Migranti: il delirio e l’insufficienza delle risposte razionali

par Fabio Della Pergola
martedì 9 luglio 2019

Poche vicende lasciano così esterrefatti come il pandemonio del tutto spropositato suscitato dalla vicenda Sea Watch.

Dal momento che si è trattato dello sbarco di un numero pressoché irrilevante di persone, sfugge a qualsiasi mente razionale come un paese intero possa spaccarsi nel modo furioso che le cronache raccontano, fino alle offese pesantissime rivolte da un ministro della repubblica (che, per il solo fatto di ricoprire tale carica, dovrebbe usare modi e toni istituzionalmente corretti) verso due giovani donne; la prima accusata di crimini gravissimi al momento tutt’altro che confermati e l’altra, di professione magistrato, colpevole di non averne convalidato l’arresto secondo i desiderata del vicepremier leghista.

La rilevanza sociale e politica di una questione che di per sé sarebbe davvero irrilevante (a fronte di un problema che fra decenni potrebbe invece diventare davvero serio se non ci si decide a “aiutarli a casa loro” sul serio e non solo a farfugliamenti pro domo propria) si spiega solo con l’uso politico che il ministro in questione fa della vicenda.

Ma alle stesse menti razionali sfugge come si possa trascurare una quantità immane di problemi ben più pressanti (economici in primo luogo) facendo sprofondare il paese – e il dibattito politico – nel falso problema sollevato da Salvini secondo un’agenda estremamente remunerativa per il suo partito e devastante invece per le opposizioni, almeno quanto per i suoi inetti alleati di governo (che sarebbe ormai più corretto definire leghisti minor).

Tutto vero, ma il problema è che tutto ciò sfugge, come detto, a menti razionali.

Cioè a menti che non si capacitano di aver a che fare con un pensiero delirante – cioè non suffragato da fatti e vittima di un “disturbo dell’interpretazione della realtà” (Treccani) – alimentato fino a essere diventato ormai, mi si passi il termine, una paranoia di massa.

Gente normalissima e altrimenti sensata affronta l’argomento parlando sovreccitata di “invasione” e di “sostituzione etnica” come se costituissero davvero un indiscutibile pericolo incombente per un paese di 60 milioni di abitanti, in costante calo demografico da anni e che di forze giovani, che si accontentano di poco e desiderose di impegnarsi per creare a se stessi un’opportunità di vita, ha estremo bisogno.

La domanda è: perché argomentazioni ragionevolissime non riescono a contrastare il palese delirio che sta infettando un paese? Perché citare numeri, statistiche, dati ufficiali non intacca la certezza granitica di un pensiero che crede in una realtà alterata?

Non basta indicare il complottismo (che peraltro esiste) sul fantasioso piano Kalergi o sulle trame oscure dell’ “ebreo” Soros per mettere a fuoco il problema. Perché il problema non è l’esistenza del complottismo, ma il fatto che tanta gente – normalmente intelligente e generalmente in buona fede – creda in maniera palesemente acritica a tante ricostruzioni a dir poco fantasiose.

La storia ci è di supporto: lo stesso meccanismo di pensiero delirante di massa si è sviluppato progressivamente nella società europea a cavallo tra Otto e Novecento – si ricordi il successo dei falsi Protocolli dei Savi di Sion – alimentando una critica feroce al mondo liberale e finendo con un furore antisemita progressivamente sempre più esasperato fino a che, per tanta brava gente più o meno normale, deportare gli ebrei per liberarsi di un inesistente problema e non sentirne più parlare, divenne non solo accettabile, ma addirittura auspicabile e doveroso. E chi si opponeva veniva zittito con uno sprezzante “pietista”, oggi sostituito dall’altrettanto sprezzante “buonista”, rivolto a chi non si beve le farneticazioni contemporanee sui migranti.

