Metodo Di Bella: libera nos a malo

par Iaia Leone
lunedì 21 marzo 2016

Siti Internet, gruppi di sostegno, pagine Facebook, studi pubblicati su PubMed: il MDB vive una nuova età dell'oro. Ma è davvero tutto oro quel che luccica?

Innanzitutto, è d'obbligo una premessa: il Metodo Di Bella non può e non deve essere trattato al pari delle tante, bislacche terapie alternative di cui ormai tutto sappiamo. Non si tratta di un caso di truffa conclamata, come per Davide Vannoni, psicologo prestato alle staminali, né di un trattamento palesemente assurdo, come la terapia verbale della Mereu, né di un'invenzione che sfida astrusamente le leggi della chimica, come l'omeopatia. Luigi Di Bella non suggeriva certo di curarsi con l'alimentazione o con il bicarbonato o con l'aloe. Niente di tutto questo. Il cocktail di farmaci -chemioterapici a basso dosaggio, integratori-, che mise a punto, aveva qualche possibilità di funzionare e alimentò le speranze non solo dei pazienti, ma anche dei suoi stessi colleghi. Poi, la sperimentazione del 1998 ne dimostrò l'inefficacia, salvo poi l'accusa secondo cui quella sperimentazione era stata condotta con numerose irregolarità: farmaci scaduti, personale infermieristico impreparato a maneggiare le siringhe della temporizzata, selezione dei pazienti tutt'altro che randomizzata. 

Così, il dibattito non si è mai veramente spento e, oggi come allora, il MDB è sulla cresta dell'onda. Siti Internet, forum, gruppi di sostegno, testimonianze di pazienti guariti da svariate forme di tumore (dal linfoma all'astrocitoma, passando per un glioblastoma) e persino una giornalista di una diffusa testata, che, dopo aver vinto un cancro al seno con le cure tradizionali, incoraggia i propri lettori a seguire la terapia del medico modenese. O meglio, del figlio, che alla morte del padre ha portato avanti lo studio. Uno studio in cui quotidianamente si recano persone disperate, tormentate dai pesantissimi effetti collaterali della chemioterapia, riluttanti a fidarsi del SSN, in guerra con gli oncologi ospedalieri. Il Dott. Giovanni riceve ogni giorno decine e decine di mail e telefonate, da parte di pazienti che chiedono una cosa soltanto: essere liberati dal male. E lui, senza promettere miracoli, dispensa il protocollo messo a punto da Di Bella senior: somatostatina, ocreotide, vitamina D e via dicendo. E dunque non resta che fidarsi delle parole di una madre che ha visto il tumore al cervello del figlio andare in remissione completa, di un'altra madre il cui bimbo ha sconfitto un tumore all'occhio e di quelle donne e di quegli uomini che sono grati alla Fondazione Di Bella per averli salvati sia dal cancro che dalle cure mutuate dal SSN.

La sfiducia nella medicina tradizionale (per usare una terminologia ormai diffusissima se pur impropria) è tangibile. Non importa come stiano davvero le cose: i pazienti di Di Bella si sentono letteralmente minacciati dal sistema ospedaliero, che li vorrebbe attaccati alla flebo dei chemioterapici o trattati con radioterapia martellante. Sono stata per un po' di tempo su uno dei gruppi Facebook dedicati al MDB: il Dott. Giovanni e gli altri medici prescrittori, sparsi per l'Italia, sono ringraziati per l'umanità con cui si avvicinano al malato; per il protocollo, che non solo salva le vite, ma lo fa senza effetti collaterali; per l'ascolto che riservano a ogni paziente e per l'aver messo la propria carriera al servizio degli altri, senza farsi comprare da Big Pharma. Di contro, professori, noti luminari della ricerca, oncologi, che lavorano nelle corsie dei nosocomi, sono accusati di agire per puro interesse; di essere al soldo dell'industria farmaceutica, che propina terapie costose, ma del tutto inutili; di trattare il malato come un numero su cui fare sperimentazione e di ostacolare il MDB o per ignoranza personale o perché indottrinati da colleghi e superiori. 

