Miss Italia tra Mentana, la Boldrini e le offese a Eva

par enzo sanna
venerdì 25 ottobre 2013

Tutto ebbe inizio con un “sorriso”, nel 1939. Bastava inviare una foto per partecipare. Nel ‘46, sulle macerie ancora polverose della guerra, nacque Miss Italia vera e propria. Non c’è dubbio: il più longevo brand dello spettacolo, della serie per cui quando sul video appaiono curve femminili hai l’audience assicurato. O no?

Il successo di pubblico, scalfito dalle proteste dei movimenti femministi negli anni ‘70/’80 del secolo scorso, riprendeva vigore con l’annuale “fiera” in cui venivano esibiti i corpi con in cima le più o meno graziose facce di giovani donne sui volti delle quali spesso sfuggiva, e ancora sfugge, il merito del “trucco”, antesignano delle bugie di Photoshop. Negli anni, le prosperose forme da “cascina”, a stento compresse dentro reggiseni rinforzati e slip blindati, si sono evolute in qualcosa di sempre più standardizzato e asettico, se non fosse per l’apparizione, ogni tanto, di antiestetiche onde di cellulite e punte di bucce d’arancia un tempo impensabili in così giovane età, oggi a stento dissimulate dai misericordiosi effetti flow delle telecamere.

Sino allo scorso anno, Mediaset e RAI si contendevano la programmazione dell’evento a colpi di “zero” sugli assegni intestati agli organizzatori. Sino allo scorso anno, appunto, ora non più. Cosa è cambiato se il rifiuto viene persino dalle reti Mediaset le quali, come si sa, tutto ricercano fuorché la qualità della programmazione? Tra i due storici contendenti, ora indisponibili, si fa avanti La7 tra le perplessità, e forse qualcosa d’altro, del suo più autorevole giornalista Mentana che definisce la manifestazione “Non affine al gusto della rete”, con espressione misurata, diplomatica, per far notare l’inopportunità di proporre alla platea di La7 uno spettacolo dal sapore non in linea con quanto si presume possa essere tollerato. Staremo a vedere chi avrà ragione tra Mentana e il proprietario Cairo.

Non basta. Anche la Presidente della Camera Boldrini dice la sua, definendo il rifiuto Rai come “Scelta moderna e civile”. La risposta dai corridoi di Miss Italia? Una patetica foto che ritrae alcune ragazze con maglietta, scritta da chi non è dato sapere, col misero slogan “Né nude, né mute”. E già, neppure quello.

Vuoi stare a vedere che ci ritroviamo a un cambio di passo nella sensibilità sociale riguardo alla donna? Quanto detto sarà una prima avvisaglia di un cambiamento nel sentire collettivo? A volte i fastidiosi rigurgiti preludono a rivoluzioni utili. E, stando ai rigurgiti, viene in mente qualcosa di ignobile che di questi tempi gira in rete, e non solo. Tale Sveva Belviso, ex vicesindaco della Capitale, ha dato il via a una intensa campagna pubblicitaria, con tanto di telefonate a casa, allo scopo di indire un referendum per l’abolizione della legge Merlin e rendere dunque nuovamente legali le “case chiuse”.

Questa la considerazione contenuta in un commento all’iniziativa: “La Sveva Belviso vuole un ritorno al mito della prostituzione sana del ventennio mussoliniano”. Ciò che infastidisce non è tanto il constatare che certe proposte provengano da ambienti squallidi, ma il trovare in giro per i blog e per la rete donne anche non di destra pronte ad aderire a tali iniziative.

Persino l’immagine di regime del maschio “cazzuto” si è dissolta miseramente nelle pastigliette viola ostentate da qualche ex Presidente del Consiglio. Figuriamoci! Eppure ci sono donne che ancora scrivono frasi e, dunque, avvalorano il conseguente concetto per cui: “La prostituzione è il mestiere più antico del mondo”. Ma cavoli! In base alle ben note proprietà transitive, se Eva (a lei ci si riferisce) era una prostituta, anche tu donna che lo scrivi e lo accetti quale assunto, appartieni alla categoria, essendone una discendente! È mai possibile che certune non si rendano conto della bestiale stupidità della faccenda?

Il comico sta nel fatto che queste donne spesso accusino chi non concordi col loro becero sentire, di essere bigotto o bacchettone, senza neppure rendersi conto di quanto proprio dette categorie, nel segreto dell’urna, gradirebbero votare a favore della riapertura dei casini. Oggi, poi, le carte prepagate garantirebbero la riservatezza al cento per cento. Per fortuna queste donne rappresentano una esigua minoranza, in parte direttamente interessata a fare business, in parte incapaci di ragionare persino su se stesse e, dunque, di rispettare loro e le proprie figlie nel sostenere simili castronerie. E non credo, nonostante tutto, che le partecipanti a Miss Italia siano da includere in tali categorie. Molte di loro hanno una laurea e le capacità per esercitare un ruolo utile alla società, senza far ricorso alle cosce o alle natiche. Stato permettendo.

W le donne, quelle col cervello agganciato; le altre si rechino a firmare il referendum della Belviso, nostalgica del regime. Non meritano di meglio.


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