Mobilitazioni e manifestazioni internazionali per ribadire con forza “Stop Rearm Europe”

par Laura Tussi
venerdì 6 giugno 2025

"In un mondo a pezzi, l’Europa reale dichiara di volersi preparare alla guerra e di voler preparare alla guerra la cittadinanza e le nuove generazioni. Nel frattempo l’Ue e il governo italiano continuano a partecipare e armare la guerra in Ucraina e sono complici di Israele, che si prepara all’invasione finale di Gaza e a portare a compimento il piano di eliminazione del popolo palestinese. Ma la maggioranza della popolazione italiana è contro la guerra, e ha diritto ad essere rappresentata". Recita così l’appello alla mobilitazione per la manifestazione nazionale contro la guerra, in programma a Roma il 21 giugno. Un appuntamento per dire no al riarmo, al genocidio e all’autoritarismo promosso da oltre 300 reti, organizzazioni sociali, sindacali e politiche che hanno sottoscritto l’appello della Campagna europea “Stop Rearm Europe”.

di Laura Tussi su FARO DI ROMA

Una campagna a cui hanno aderito circa mille sigle in 18 paesi diversi e che vede come promotori italiani Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia.

Controvertice NATO

E finalmente il 21 giugno l’Europa pacifista scende in piazza per dire no al riarmo e alla complicità con Israele
Un’alternativa al riarmo, ai missili europei, al silenzio complice della NATO su Gaza.

Il prossimo 21 giugno in tutta Europa migliaia di cittadine e cittadini europei scenderanno in piazza per un controvertice pacifista diffuso. Sarà la risposta nonviolenta e determinata al prossimo vertice NATO, che si terrà a L’Aia dal 24 al 26 giugno 2025, con al centro un’agenda sempre più incentrata sul rafforzamento bellico dell’Alleanza Atlantica che già ora dispone di un potenziale bellico enormemente superiore alla Russia dal punto di vista delle armi convenzionali.

Nel cuore delle discussioni dei leader NATO ci saranno drammatici obiettivi

Il rilancio del programma di riarmo europeo (nonostante l’Europa abbia una superiorità militare sulla Russia pari a 3 volte).

L’approvazione dei piani per l’installazione di nuovi euromissili in Germania e altrove dal 2026.

L’approvazione dei piani per l’installazione di nuovi euromissili in Germania e altrove dal 2026

Lo sviluppo del nuovo missile europeo ELSA (European Long-range Strike Asset), con una gittata tale da raggiungere profondamente il territorio russo.

E, con un silenzio assordante, il prosieguo della collaborazione militare con Israele, nonostante le sempre più gravi denunce di crimini di guerra a Gaza.

Contro tutto ciò, il movimento pacifista ha il compito di lanciare un messaggio chiaro e articolato.

No al riarmo europeo. L'Europa ha bisogno di investimenti nella giustizia sociale, nella riconversione ecologica, nell’istruzione e nella salute, non in arsenali militari. Il cosiddetto "pilastro europeo della NATO" non può diventare la corsia preferenziale per le industrie belliche.

No dunque ai nuovi euromissili 

Tornano gli spettri della Guerra Fredda. Le nuove testate tattiche statunitensi saranno ospitate in Germania e in altri Paesi europei dal 2026, rendendo il nostro continente il primo bersaglio in un eventuale conflitto nucleare. Rifiutiamo questa strategia suicida.

No al missile ELSA. Un’arma capace di colpire Mosca in 8 minuti non può che innescare una corsa agli armamenti ancora più pericolosa. È un progetto destabilizzante, contrario a ogni logica di disarmo e sicurezza condivisa.

Stop alla complicità con Israele. Le esercitazioni militari congiunte NATO-Israele sono uno scandalo. Chiediamo alla NATO una presa di posizione netta e pubblica contro i crimini di guerra commessi a Gaza, in linea con il diritto internazionale e con i rapporti ONU.

Un autunno di mobilitazione: appuntamento ad ottobre contro l’esercitazione nucleare Steadfast Noon

Durante l'autunno, il movimento pacifista non potrà ignorare la necessità una nuova mobilitazione in vista di Steadfast Noon, l’annuale esercitazione nucleare della NATO che si svolgerà in ottobre. Data e luogo non sono per ora stati comunicati. In quella esercitazione che durerà più giorni, verranno simulate operazioni di attacco con ordigni nucleari. In quella esercitazione verranno verificate le procedure della guerra nucleare. Di come funzioni la guerra nucleare i parlamentari europei e nazionali non sanno praticamente nulla.

