Milan-Napoli tra passato e futuro

par Rodolfo Buccico
lunedì 28 febbraio 2011

Una questione per niente sportiva.

A cosa serve una partita di calcio? A vivere la quotidiana pesantezza con la leggera sollecitudine di sfide che con cadenza periodica ci ricordano le altere concorrenze, così almeno verrebbe da pensare, ma non so poi se questo ci possa soddisfare.

Il resto del tempo che ci lascia il sonno sono i doveri del giorno e qualche altro piacere, magari della notte.

Il Napoli è una dimensione storica della questione autenticamente mediterranea piuttosto che meridionale del nostro Bel Paese. Il Milan è l’icona nemmeno figurata del capitale familistico del nord che non piace nemmeno al popolo della Lega, ma tant’è. A cosa serve dire che si tiene al Milan se non ad avvertire il senso di appartenenza non ad una città, ma al modo di esistere, di stare al mondo di tutti quelli che sono milanesi di mente.

Il Napoli si esprime da sé, l’impulso avito di un non tempo, un immobile sintesi dei secoli che si affacciano sul mare non più nostrum, l’odore di una città che sembra stare lì da prima della creazione, quasi che Dio avesse deciso di porla in mezzo agli uomini come concomitanza del materiale effimero. Il rotolarsi di quel pallone ci affascina per il mistero della sua rotonda perfezione, che di continuo riceve il lavoro fisico dei piedi e del terreno, un mix di fatica e di humus, una costante prova della legge della gravità che esercita la sua azione in ciascun punto della sfera.

E’ questo che finisce per penetrarci nell’attesa di un altro Milan-Napoli, che ci trascina con la sua incontenibile forza al di là della classifica, che ci polarizza creando in noi un dipolo, che ci fa scoprire che al di là del rossonero o dell’azzurro c’è l’essere uomini e donne di creativo rigore o di rigorosa creatività. Cosa tocca scegliere non è dato capirlo, in definitiva resta da comprendere che di entrambi si è intrisi, pieni e vuoti allo stesso momento in cui ci piacerebbe il rigore dell’operosità per poi aprirci nella creativa apertura dell’immaginazione.


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