Meritocrazia: io non mi rassegno

par Lucina Di Meco
sabato 10 novembre 2012

Ci sono cose che nessun paese dovrebbe rassegnarsi a tollerare e l’assenza di meritocrazia è una di queste. Non solo perché senza meritocrazia non ha senso parlare di giustizia e mobilità sociale, ma anche perché si spengono crescita economica, innovazione e progetto di Paese. In Italia, la mancanza di meritocrazia è non solo tollerata, ma istituzionalizzata. Il curriculum vitae con dati anagrafici quali stato civile ed età ne è un chiarissimo esempio. È evidente che queste informazioni sono assolutamente irrilevanti per un’assunzione basata sul merito e squalificano gruppi di persone socialmente vulnerabili, quali le donne in età riproduttiva e le persone over 50, per menzionarne alcuni.

Negli Stati Uniti, se un datore di lavoro ti chiedesse il tuo stato civile in un colloquio e poi non ti assumesse, lo potresti denunciare per discriminazione. Stessa cosa per l’età. In Francia, alcune imprese richiedono la presentazione di curriculum “ciechi” che non rivelano il sesso dei candidati al fine di garantire processi di selezione giusti ed efficaci.

Spero che il prossimo Presidente del Consiglio italiano non si accontenti di accettare l’Italia com’è oggi, ma abbia il coraggio di vedere quello che potrebbe diventare se ci fosse meritocrazia e tutti avessimo pari opportunità per realizzare le nostre ambizioni, un’assunzione ed un curriculum alla volta. Ancora di più, spero di non essere l’unica a non essersi ancora rassegnata. 


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