Miami, studente italiano arrestato e “incaprettato”! Ma che cosa sta accadendo negli Stati Uniti?

par Gregorio Scribano
giovedì 9 maggio 2024

Spintoni, percosse, braccia e gambe bloccate con una cinghia a legare i piedi alle manette: quattro poliziotti lo hanno gettato a terra e lo hanno "incaprettato" per tredici minuti, hanno tirato a lungo, mentre il ragazzo li supplicava di smettere. 

Le immagini delle violenze subìte dopo l’arresto da Matteo Falcinelli a Miami hanno fatto il giro del mondo, e sono soltanto l’ultimo episodio di cronaca che arriva dagli Stati Uniti e che fa discutere sui metodi della polizia di un Paese che si definisce libero e democratico e che pretende di esportare la propria democrazia in tutto il mondo!

Ma come già detto, le violenze subìte dallo studente italiano sono solo l’ultimo episodio di cronaca che fa discutere sui metodi delle forze dell'ordine statunitensi. Infatti, negli ultimi anni non sono mancati casi di violenza che sono arrivati fino alla morte di chi era trattenuto dalla polizia, di cui quello di George Floyd è solo il più famoso.

Il 25 maggio 2020, George Floyd, un uomo di colore di 46 anni, è morto dopo che un ufficiale di polizia a Minneapolis, Minnesota, gli ha tenuto un ginocchio sul collo per quasi nove minuti.

Questo orribile omicidio ha scatenato proteste diffuse in tutti gli Stati Uniti, e forte sdegno nel resto del mondo, per chiedere che gli ufficiali coinvolti fossero ritenuti responsabili e pretendere un cambiamento radicale all’interno del corpo di polizia.

La morte di George è arrivata sulla scia di una serie di atti di violenza razzista contro i neri che ha portato alla luce livelli inaccettabili di violenza e discriminazione.

La polizia negli Stati Uniti commette violazioni dei diritti umani a un ritmo incredibilmente elevato, in particolare contro le minoranze razziali ed etniche, in particolare i neri.

E' documentato come le forze di polizia abbiano commesso diffuse e ripetute violazioni dei diritti umani contro manifestanti in gran parte pacifici, usando gas lacrimogeni, proiettili di gomma e spray al pepe per reprimere coloro che stavano manifestando pacificamente.

Questi i dati raccolti dal gruppo Mapping Police Violence:

Solo nel 2023 la polizia ha ucciso almeno 1.351 persone. Nel 2024, con dati aggiornati al 15 aprile, si è arrivati a quota 369. Negli ultimi nove anni si sono superati i 9mila decessi, con una media di circa tre morti al giorno.

Colpisce rilevare come spesso episodi di violenza anche fatali inizino da un semplice fermo o un controllo per disturbo della quiete pubblica. Soltanto uno su tre riguarda l'attuazione di un crimine. Non solo: nonostante i dati così alti, le condanne nei confronti degli agenti sono molto rare, sotto al 2% negli ultimi cinque anni.

A livello etnico, la comunità con più vittime è quella afroamericana, seguita da nativi, ispanici e asiatici: una vittima della polizia su quattro è un rappresentante della comunità black e gli afroamericani hanno il doppio delle possibilità di essere uccisi dagli agenti rispetto ad un bianco.

Ma che cosa sta accadendo negli Stati Uniti?

Perchè tanta ingiustificata violenza in un paese che dovrebbe essere il faro della democrazia e della libertà per il mondo intero?

Purtroppo, negli Stati Uniti è in atto da decenni un progressivo smantellamento dello stato sociale: la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre di più, con i poveri che aumentano e diventano sempre più poveri e i ricchi che concentrano in poche mani tutta la ricchezza nazionale, mentre apparati di polizia e giustizia criminale sono chiamati a gestire le conseguenze di una povertà e di un disagio sociale sempre più dilagante. Per le fasce più marginalizzate e indigenti della popolazione, forze dell’ordine e sistema carcerario sono divenute il punto di contatto principale con i poteri dello Stato. È questo modello punitivo del patto sociale che andrebbe rivisto e corretto, è una più equa redistribuzione della ricchezza nazionale che andrebbe adottata, per ristabilire un senso di fiducia da parte della popolazione meno 'fortunata' nei confronti dell’autorità e delle istituzioni.


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