Metà delle donne sono "inattive". I commenti dei sindacati
par Paolo Borrello
giovedì 3 novembre 2011
Gli ultimi dati sul mercato del lavoro forniti dall’Istat sono preoccupanti. Indicano infatti un evidente peggioramento della situazione. E non è solo l’elevato tasso di disoccupazione giovanile (a settembre ha raggiunto il livello record del 29,3%) che deve essere oggetto di attenzione. Sono soprattutto allarmanti le condizioni lavorative delle donne. Infatti il tasso di disoccupazione maschile è pari al 7,4%, il tasso femminile ha raggiunto il 9,7%.
La situazione è ancora più preoccupante se si considera il tasso di inattività. Quasi una donna su due in Italia né lavora né è in cerca di un posto, ovvero non rientra né nella fascia degli occupati né in quella dei disoccupati. Sempre a settembre infatti il tasso di inattività femminile è risultato essere pari al 48,9%, mentre quello maschile si è attestato al 26,9%. In generale, spiega l’Istat, il tasso di inattività si posiziona al 37,9%. Ciò dimostra che è aumentata considerevolmente la quota degli scoraggiati, delle persone cioè che rinunciando a cercare un lavoro sfuggono alle rilevazioni, con la conseguenza che il dato effettivo di disoccupazione e occupazione potrebbe essere diverso, o peggio ancora che si accresce il numero dei lavoratori in nero. E i commenti dei rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, almeno in questo caso, concordano. Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil ha affermato che si tratta di “un'ulteriore voragine occupazionale che non si può nascondere dietro il falso ottimismo e la propaganda”.
I numeri forniti, ovvero “90.000 occupati in meno in un solo mese, addirittura 700.000 in meno rispetto al 2008, cioè prima della crisi”, evidenziano secondo Fammoni “il passo indietro di un anno per la disoccupazione, la mole di giovani e donne senza lavoro e lo stato del Mezzogiorno preda del lavoro nero”. Inoltre per il sindacalista i dati dell’Istat “disegnano una seria emergenza nazionale, cui si somma il fatto che la poca nuova occupazione è quasi totalmente precaria, che il numero dei cassintegrati resta altissimo e che le tutele, a partire dall'indennità di disoccupazione, si esauriscono”. Inoltre, ha proseguito Fammoni, “incredibilmente, ed è una delle poche volte da molti anni, aumentano contemporaneamente sia gli inattivi che i disoccupati”.
Il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini ha rilevato poi che “tra agosto e settembre 2011 sono andati persi ben 76.000 posti di lavoro bruciando in un solo mese quasi tutte le nuove assunzioni previste dall'indagine Excelsior per l'ultimo trimestre 2011”. Questo vuol dire che “il mercato del lavoro italiano appare di nuovo bloccato e a forte rischio di ulteriore regressione e l'uscita dalle secche della crisi appare difficile senza misure adeguate”. Ecco perché “sono improcrastinabili misure per la riqualificazione e il reimpiego per le centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione e mobilità” e occorre “colmare una gravissima lacuna nella lettera inviata dal governo all'Ue, vale a dire l’individuazione di risorse concrete per sostenere la crescita”.
Per Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, “la nostra economia resiste sul fronte delle esportazioni ma è drammaticamente debole sul versante dei consumi interni e ciò si riflette immediatamente sulla quantità e sulla qualità del lavoro, in particolare su quello più debole come quello dei giovani. Il tema quindi è come riattivare il consumo favorendo i milioni di lavoratori dipendenti e i pensionati. Occorre intervenire anche sugli incentivi per le, imprese che assumono, rendendo utilizzabile il ‘bonus occupazione’ per il Sud e favorendo il contratto di apprendistato. La politica – ha concluso - dovrebbe fare queste praticabili cose per dare un segnale di speranza ai lavoratori ed ai disoccupati”.