Mario Monti e le gioie della mobilità

par Kocis
martedì 7 febbraio 2012

Si muove bene nei santuari finanziari, dove con grande alacrità e solenne sobria eleganza si spostano casse di dobloni d’oro in un battito di ciglia, compreso quelli recuperati nei “sommersi” vascelli pirata.

Sulle questioni che riguardano i luoghi di lavoro predica male e razzola peggio. Sono territori a lui, e alla ministra Fornero, avvezzi alle silenziose aule didattiche, sconosciuti.

Si corre il gravissimo rischio di confondere l’essere umano, “attrezzato" di intelligenza, passioni, esigenze di regolare ed equa vita allietata anche dal pianto del bebè, di lavoro atto per lo più alla sopravvivenza, scandito dai flussi musicali dell’ asettica “monotonia”, cadenzata dai dolci suoni dei ritmi della catena di montaggio, dai picchiettii del badile e dei saliscendi della carrucola, dai ticchettii dei veloci tasti di cassa in costante uso nei moderni luoghi – mostra adusi alla vendita, dai continui e stressanti appelli propalati nei call center, e tant’altro ancora di bello e rilassante... con la scatoletta dei comandi dei robot.

Già, quell’aggeggio, spesso multicolore, alimentato a pile, che trasmette nell’etere, silenziosamente e senza propalare lettere di licenziamenti, gli ordini da seguire nel giorno e nella notte, con breve pausa per ricaricamento dell’energia impacchettata.

Si muovono bene, senza sofferenza e disagio alcuno; non hanno bisogno di salario e di costosi attrezzi per la prevenzione, di articolo diciotto e di quella bene augurata mobilità propagandata, in giro per il mondo, per raggranellare pane e “fortuna”.

Già, la mobilità! Come se lo sradicamento dalla propria terra, dagli affetti e dalle relazioni correlate, fosse una primizia di primo pelo, tutta da esperimentare da parte dei, più o meno, “bamboccioni”, ancora avvezzi, anche in tarda età, a prendere soldo dai genitori e raschiando le magre pensioni dei nonni.

Con questo dire, Monti sconosce, bontà sua, le tremende rovine che nel corso dei tanti decenni hanno toccato tanti milioni di persone, in gran parte sudisti, costretti ad emigrare al nord, in Europa e in tutte le latitudini della nostra Gaia Terra.

Hanno conosciuto bene e vissuto allegramente le gioie della mobilità.

Ancor oggi è così! A centinaia di migliaia, operai, diplomati e laureati, lasciano le natie case, per disperdersi a destra e a manca.

Sentire profferire su questo, così, tanto per dire, sconoscendo la nuda e cruda realtà, fa proprio irritare.

Qui, in Sicilia ( ma lo steso vale per tante altre regioni meridionali), è difficile incontrare genitori che non abbiano figli laureati che lavorano molto lontano dalla propria città o paese.

Da parte di questi governanti siamo ancora all’unico rimedio, al tempo del “parte il bastimento per terre assai lontane...”

(di Domenico Stimolo)

 


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