Moebius e Arnaldo Pomodoro: Le Visioni Arcaica e Aliene
par Gianleonardo Latini
lunedì 7 luglio 2025
Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro, avvenuta recentemente, si chiude idealmente un cerchio iniziato anni fa con la morte di Jean Giraud, in arte Moebius. Pomodoro lo raggiunge non solo in un ipotetico dialogo artistico, ma anche nella realtà, lasciandoci un patrimonio immaginifico che continua a parlare di mondi oltre il nostro. Entrambi, ora scomparsi, restano uniti da una visione comune: quella di un’arte che sa evocare l’arcaico e l’alieno, l’enigma e l’eternità.
Arnaldo Pomodoro raggiunge dunque Moebius in un confronto immaginario sulle rispettive visioni di mondi fantastici, in bilico tra l’Arcaico e l’Alieno. Non si tratta di una sfida distruttiva, ma di un dialogo visionario: un’arena creativa in cui l’inchiostro onirico di Moebius incontra le superfici scultoree e misteriose di Pomodoro. Al centro, un'ispirazione comune: l’enigma di antiche entità aliene.
Jean Giraud, in arte Moebius, è stato un maestro indiscusso del fumetto e dell’illustrazione. I suoi universi, popolati da creature surreali e architetture impossibili, trascendono la logica narrativa tradizionale per immergersi in una dimensione spirituale e contemplativa. Le sue tavole sono deserti silenti, astronavi che fluttuano come presagi, figure ieratiche che sembrano messaggeri da un altro tempo o da un’altra galassia.
Nel suo immaginario, le "presenze aliene arcaiche" trovano un habitat naturale. I suoi personaggi, spesso enigmatici e mascherati, potrebbero essere visti come testimoni di un passato cosmico dimenticato, portatori di una conoscenza antica. L’arte di Moebius non si limita a rappresentare l’ignoto: lo abita, lo accarezza, lo rende parte della nostra percezione del possibile.
All’estremo opposto, ma non meno affascinante, troviamo Arnaldo Pomodoro, scultore celebre per le sue sfere bronzee lacerate, esposte nei luoghi più iconici del mondo. Le sue opere non sono semplici geometrie: sembrano frammenti di un sapere arcano, dispositivi alieni o reliquie di una civiltà scomparsa.
Le crepe e le fessure che solcano le sue superfici non sono ferite, ma varchi. Attraverso di essi, intravediamo meccanismi interiori, strutture complesse, forse ingegnerie aliene. Il bronzo, con la sua patina antica, amplifica l’idea di un oggetto eterno, sopravvissuto al tempo e allo spazio. In questa chiave, le sculture di Pomodoro diventano artefatti cosmici: silenziosi, imponenti, carichi di significati nascosti.
Pur parlando linguaggi differenti, Moebius e Pomodoro condividono una medesima fascinazione: l’ignoto come archetipo, l’alieno come metafora, l’arcano come memoria del possibile. Le loro opere non si fermano alla superficie, ma suggeriscono mitologie più profonde, visioni che affondano le radici in un passato remoto e allo stesso tempo proiettano verso un futuro immaginario.
In questo ipotetico duello artistico, Moebius disegnerebbe l’incontro, con visioni eteree e scenari di contatto; Pomodoro, invece, lo renderebbe tangibile, offrendo la materia stessa di quelle presenze misteriose. L’uno ci farebbe sognare i mondi da cui provengono; l’altro ci permetterebbe di toccare le loro tracce qui, ora.
Questa "gara", più che una sfida, è una riflessione sulla potenza evocativa dell’arte, capace di fungere da ponte tra il noto e l’inconoscibile. L’arcaico e l’alieno non sono soltanto temi narrativi, ma simboli eterni che continuano a nutrire l’immaginazione umana. E grazie a maestri come Moebius e Pomodoro, oggi uniti anche nel ricordo, possiamo ancora osare guardare oltre i confini del visibile.
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