Marchionne a Repubblica "ManterrĂ² la Fiat in Italia". Sicuri che avrebbe potuto fare il contrario?

par Giuseppe Ottaviano
martedì 18 settembre 2012

La rinuncia al progetto Fabbrica Italia ha subito scatenato forti polemiche da parte di chi riteneva che i 20 miliardi di investimento promessi dalla Fiat fossero solo una mossa per far approvare riforme impopolari. Sergio Marchionne in un’intervista realizzata da Ezio Mauro per Repubblica ha ribadito che la Fiat non intende abbandonare l’Italia e che il mercato estero aiuterà semplicemente l’azienda a rimanere in piedi, aspettando la ripresa del mercato italiano ed europeo.

Gli scettici leggeranno in queste dichiarazione un messaggio ben più chiaro di quello della permanenza in Italia, ampiamente sottolineato dai titoli dei giornali. Perché mai la Fiat dovrebbe abbandonare l’Italia? Quale altro stato sarebbe pronto a concedergli i privilegi ricevuti nel bel Paese? Tra le righe si capisce che non solo la Fiat non intende fare nuovi investimenti in Italia, anche se alla relativa domanda di Mauro, Marchionne sostiene che "l’azienda ha investito circa un miliardo nella Maserati e 800 milioni a Pomigliano", ma che non sarà tra le aziende che guideranno l’Italia fuori dalla crisi.

Marchionne ribadisce di non essere “l’uomo nero”, richiama i politici affiché “ognuno faccia la sua parte”, afferma che l’azienda “sta accumulando perdite per 700 milioni di euro in Europa”. Alla fine arriva la notizia che tutti aspettavano con ansia: “Manterrò la Fiat in Italia”. Questo è vero, difficile sarebbe stato il contrario, ma dopo i contributi ricevuti dall’Italia, molti si aspettavano che arrivasse finalmente dalla Fiat un contributo all’Italia.

Sergio Marchionne, in poche righe di comunicato lei ha seminato il panico sul futuro della Fiat in Italia, poi se n'è andato in America senza spiegare niente. Qui ci si interroga sul destino di stabilimenti, famiglie, comunità di lavoro, città. Cosa sta succedendo, e che cosa ha in mente?
"Sta succedendo esattamente quello che avevamo detto alla Consob un anno fa. Ho dovuto ripeterlo perché attorno a Fabbrica Italia si stava montando una panna del tutto impropria, utilizzando il nome della Fiat per ragioni solo politiche: a destra e a sinistra, perché noi siamo comunque l'unica realtà industriale che può dare un senso allo sviluppo per questo Paese. Capisco tutto, ma quando vedo che veniamo usati come parafulmine, non ci sto, e preferisco dire la verità".

E qual è la verità, il blocco degli investimenti in Italia dando tutta la colpa alla crisi?
"No, questa è semplicemente una sciocchezza. Abbiamo appena investito circa un miliardo per la Maserati in Bertone (una fabbrica rilevata da noi nel 2009 che non aveva prodotto vetture dal 2006), altri 800 milioni per Pomigliano: le sembra poco?".

La sua verità, allora?
"Semplice. La Fiat sta accumulando perdite per 700 milioni in Europa, e sta reggendo a questa perdita con i successi al'estero, Stati Uniti e Paesi emergenti. Queste sono le uniche due cose che contano. Se vogliamo confrontarci dobbiamo partire da qui: non si scappa". 



La paura è che stia scappando lei, dottor Marchionne. Bassi investimenti in Italia, zero prodotti nuovi. Non è così che muore un'azienda che ha più di cent'anni di vita?
"Mi risponda lei: se la sentirebbe di investire in un mercato tramortito dalla crisi, se avesse la certezza non soltanto di non guadagnare un euro ma addirittura - badi bene - di non recuperare i soldi investiti? Con nuovi modelli lanciati oggi spareremmo nell'acqua: un bel risultato. E questa sarebbe una strategia manageriale responsabile nei confronti dell'azienda, dei lavoratori, degli azionisti e del Paese? Non scherziamo".

E come vede l'anno prossimo?
"Male, molto male. D'altra parte la gente non ha più potere d'acquisto, magari ha perso il lavoro, i risparmi se ne sono andati, non ha prospettive per il futuro. Ci rendiamo conto? L'auto nuova è proprio l'ultima cosa, non ci pensano nemmeno, si tengono la vecchia ben stretta. È un meccanismo che si può capire ".

È anche colpa degli incentivi, che hanno spinto a comprare senza necessità?

"Sono stati una droga, non c'è dubbio".

Ma ne avete beneficiato largamente anche voi, non ricorda?

"Ne abbiamo beneficiato tutti, noi, i francesi, i tedeschi. Ho sempre pensato che la droga avrebbe tramortito il mercato. Pensi che vendevamo un "Cubo" a metano a meno di 5 mila euro, 4.990: drogato al massimo".

Sono i famosi aiuti di Stato all'automobile, di cui oggi non dovreste dimenticarvi, non le pare?

"Già l'ultima volta ho detto di no. Vedevo crearsi una bolla che gonfiava d'aria i tubi del mercato, per poi farli saltare prima o poi. Semplicemente si posticipava una crisi, una difficoltà e un problema, invece di affrontarli" (L'intervista completa potete leggerla qui)


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