Matrimoni omosessuali: parliamo della stessa cosa?

par Enea Melandri
mercoledì 11 gennaio 2012

Con l'anno nuovo vorrei dire un grande basta a tutti quelli a cui chiedi una cosa e ti rispondono parlando di tutt'altro.

A cosa mi riferisco? Al tema a me caro del matrimonio omosessuale. Che poi è già discriminante chiamarlo così: il matrimonio è tra due persone, poi che siano uomini, donne, trans o parenti è un'altra storia. "Sei favorevole alle unioni gay?" mi capita sovente di chiedere. "No perché poi i bambini verrebbero su male" è una risposta frequente.

Ma cosa c'entrano i bambini? Chi vi ha chiesto un parere su questo? Ora, statistiche e sondaggi fatti laddove le adozioni per le coppie omosessuali sono consentite, dimostrano che vi sbagliate, ed anch'io sono favorevole all'estensione del diritto di avere figli anche a single e coppie oggi non riconosciute, ma questo non è l'argomento della domanda.

E badate, c'è un baratro, politicamente parlando, tra le due cose: il matrimonio (gay, trans, parentale, ndr) è una misura liberale e libertaria, che interessa solo la sfera personale degli individui; mentre l'adozione (single, gay, parentale, ndr) è progressista, un'innovazione che apre a nuovi meccanismi e riscrive le regole della società.

Io, ripeto, vedo con favore entrambe le cose, ma se parliamo di bianco non rispondetemi parlando di nero, soprattutto se siete fra quelli che difendono la tesi per cui facilitare i licenziamenti porterebbe ad una crescita della produttività, per dirne una di moda ultimamente.


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