Michela Murgia umilia Salvini

par Camillo Pignata
venerdì 19 aprile 2019

Basta poco, basta la parola, basta radical chic e snob e l'avversario politico diventa, nell’immaginario collettivo, persona che non ha contatto con la gente e con la realtà, che non conosce i problemi veri, e che non sa cosa sia la fatica del lavoro.

Lo ha usato Salvini contro Michela Murgia, perché si era rifiutata di rispondere sulla questione migranti, ai giornalisti di Quarta Repubblica di Nicola Porro. Michela Murgia ha risposto, ha messo a confronto il suo curriculum con quello del Ministro, e lo ha umiliato.

Ma tra una donna con il cervello, che argomenta, ragiona analizza, e un signore che parla senza argomentare, non c'è gara. E comunque non è la gara che dovrebbe interessarci, ma l'irruzione impetuosa, attraverso la penna arguta di Michela, della realtà verificabile, della capacità argomentativa nel mondo nebuloso delle frasi ad effetto, delle affermazioni categoriche .

Dovrebbe interessarci l'affermazione di un principio, per cui i giudizi vanno sempre legati a qualcosa che li giustifica, e prima ancora alla verità e alla buona educazione. Dovrebbe preoccuparci invece l’annullamento della nostra capacità critica, la pretesa della gente a tranciare giudizi ed insulti, senza interrogarsi sulla storia della persona che giudica ed offende.

Dovrebbe preoccuparci l'uso del manganello mediatico, la costruzione, con parole non giustificate, ma con la forza dei media, di un clima di odio, di una gogna mediatica contro l'avversario politico.

Dovrebbe preoccuparci l’abitudine della gente ad accettare notizie senza verificarle, a parlare senza la mediazione della logica, della conoscenza.

Lo ha fatto Salvini, lo fa la gente.

Foto: Teds Torino/Flickr

 


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