.

Ciò che ora è rimasto di quel bel pezzo d’informazione lo vediamo tutti i giorni con una difesa incondizionata dell’operato di Berlusconi e del Popolo delle Libertà, nella migliore tradizione delle veline di regime.

Peccato che la Rai abbia per l’ennesima volta dimostrato il suo servilismo verso il governo di centrodestra, riuscendo con furbizia a smentire fatti storici ed a svilire la figura del grande Montanelli per rinforzare quella di Berlusconi.

Una leccatina di classe che farà sempre bene alla carriera professionale di Andrea Giubilo e della compiacente redazione del TG1.


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