Mario Monti è un bluff?

par paolo
giovedì 23 agosto 2012

I conti cominciano a non tornare.

Nel paese di "volemose bene " ," una mano lava l'altra " ed "io speriamo che me la cavo" , la parola "rigore" deve indubbiamente suonare assai stonata .Gli italiani sono abituati a cavarsela in base ad un principio di reciprocità, ossia se lo Stato mi vuole fregare io cerco di fregare prima lui. Questo principio trae spunto dalla percezione dello "Stato" come entità estranea alla sfera personale di ciascuno, la stessa percezione che induce molti balordi a insozzare e devastare la cosa pubblica perché non avvertita come "propria". Se poi lo Stato cerca di applicare le leggi, ovvero di derubricare dal principio compromissorio dell'indulgenza sui comportamenti dei cittadini, allora la percezione vira verso la sensazione del "nemico da abbattere ".

Presentato come uomo sobrio, coerente, rigoroso, moralmente ed eticamente inattaccabile, se ad alcuni ha fatto tirare un sospiro di sollievo come per l'uscita da un incubo, per tanti altri, forse troppi altri, ha fatto scattare l'allarme rosso. Questa percezione, ossia quella del nemico mortale, deve essere quella che hanno provato le moltitudini di evasori fiscali, trafficoni, malavitosi, lobbisti, politici arruffa mazzette e personaggi improbabili di ogni genere all'apparire sulla scena politica di Mario Monti. Per di più, non un politico di professione, ma un "tecnico" che non deve rendere pertanto conto ad alcun elettore.

Ho salutato il suo arrivo, non per le modalità con cui è avvenuto, ma perché l'ho ritenuto un atto di discontinuità per riportare il paese su un piano di "normalita", anzi l'ho addirittura giudicato educativo per riportare gli italiani in un contesto etico-morale che decenni di pessimi esempi dall'alto avevano reso completamente distorto.

Mentre la politica ha subito il colpo in silenzio, reso cupo dallo spread che ci stava divorando, valutando la ineluttabilità di una soluzione imposta dall'Europa, per non dire dal mondo intero, a starnazzare contro sono stati i soliti demagoghi antiglobalizzazione che lo hanno accusato delle peggiori infamie, da quella di essere un emissario della BCE a quella di essere un massone iscritto ai club dell'economia eterodiretta, dal Bildenberg Group, alla Trilaterale, Goldman Sachs ecc... Paolo Barnard su una trasmissione di RAI 2 arrivò perfino a definirlo un "bugiardo criminale". Ovviamente non ci ho creduto e tutt'ora non ci credo.

Due fatti oggettivi, però mi hanno creato qualche dubbio, la presenza nella sua squadra di governo di troppi ministri e sottosegretari di matrice cattolica (lo è anche Monti) e la presenza ingombrante di un ex banchiere di notevole rilevanza come Corrado Passera. Provo diffidenza istintiva per i primi, soprattutto se hanno avuto scolarizzazioni presso i Gesuiti (Berlusconi docet), e avrei preferito una impronta generale di maggior laicità, mentre la nomina di Passera era sembrata, comunque, un modo per rassicurare quel mondo bancario che è l'artefice principale della crisi finanziaria che ci ha investito.

Sia come sia, ho atteso gli eventi, conscio che l'uscita dal "bunga bunga" era già di per se un fatto positivo. Subito il neo premier mi ha gratificato su tutto ciò che qualunque cittadino dovrebbe e vorrebbe sentirsi rassicurare: caccia agli evasori fiscali, intesi come nemico pubblico n.1, riforme istituzionali e fiscali da imporre "obtorto collo" alla casta politica, ridotta quindi al ruolo di mero ratificante, messa in ordine dei conti dello Stato, soprattutto in materia pensionistica, lotta a tutte le forme di criminalità, moralizzazione e risparmio (spending review) nella pubblica amministrazione, incentivi alle privatizzazioni, rilancio della cultura come investimento primario, spinta verso lo sviluppo economico con particolare riguardo alle imprese che ancora aspettano di essere pagate dagli enti pubblici per i quali hanno lavorato. Non ultima anche una regolamentazione in materia sindacale secondo il principio che se lavoro ho diritto ad essere pagato, ma, nel contempo, se sono pagato ho il dovere di lavorare. Sembra una banalità ma in questo paese è tutt'altro che scontato.

