Mitt Romney e la salvezza delle anime

par Fabio Della Pergola
venerdì 17 febbraio 2012

Notizia fresca di stampa: i mormoni battezzano anche gli ebrei morti, se gli gira.

I fatti: una ricercatrice americana, ex mormone, ha effettuato i suoi accurati studi su una prassi che sembra consolidata dei suoi ex compagni di fede. Poi ha pubblicato ciò che ha scoperto: è abitudine di alcuni (forse solo alcuni, vista la presa di distanze dell’establishment mormonico) battezzare i non credenti o i “diversamente” credenti (nella fattispecie odierna si tratta di alcuni componenti di famiglie ebraiche di spicco come i Wiesenthal e i Wiesel) anche dopo la loro dipartita. Il fine ? Salvare le loro anime, che altro se no ?

Presentati i fatti, diamo spazio alle interpetazioni, ai commenti, a qualche considerazione. Se ci riesce, perché il primo impulso, non solo mio credo, è di liquidare la faccenda con una scrollata di spalle e un sorrisetto. Essendo radicalmente, consapevolmente, profondamente e convintamente ateo, il fatto che qualcuno perda il suo tempo a spruzzare un po’ d’acqua sulla mia bara, biascicando cose incomprensibili convinto di salvare (da cosa?) qualcosa che sono certo di non avere, mi fa solo sorridere (e anche un po’ pena; lo sapevate poi - particolare hot - che per riconoscere un mormone (ma anche una mormona) basta guardare che biancheria intima porta, dal momento che usano mutande particolari?). Insomma, la storia potrebbe finire qui e ognuno pensi di loro quello che vuole.

Ma la Storia (quella con la maiuscola), per quel po’ che ne so, insegna che non ci si scherza troppo con questa faccende, perché per “salvare le anime” sono state fatte cose inenarrabili. Ad esempio bruciare i corpi (origini del peccato, da dissolvere in cenere per liberare le anime prigioniere) o rapire bambini da famiglie ebraiche (e probabilmente non solo ebraiche) per infilarli a vivere nascosti - ma battezzati, cioè "salvati" - in conventi o orfanotrofi, tirati su da religiosi su cui da sempre aleggiano sospetti di vario tipo (cioè del tipo "non lasciatecelo un ragazzino da solo", alla faccia della salvazione).

La prassi di battezzare segretamente ebrei morti poi può essere stata sentita come estremamente offensiva da una comunità già duramente colpita e particolarmente suscettibile dopo l’Olocausto (la specifica pratica mormonica di "intervenire" sulle anime delle vittime ebraiche nei campi nazisti era così diffusa che anni fa è stato necessario un esplicito atto legale per farla finire).

Ricordiamoci che il battesimo ha due funzioni: pulire l’anima del battezzando dalla “sua” propria colpa originale, quella ereditata - secondo le fantasiose ipotesi di Santa Madre Chiesa - addirittura dal primo uomo (ovviamente per colpa della prima donna, di chi se no?). E già questo potrebbe irritare chi pensa di nascere puro come una colomba.

Ma poi, perdipiù, serve ad iscrivere il fortunato nei ranghi della cristianità (in una qualsiasi delle sue numerose tendenze, non stiamo a sottilizzare). Cioè costituisce la tessera di iscrizione ad una determinata religione, qualsiasi cosa pensi o voglia (si fa per dire) il disgraziato ormai defunto.

Potete bene immaginare come la cosa faccia girare gli zebedei agli ebrei che da duemila anni resistono pervicacemente agli adescamenti ed alle minacce cristiane e che, per questa loro resistenza, hanno pagato forse il prezzo più alto che chiunque altro abbia mai pagato nel corso della storia umana: venti secoli di continue e ripetute persecuzioni che, generazione dopo generazione, hanno punito la comunità israelitica per la sola colpa di esistere e di essere tale.

Poi arriva un mormone e la loro anima, voilà, diventa cristiana. Tanta fatica a resistere, fumata via in un attimo di distrazione (e si sa, è difficile praticare l'attenzione concentrata anche dopo morti); fossi in loro non darei peso a questi deliri e li farei continuare a giocare con l'acqua, ma è comprensibile che tanta arroganza faccia girare le scatole.

Insomma, i mormoni pare che non si fermino davanti a nulla pur di eseguire il compito che sono convinti di aver ricevuto direttamente da Gesù Cristo. Questo “vizietto” di salvare l’anima altrui a tutti i costi, senza stare a guardare se uno è consenziente o no, va quindi tenuto d'occhio un po’ più da vicino.

Specialmente se ci ricordiamo che un mormone (ma chissà se "mormone delle montagne" o "mormone delle praterie", sono tipologie diverse, davvero), un mormone come Mitt Romney è al momento il più accreditato candidato repubblicano alla corsa presidenziale di novembre.

Queste tendenze ad allargarsi un tantino, sovrapponendo la propria volontà e le proprie certezze a quelle altrui, potrebbero fondersi un domani alla potenza economica e militare di uno Stato che già nel recente passato ha dato ampia prova di cosa è in grado di fare, grazie ad un cristiano “rinato” (in altri termini un ubriacone che aveva smesso di attaccarsi alla bottiglia).

Potrebbero determinare di nuovo una sintesi molto pericolosa tra ideologia religiosa e muscolatura istituzionale.

Tra esportare la democrazia a cannonate e farlo per salvare le anime come nei bei tempi andati, la differenza potrebbe diventare davvero minima. Speriamo che gli americani si tengano ancora per un po' quel brav'uomo di Obama (alla cui madre - per inciso - è toccata la stessa curiosa sorte di venire battezzata post mortem).


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