Manovra stravolta dal vertice di Arcore

par Voltaire
martedì 30 agosto 2011

Un topolino si aggirava ieri ad Arcore a Villa San Martino. Era quello partorito dalla montagna della manovra finanziaria del 15 agosto. Da lacrime e sangue si e’ passati all’acqua di rose.

Tutto si può dire tranne che in questo momento il governo abbia le idee chiare, e sappia quale strada intraprendere. Due settimane fa il Consiglio dei Ministri aveva approvato una manovra definita “lacrime e sangue” che ruotava intorno a tre provvedimenti cardini: "contributo di solidarietà" per i redditi superiori ai 90.000 euro, tagli agli Enti locali con annessa soppressione dei piccoli Comuni ed abolizione di alcune Province.

Dopo 15 giorni di discussioni in cui la manovra era stata giudicata negativamente non solo dalle opposizioni e dalle parti sociali ma anche dalla stampa di centrodestra, la maggioranza in vista del passaggio parlamentare stravolge il decreto apportando pesanti modifiche al testo firmato dal Capo dello Stato.

Il vertice di Arcore avvenuto ieri a casa di Silvio Berlusconi ha infatti sancito essenzialmente 4 cose: abolizione del “contributo di solidarietà", mini-riforma della previdenza (che prevede di sottrarre agli anni per il calcolo pensionistico il periodo di studio universitario e la leva militare), riduzione dei tagli agli Enti locali, mentre l’eliminazione delle province avverrà per via costituzionale, spingendo di fatto il provvedimendo su un binario morto.

Se la logica che doveva sottendere alle modifiche da apportare alla manovra, doveva essere quella di mantenere invariati i saldi del decreto di ferragosto, così non è stato. All'appello secondo le prime analisi, mancherebbero 4 miliardi di euro.

Si è scelto di cancellare e depotenziare gran parte dei provvedimenti che erano stati presentati appena quindici giorni fa. Attualmente sembra infatti improbabile che la manovra anti-crisi possa sortire gli stessi effetti che si erano inizialmente previsti. Cosa diranno i mercati della ritirata del governo che riscrive una finanziaria ritenuta da piu’ parti dolorosa ma necessaria?

Per il rientro di bilancio fissato al 2013 il governo aveva molte strade da percorrere. A metà agosto si era scelto di intervenire principalmente su due fronti: aumento delle imposte e taglio dei trasferimenti per gli Enti locali. Adesso si eliminano le nuove imposte e si posticipa il taglio delle province sine die.

Delle due l'una. O in pochissimo tempo la situazione economica è improvvisamente migliorata rendendo superflui provvedimenti che prima erano stati presentati come indispensabili. Oppure il governo spinto dalla paura di perdere ulteriori consensi ha cambiato le carte in tavola, smentendo la linea del rigore che fino ad adesso professava di voler seguire.

Per la mancanza di riforme strutturali che incidono realmente sulle spese dello Stato e per l’assenza di vere politiche di crescita, nel giro di pochi mesi ci ritroveremo probabilmente nella stessa situazione in cui eravamo ad inizio estate. Mentre i mercati ed il mondo continuano a chiedersi come una montagna abbia potuto partorire un topolino.


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