Militari e islamisti, i due timori dell’Egitto
par Enrico Campofreda
venerdì 11 maggio 2012
Ancora le mani del Consiglio Supremo delle Forze Armate sul passo dopo passo della politica egiziana. Nei giorni della ripresa di una “normalità vigilata”, dopo lo scorrazzare degli assassini prezzolati e degli autoblindo repressivi, gli uomini di Tantawi si ergono a difensori delle elezioni presidenziali. La vulgata diffusa da diversi media sostiene che il CSFA sarebbe intervenuto d’autorità a rovesciare una decisione della severissima Commissione Elettorale, la stessa che ha cancellato la partecipazione di candidati come il tycoon islamico Al-Shater, il salafita Ismail, i mubarakiani Seleiman e Shafiq. Questa, nell’accogliere il ricorso d’una corte amministrativa del Delta del Nilo, richiedeva la sospensione della consultazione del 23 e 24 maggio. La notizia sa molto di telenovela telepilotata dallo stesso ministero di piazza Abbassiya messo sotto assedio nei giorni scorsi. Vera o costruita che sia la Giunta usa la nota per rilanciarsi come garante della libertà dell’urna, sebbene in tanti nel Paese hanno chiaro che si tratta d’un esplicito mascheramento. Comunque la corsa per la presidenza è ripresa e ieri sera due pretendenti forti, Moussa e Aboul Fotouh, hanno dato vita al primo “faccia a faccia” trasmesso dalle emittenti ON TV e Dream. Ma la realtà dice altro.
Sui timori di attacchi ai diritti acquisti si sono già da settimane pronunciate militanti laiche; la mobilitazione ha rotto l’amalgama nato lo scorso dicembre dopo i pestaggi dei poliziotti a molte ragazze di Tahrir, fra cui una trascinata per metri e spogliata del chador. Allora islamiste e laiche avevano fatto fronte comune, oggi quest’ultime dicono “non ci fidiamo dei politici islamici, dicono una cosa e ne fanno un’altra”. Parlano con orrore non tanto di quei divieti sui bikini in spiaggia che probabilmente saranno solo formali perché in un momento di normalizzazione e rilancio del turismo, seconda entrata del Paese, anche i salafiti dovranno far buon viso alle tendenze del mercato. Sono assai preoccupate da altre bozze di legge, queste vere e non calunniose, con cui alcuni deputati salafiti propongono che un marito possa impedire alla moglie di lavorare in un ambiente di soli uomini. Ma poi possa decidere di unirsi in matrimonio con un’altra donna senza il consenso della precedente moglie. Più che affari di famiglia questioni di mentalità che agli occhi di almeno due generazioni di egiziane sembra regredire, come la proposta di creare settori divisi fra i generi nei luoghi di lavoro e nelle scuole. Più d’un deputato con la barba intervistato dai media locali, non smentisce ma parla di timori esagerati, in tanti sostengono che ci sia “una campagna dei liberali per spaventare i loro stessi elettori prima che i cittadini”. I confronti, accesissimi, proseguono.