In molti si sforzano di spiegare “razionalmente” che i problemi sono altri – le mafie, la corruzione, gli intrallazzi, l’evasione fiscale, la speculazione, i baronati più o meno occulti e via enumerando – e che l’arrivo di migranti non solo non procura danni, ma al contrario è, almeno per ora, indispensabile per tante ragioni anche economiche, che non portano particolari problemi sanitari, né specifici problemi di sicurezza (e quelli che ci sono derivano in buona misura dall’impossibilità di inserimento causata da una legge, la Bossi-Fini, a dir poco demenziale che solo i Radicali tentarono di eliminare, senza successo, con una delle loro proposte referendarie). Tutte cose note, ma… ma sono parole al vento.

Perché sono parole razionali che, in quanto tali, non hanno alcuna possibilità di scalfire (se non, forse, solo superficialmente) – e nonostante tutto vanno dette e ridette – la “narrazione” sovranista.

Storytelling capace di agire invece su un piano prettamente non razionale. Con argomentazioni surreali, con i complottismi esasperati, con “fake news” o “fake images” inventate di sana pianta, o con l’uso, entrato in vigore con Donald Trump, dei presunti “fatti alternativi della post-verità” (sic).

Del resto al presidente americano si deve l’uso spudorato di un linguaggio ruvidamente incorrect (che sarebbe perciò “popolare”) fatto proprio da Matteo Salvini, ma sdoganato a suo tempo dai Vaffa Day di Beppe Grillo.

La domanda pressante allora diventa: come si contrasta un pensiero delirante se qualsiasi argomentazione razionale serve a poco?

Come fermare una deriva che - potenzialmente - potrebbe ripercorrere certe tappe di un passato tragico nemmeno troppo lontano? Come opporsi alla crescita di un partito che fa dell’allarmismo continuo l’arma migliore per diffondere un’isteria di massa estremamente utile al suo progetto reazionario?

Gary Lachman, studioso dei movimenti esoterici, ha raccolto in un libro di pregevole fattura (se si sa distinguere il grano dal loglio) – La stella nera. Magia e potere nell’era di Trump, Edizioni Tlon, 2018 – le origini “occultiste” del percorso culturale dei due principali protagonisti della deriva irrazionalista che si sta affermando nel mondo contemporaneo, Steve Bannon e Alexandr Dugin, non a caso definito il “Rasputin” di Putin. Sui quali ho scritto più volte già dal 2016. https://www.agoravox.it/Antifascism...

Entrambi sostengono – imitati dal presidente russo solo pochi giorni orsono https://www.huffingtonpost.it/entry... - la necessità di abbattere il sistema liberale (leggi: il razionalismo illuministicamente determinato nel mondo occidentale) per ritorno alla “tradizione sacra”, vale a dire a quella presunta origine religiosa che pone l’uomo spirituale al centro dell’essere cosmico.

È il nucleo mistico che erompe con forza vulcanica dal guscio razionalistico della società contemporanea, come ebbe a scrivere – nel lontano 1980 – lo psichiatra Massimo Fagioli in una delle sue illuminanti sintesi teoriche.

A quei tempi era necessario analizzare la deleteria influenza del pensiero esistenzialista, di origine heideggeriana, sul movimento del ’68, esploso in contrapposizione sia all’utilitarismo capitalista sia all'iper-razionalismo comunista.

Oggi diventa indispensabile saper cogliere (di nuovo) il nucleo heideggeriano contro la modernità nel pensiero dei reazionari sovranisti, per cogliere la deriva “mistica” (tale è la proposta di ritorno alla “tradizione sacra”) contro la quale non c’è alcun ragionamento razionale che tenga.

Ebbene, questa che si presenta come una rivoluzione del pensiero – il pensiero “magico”, a tratti apertamente antiscientifico, che vuole sostituirsi a quello del razionalismo illuministico – non è affatto rivoluzione, come non fu rivoluzione quella fascista, nonostante certa storiografia lo affermi, ma reazione.

E questa reazione va fermata perché si pone non solo come pericolo letale per le libertà democratiche ottenute proprio con la sconfitta del nazifascismo, ma anche come annullamento della possibilità che si determini, in un prossimo (per quanto indeterminato) futuro, un superamento evolutivo di quel pensiero razionalista che, come appare evidente anche in questi giorni, non sa dare risposte adeguate, piene, soddisfacenti agli esseri umani.

(Photo: Nick Jaussi / Sea-Watch)


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