Maria Latella: io, Al Gore, Saviano e il citizen journalism

par Rosa Pastena
mercoledì 28 aprile 2010


"Come si conquista un paese" ricostruisce i mesi frenetici dell’ascesa al potere di Berlusconi, se dovesse scrivere un libro sull’ultimo anno di vita politica quale sarebbe il titolo?
 
Come titolerei un nuovo libro dedicato alla politica di questi mesi? Intanto l’anno non è ancora finito e ho l’impressione che assisteremo ancora a molte novità. Per ora lo titolerei "Falso movimento?".
 
 
Lei è l’incarnazione della donna di successo. Quanto è stata pesante la "tara" dell’essere donna nel raggiungimento dei suoi obiettivi? Accanto alle difficoltà, ci sono anche risvolti positivi dell’essere donna in ambito lavorativo?
 
Ciascuno ha una sua personale valutazione di che cosa sia "il successo". Sin da ragazzina ho sempre pensato che il successo consista nell’avere, durante e alla fine della vita, qualche vero affetto, dei figli sereni (se se ne hanno), la stima delle persone che si stimano. Lo pensavo a sedici anni, quando studiavo sodo perché mi piaceva e perché con una mamma insegnante e inflessibile non avevo altra scelta. Lo penso ora. In fondo la vita somiglia a una cucina a gas con quattro fornelli: famiglia, amicizia, lavoro e tempo libero. Ciascuno tiene acceso o spento quello che crede. Diciamo che nel mio caso i fornelli del tempo libero e dell’amicizia sono spesso rimasti spenti.
 
 
Il suo è un blog molto seguito. Da qualche anno (e anche a questo festival) si parla molto di "giornalismo dal basso". Qual è il ruolo e il valore del citizen journalism?
 
Il citizen journalism è un aspetto interessante del momento. Avrà sempre più diffusione, con effetti spero più positivi che negativi.
 
 
Ha moderato il primo incontro tra Al Gore e Roberto Saviano. Due uomini con un vissuto totalmente diverso. C’è, secondo lei, qualcosa che li accomuna?
 
Credo che abbiano in comune la capacità di fare scelte diverse, e meno comode, rispetto a quelle dei loro omologhi colleghi politici e giornalisti/scrittori. 

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