Le procedure sono decise senza alcun coinvolgimento democratico dei Parlamenti e dei cittadini europei. Le procedure decisionali rimangono opache e centralizzate, lasciando ogni potere di scelta all’apparato militare statunitense. Il lancio delle armi nucleari non richiede il principio di unanimità su cui teoricamente si dovrebbe fondare la NATO. Resta poco chiaro se è come verrebbero consultati Mattarella e la Meloni in caso di uso delle bombe di Ghedi (per gli F35 di Amendola) e di Aviano (per gli F-16 USA).

Ciò significa che anche Paesi non dotati di armi nucleari – ma membri della NATO – verrebbero trascinati in un conflitto nucleare globale, senza alcuna possibilità di dissentire, nel caso in cui il bottone venisse premuto.

Un’Europa per la pace, non per la guerra

Quello del 21 giugno non sarà solo un giorno di protesta: sarà un momento di proposta. Le reti pacifiste europee hanno il compito di lavorare a una piattaforma comune per costruire una sicurezza condivisa basata sulla negoziazione e non sul riarmo.

Sarà importante dotare i movimenti pacifisti europei di strumenti comuni fra cui un calendario online per condividere le iniziative di mobilitazione.

In un tempo segnato da nuove guerre e vecchie logiche di potenza, tocca ai movimenti civili indicare una via d’uscita.

E lo stanno facendo nei diversi paesi.

Voci di dissenso contro il riarmo europeo: un fronte eterogeneo

La proposta di un significativo riarmo a livello europeo sta suscitando un acceso dibattito e un’ampia gamma di opposizioni.
Tra le voci più autorevoli che si levano contro questa tendenza spicca la Santa Sede. Papa Francesco ha più volte espresso la sua preoccupazione per l’escalation della spesa militare, esortando a investire invece in iniziative di pace, sviluppo umano integrale e lotta alla povertà. La diplomazia vaticana tradizionalmente promuove il disarmo e la risoluzione pacifica dei conflitti, vedendo nel riarmo un pericoloso incentivo alla guerra e una sottrazione di risorse preziose per il benessere dell’umanità.

Il giorno stesso della sua elezione e poi in almeno tre significativi interventi, il nuovo Pontefice, Leone XIV, ha fatto sue le parole del messaggio di Pasqua, vero testamento spirituale di Bergoglio, con la richiesta di un disarmo generalizzato.

Questo stesso appello risuona ora in molte comunità cattoliche e tra leader religiosi di diverse fedi, che condividono una visione di pace e fratellanza universale.

Oltre alle considerazioni etiche e spirituali, le opposizioni al riarmo europeo si fondano su diverse motivazioni. Movimenti pacifisti e antimilitaristi da tempo denunciano le spese militari come uno spreco di risorse che potrebbero essere destinate a sanità, istruzione, transizione ecologica e welfare. Essi sostengono che un aumento degli armamenti non garantisce maggiore sicurezza, ma anzi alimenta un clima di sospetto e tensione internazionale, incrementando il rischio di conflitti.

Anche settori politici di sinistra e forze progressiste esprimono forti riserve. Essi criticano la priorità data alla difesa rispetto ad altre politiche sociali ed economiche, temendo che il riarmo possa portare a un’austerità ancora maggiore e a un depotenziamento dei servizi pubblici. Alcuni mettono in discussione l’efficacia di una corsa agli armamenti come risposta alle sfide geopolitiche attuali, privilegiando invece la via della diplomazia, della cooperazione internazionale e della risoluzione nonviolenta dei conflitti.

Non mancano poi le voci più pragmatiche e legate a considerazioni economiche. Alcuni analisti sottolineano i costi proibitivi di un riarmo su vasta scala, mettendo in guardia sui potenziali impatti negativi sui bilanci nazionali e sulla stabilità economica dell’Unione Europea. Si evidenzia anche il rischio di una duplicazione degli sforzi e di una mancanza di coordinamento tra i diversi paesi membri, con conseguente inefficienza della spesa.

Infine, una parte dell’opinione pubblica, pur riconoscendo la complessità dello scenario internazionale, manifesta scetticismo verso un aumento massiccio degli armamenti. Sondaggi recenti in diversi paesi europei mostrano una significativa percentuale di cittadini contrari a questa politica, preoccupati per le sue implicazioni sociali ed economiche.

In conclusione, l’opposizione al riarmo europeo è un fenomeno molto ampio e radicato, destinato a rimanere vivo e acceso, influenzando le scelte politiche dei prossimi anni.

Laura Tussi

 


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