Insomma musica che scende dall'alto dei cieli. Sono passati circa dieci mesi e alla scadenza di questo governo ne mancano altrettanti, come dire che siamo alla metà del guado e, dico la verità, comincio ad essere deluso e preoccupato.

Deluso perché di riforme non se ne vede neanche l'ombra e l'unica patrimoniale finora è l'IMU, in materia pensionistica si è dato seguito sostanzialmente allo "scalone Maroni" che faceva seguito alla riforma Dini, lo strappo iniziale che ha mandato in tilt una intera generazione di lavoratori, nati attorno al 1951 è tutt'ora operativo, con l'aggravante degli esodati, ossia di coloro che si sono licenziati per andare in pensione e che ora, in virtù delle nuove finestre di uscita, sono senza stipendio e senza pensione. Il balletto sui numeri tra l'INPS ed il ministro Elsa Fornero getta un'ombra lunga su una riforma che appare piuttosto come un "taglio" di risorse là dove è stato più facile reperirle.

Mi sarei aspettato una patrimoniale degna di questo nome, intesa come un colpo d'ariete ai patrimoni occulti ed occultati ed invece siamo ancora alle riflessioni sul dove e sul quando; anche l'accordo con la Svizzera per il ticket sui capitali illegalmente esportati appare pia illusione. Non che mi illudessi su un Monti socialista, ma una più equa ripartizione del carico fiscale, in senso più solidale verso i ceti meno abbienti, era il minimo sindacale per dare credibilità all'intera azione di governo. L'evasione e l'elusione fiscale che hanno fatto dire a Monti " siamo in guerra", marcano successi parziali e comunque lontani dall'incidere sulla stima di quasi 180 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati, sottratti annualmente alle casse dello Stato.

Sulle privatizzazioni siamo pressoché all'anno zero nella speranza che non seguano l'esempio di Alitalia e che non diventino "svendite" dei beni dello stato. La "spending review" sta diventando come l'araba fenice e simbolo dell'impotenza di incidere su una PA (pubblica amministrazione) onnipotente e autoreferente, le caste sono tutt'ora al loro posto esattamente come prima della cura, così come le province e il numero dei parlamentari, le mafie vengono combattute con la cronologia degli arresti eccellenti, esattamente come ci "raccontava" il ministro Maroni, l'Università e la ricerca sono ancora sotto la riforma Gelmini, il precariato è ancora tale, mentre stiamo scivolando inesorabilmente nel baratro di una recessione economica che in pochi mesi ha già tagliato tantissimi posti di lavoro.

Non mi è neanche piaciuta la manfrina di dichiarazioni e smentite, con tanto di scuse, che il povero Monti è stato costretto a fare per non vedersi segato da Cicchitto e compagnia bella. Avrei apprezzato maggior coraggio e coerenza. Che peccato, anche lui, un bocconiano doc tutto d'un pezzo e rigido come un manico di scopa, piegato alla dura legge del compromesso, in perfetto stile democristiano. E il rigore? bah! 

Intanto il premier ci racconta di una economia solida ed in ripresa, di una quasi uscita dal tunnel, di uno spread che scende e che fa il paio con le notizie tranquilizzanti che giungono in queste ore da quegli enti certificatori come Moody's e Fitch che promuovono l'Italia con un rating positivo ed un giudizio beneaugurante "Italia fuori dalla crisi entro il 2013". Mario Monti, e anche questo non mi è piaciuto per niente, è andato a raccontarlo anche al Convegno di Comunione e Liberazione, facendo omaggio esattamente come il suo predecessore. E' finito tra gli applausi da parte di una platea che, notoriamente, è pronta ad applaudire chiunque porga il suo tributo di presenza al mondo cattolico integralista. Un destino infame sembra impedire ad un primo ministro italiano di essere laico, inteso come equidistante dai movimenti che si rifanno ad una visione religiosa dello Stato.

Sarà, ma ho l'impressione che a settembre questo paese continuerà a ballare di brutto, prevedo una ulteriore massiccia moria di imprese, un ulteriore calo della produzione, un drammatico aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, e lo spauracchio della povertà, quella vera, per milioni di italiani che hanno già dissipato i loro risparmi in questi tre anni di agonia. Intanto sullo sfondo, preoccupante come non mai, assistiamo ai movimenti pre-elettorali dei soliti politici di lungo corso, di destra e di sinistra, pronti a riagguantare il potere per continuare i loro intrallazzi. Anche Silvio è pronto alla contesa e non è detto che sia fuori dai giochi. Spero di sbagliarmi.


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