Mi rifiuto di commemorare, questo non è più il mio paese

par Sonia Lombardo
martedì 26 maggio 2009

Questo Paese mi fa schifo. E’ vergognoso che il procuratore anti mafia si sieda gomito a gomito con l’onorevolissimo ministro Alfano per ricordare Giovanni Falcone. E’ vergognoso che la memoria di questo paese, la tutela della legalità venga affidata a gente palesemente collusa con la mafia. Schifani, Berlusconi, non fanno altro che santificare la figura dei due giudici, uccidendoli un po’ ogni giorno, allontanandoli dalla realtà, nel tentativo di farci dimenticare che sono state persone in carne ed ossa, che si sono rifiutate di voltarsi dall’altra parte, che hanno resistito, non degli eroi da libri di storia. Resistito, resistenza, anche questa parola hanno inquinato e svuotato di significato!

Se si volesse ricordare davvero Falcone e Borsellino, se volessimo davvero dare loro onore e giustizia, allora dovremmo chiedere, anzi, pretendere le spiegazioni di Mancino, pretendere di sapere dov’è finita l’agenda del giudice? Chi erano i personaggi che si aggiravano in via D’Amelio, appartenevano alla polizia?

Dovremmo pretendere la verità. Dovremmo smettere di credere che quattro "viddani" da soli abbiano potuto compiere delle stragi che hanno cambiato il corso della storia di questo paese. Io me lo ricordo il 1992, me la ricordo la Sicilia di allora, c’era tanta speranza, la voglia di cambiare. E poi? Poi abbiamo votato chi da quelle morti ha acquisito potere, un potere incontrollabile, fatto di capitali, non di lupare e pizzini e coppole.

Borsellino stava indagando sullo stalliere di Berlusconi, prima di morire in via D’Amelio con la sua scorta, ma che differenza fa? Dovremmo avere una cultura della memoria per ricordarcelo, una cultura della legalità per pretendere che i nostri referenti politici siano al di sopra di ogni sospetto. Invece abbiamo preferito una cultura delle veline, abbiamo preferito voltarci e tutti i giorni sputiamo sulla memoria delle vittime di mafia. Le commemoriamo fianco a fianco con i loro assassini. Abbiamo preferito i premi del potere - come diceva Montanelli - alla giustizia. Finiremo per sbranarci nella contesa di ciò che resta dei nostri diritti - lavoro, istruzione, salute - perchè non abbiamo preteso legalità. Non abbiamo rispettato la memoria di chi è morto per quei diritti.

E’ retorico? Forse. Ma è anche onesto, molto più di chi sproloquia davanti alle lapidi, senza che faccia seguire alle sue parole, gesti di onestà. E’ come quando dai del negro - ebreo - o muso giallo a qualcuno per offenderlo, ma non sia mai che qualcuno ti dia del razzista. Non accade forse questo nel nostro paese? Non sia mai che qualcuno dica a voce alta che al governo siedono i referenti della mafia. Cominciano ad agitarsi come tarantolati.

Negli Stati Uniti fino all’altro ieri c’era l’apartheid, discriminavano, ammazzavano, rinchiudevano la gente di colore nei ghetti. Poi dopo cinquant’anni hanno eletto un presidente di colore. La capite la potenza di questo gesto? Obama può anche non piacere, ma il punto è che hanno reso giustizia ai morti ammazzati. Non solo i soliti noti, il reverendo King, Malcom X, ma tutti, tutta una generazione offesa dalle politiche razziste. Accade forse questo nel nostro paese?

No, da noi non accade. E allora io mi rifiuto di commemorare con uno Stato che ha armato la mano della mafia. Non permetterò che Alfano, Schifani, Berlusconi mi rubino la memoria di quella Sicilia del 1992, quel barlume di speranza che ancora mi porto dietro. Non permetterò che svuotino di significato il dolore che chi c’era, qui in Sicilia nel 1992, prova ancora oggi, anche se oggi la Sicilia e questo paese non sono più quelli di diciassette anni fa. Non sono più quelli, non sono più il mio paese.


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