Mediterraneo tra solidarietà e respingimenti

par Paolo Praolini
mercoledì 26 agosto 2009

Il Mediterraneo definito come area di miscelazione delle culture Occidentale ed Islamica riporta alla nostra memoria millenni di storia che hanno visto cavalcare questo mare da navi Fenicie e Babilonesi, imbarcazioni Egiziane e liburne Romane.

 

Una commistione di culture che da millenni pur tra guerre e battaglie ma anche con scambi commerciali e conquiste di nuovi territori ha portato lo sviluppo della Civiltà e delle Cultura Europea e Medio/Orientale giunta ai nostri giorni.

Leggendo i quotidiani ed ascoltando la politica dei nostri giorni riscopriamo invece il Mediterraneo come la dannazione dell’Italia e dell’Europa tutta, con in testa oltre che noi, anche Grecia e Spagna.

Da questo mare che una volta era fonte di diffusione di Cultura e ricchezza portata dagli scambi commerciali, oggi arrivano gli ‘Immigrati’!

Ma chi sono gli immigrati?

Che genere di persone pretendono di arrivare abusivamente ad arroccare un altro Paese?

Quale diritto hanno costoro di invadere ed infrangere la frontiera di Beni-Enzar tra Marocco e Spagna o deturpare le spiagge di Lampedusa con vetuste, inutilizzabili e nauseabonde imbarcazioni lasciandole poi li in abbandono?

Perché dobbiamo accettare che l’invasione continua di queste popolazioni provenienti esclusivamente da nazioni del ‘Terzo mondo’, possa mettere a repentaglio la ns sicurezza nazionale, i nostri posti di lavoro e la nostra cultura?

Purtroppo il motivo che alimenta il flusso di immigrazione continua esiste ed è molto profondo, questo fenomeno in continua crescita è figlio del disinteresse delle ‘nazioni socialmente evolute e ricche’ prestato nei confronti dello sviluppo e dei problemi dell’Africa e del Medio Oriente.

L’arrivo fugace di qualche profugo Eritreo, straziato moltissimo dai 23 giorni di abbandono in mare, ma ancor più dall’insopportabile e rigido regime militare di Isayas Afeworki incline alla negazione assoluta di diritti civili, hanno risvegliato gli animi degli italiani.

L’opinione pubblica per qualche giorno si è divisa tra ‘favorevoli alla solidarietà ed accoglienza’ e ‘favorevoli ai rigidi ed autoritari respingimenti‘.

Il caso esploso in poche ore ha esternato a largo raggio l’opinione di tutte le cariche istituzionali, con la denuncia alla magistratura ‘dei clandestini’ che nello stesso tempo erano ‘rifugiati politici’.

Una tragedia teatrale montata ad arte da non perdere per nulla al mondo, giocata sulle spalle di povera gente che per un aspetto non secondario ha denunciato la perdita in mare di amici, fratelli e figli, anch’essi in fuga dalla demoniaca Eritrea.

Insomma il problema dell’immigrazione è enorme, l’Europa intera come dice il ministro Frattini dovrebbe affrontare il problema degli accoglimenti, insieme ad ogni singolo stato.

Non è più tempo di chiudere gli occhi o nascondere la testa sotto la sabbia, avviare i respingimenti avrebbe lo stesso valore di non affrontare la realtà.

Queste popolazioni che fuggono da nazioni lesive dei diritti civili e di garanzie di sopravvivenza, necessitano del nostro appoggio e supporto, naturalmente questo deve essere affrontato con serietà, riforme strutturali (centri di accoglienza e riconoscimento diffusi nel paese, legislazione adeguata, semplificazione burocratica europea nei trasferimenti tra nazioni, censimento anagrafico e sanitario europeo, etc.) e solidarietà.

In un momento di carenza di risorse finanziarie per i nostri problemi interni affrontare seriamente l’immigrazione sembra impossibile, ma purtroppo è un nostro problema e non possiamo che non farlo insieme alle altre 25 nazioni della Comunità europea condividendone obiettivi comuni e risorse.

Vedremo che non perderemo il posto di lavoro perchè arriva un africano a rubarcelo, ma accadrà perchè il nostro datore di lavoro avrà deciso di andare a produrre in Cina o in India.

Ci ricrederemo sul fatto che il pensiero di un islamico possa rovinare la nostra Cultura, quando costui ci insegnerà a capire il mondo da un altro punto di vista.

Ripenseremo al nostro odio verso i nord-africani, quando uno di costoro sottrarrà nostro figlio dalle grinfie di uno spacciatore camorrista.

Dobbiamo fare quel salto mentale e capire che se l’Africa andasse a fuoco prima o poi arriverà ad incendiare anche l’Italia, la Spagna i punti più vicini di contatto e tutto il continente europeo.


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