Insomma: il Metodo Di Bella guarisce, eppure lo stato italiano continua in tutti i modi a negarne l'efficacia, perché il protocollo prevede l'utilizzo di farmaci a basso costo, che porterebbero in poco tempo al fallimento delle case farmaceutiche. 

Ora, sappiamo tutti che La Scienza non esiste. Che esistono invece ricercatori e medici, università e aziende, studi, trials clinici, laboratori, finanziamenti pubblici e privati. E poi ancora giri di soldi, corruzione, risultati falsificati, immagini manipolate, mele marce -e sono tante e tutte insieme, non si tratta di certo di casi isolati. Eppure...eppure tutto questo sembra aver poco a che vedere con il MDB. Perché se è vero che la scienza, con la "s" minuscola, disvela ogni giorno comportamenti scorretti, conflitti di interesse e sclerotizzazioni di un sistema da rivedere, è anche vero che, se la terapia Di Bella funziona, abbiamo comunque bisogno delle prove. Servono dati. Servono casistiche. Servono grafici che mostrino che effettivamente il MDB cura e cura meglio e in percentuali più alte delle terapie tradizionali. Perché la testimonianza di chi crede nel Metodo non può essere utilizzata in alcun modo dalla ricerca. Serve soprattutto un approccio scientifico, non propagandistico.

E invece, a malincuore, tocca rilevare che, navigando tra i siti dedicati al dottore modenese -acquisito, poiché originario del catanese-, scorrendo i post su Facebook, curiosando nel blog della giornalista sopracitata, si incontra poca scienza e molta propaganda. Addirittura, il dissenso è vietato. Ho visto pazienti essere ripresi con forza dagli amministratori di un gruppo perché si erano permessi di dire che avevano effetti collaterali un po' pesantucci o che la terapia non sembrava funzionare come promesso. Ho letto regolamenti che vietano di "parlar male" del MDB. Ho verificato come agisce la censura su chi prova a mettere la pulce nell'orecchio del lettori per dire 'ehi, siete sicuri che le cose stiano proprio così?': non provateci, i vostri interventi non saranno mai pubblicati.

Questo oscurantismo, questo atteggiamento complottista che investe qualsiasi discorso, questa assenza di senso critico, uniti a una vera e propria idolatria dei Di Bella (foto tenute come santini, divieto di nominarne il nome invano) fanno purtroppo pensare molto di più a una setta, che a un serio gruppo di ricerca.   

A tutto ciò si aggiunga che NESSUNO dei membri di questi forum o di queste pagine Facebook è medico. Sono per la maggior parte persone prive di un titolo di studio qualificante o magari con titolo di studio, ma in campi che esulano totalmente da quello dell'oncologia, e che però dispensano consigli sulle quantità di farmaci da assumere, modalità e tempistiche di guarigione, sintesi inaccurate di studi pubblicati, notizie fuorvianti.

Ed è un peccato: è un peccato perché, di tanto in tanto, emergono riflessioni e spunti che non farebbero che bene alla scienza da loro cosiddetta ufficiale. Per esempio, l'urgenza di ottenere chiarimenti su trials di farmaci finanziati direttamente della casa produttrice; oppure, il rammarico di non aver trovato oncologi capaci di ascoltare, ma solo di prescrivere, programmare, contare. O ancora: l'incapacità di tanti ricercatori di incanalare i messaggi in comunicazioni efficaci o la difficoltà di un paziente di comprendere una statistica, soprattutto se quella statistica parla di sopravvivenza e mortalità. Invece, tutto va perso. Paradossalmente, queste persone fanno esattamente il gioco di chi dicono di voler combattere: dimostrano con le loro stesse parole e le loro stesse azioni che le terapie alternative attecchiscono laddove c'è ignoranza o malafede o disperazione -o tutte tre le cose insieme. 

Pubblico di seguito qualche post, così che possiate farvi voi stessi un'idea. E qui mi fermo. 


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