Monsieur Lazhar e la psicologia dei bambini

par soloparolesparse
martedì 31 luglio 2012

Come può una classe di dodicenni venir fuori dal trauma della propria insegnante che si suicida impiccandosi in classe?

Questa la domanda che si pone Philippe Falardeau e che sviluppa in Monsieur Lazhar, film estremamente gradevole pur su temi molto difficili.

Il suicidio di cui vi ho detto dà il via alla vicenda, con l’aggravante che è uno dei bambini a scoprire il corpo appeso della maestra.

La preside chiama una psicologa per aiutare i bambini ma ha difficoltà a trovare un supplente che voglia prendersi la briga di concludere l’anno in quella classe. Così quando si presenta Monsieur Lazhar per proporsi è quasi costretta ad assumerlo.

Lazhar è algerino, è fuggito in Canada e nel suo passato c’è qualcosa di nascosto.


Inoltre ha uno stile di insegnamento un po’ antico, lontano dalle tecniche moderne e dalle regole ferree riservate agli insegnanti. E tuttavia la classe sembra accoglierlo bene e provare insieme a superare il momento difficile.

La storia si sviluppa seguendo il rapporto del maestro con i ragazzi, in particolare con Simon, considerato da molti aggressivo e violento, e con Alice, che è in assoluto la persona che lo accoglie meglio.

E dietro al filo conduttore della vicenda si snodano alcuni temi importanti.
La vicenda precedente di Lazhar con la sua storia in Algeria (terrorismo, regime), i sentimenti ed il percorso di crescita dei due bambini e soprattutto i motivi oscuri che si celano dietro al gesto estremo della maestra precedente, inevitabilmente la chiave della vicenda.

Non mancano i momenti toccanti e quelli divertenti, ottima la costruzione degli imbarazzi del maestro al cospetto della classe: i dettati, la posizione dei banchi e su tutto l’impossibilità per l’insegnante di sfiorare i ragazzi, per uno scappellotto o una carezza.

Molto bravo Mohamed Fellag ma assolutamente sorprendenti i due piccoli Émilien Néron e soprattutto Sophie Nélisse, incredibilmente capace non solo nel personaggio ma anche nell’interpretazione dello stesso.

Un film delicato e ricco di significati, decisamente da non perdere nel caso (in teoria a fine agosto) che passi in Italia.


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