Manovra: diritto al licenziamento. L’Italia torna al Medioevo

par Emilia Urso Anfuso
mercoledì 7 settembre 2011

Parafrasando una nota dichiarazione dell’attuale Premier italiano, la Manovra in corso d’opera, appare essere la peggiore degli ultimi 150 anni.

La cosa che allibisce un pò tutti, è la metodica e le considerazioni che vengono fatte per crearla. Si è pensato a mortificare ancor di più quelle fasce di cittadinanza già agonizzanti, e non si è preso in alcuna considerazione – almeno questa volta – di operare maggiormente nei confronti dei cosidetti “più fortunati” che corrispondono a circa un 20% della popolazione del nostro territorio.

Un Tremonti al culmine della follia creativa, è riuscito a scontentare tutti. Perfino la maggioranza cui appartiene. Ed anche, incredibile ma vero, la Chiesa che sta puntando il dito accusatore, per i tagli al comparto dei lavoratori cattolici.

Ed è ancor più sconsolante, doversi pure cibare dichiarazioni dell’economista più amato ed odiato degli ultimi anni, che sanno di vessazione bella e buona: “Tassare i ricchi? Si, ci sto pensando”. Ecco, quel “ci sto pensando” sarebbe da denuncia collettiva. Da class action da parte dei cittadini per aver procurato uno stato di stress e di allarme pari forse allo scatenarsi di una guerra vera e propria, combattuta a colpi di cannone.

Purtroppo, questa guerra ha altre armi. Ed a volte possono essere peggiori di un fuoco di mitragliatrice, cui si può sperare di sfuggire. Come sfuggire invece, ai colpi di mannaia calati senza pietà e senza alcuna possibilità di salvezza?

Le fasce più colpite, sono quelle più colpite da sempre. Con l’aggravante che si erode ancor più ad esempio sui findamenti basilari della società civile che parlano di assistenza e sostegno. Si tolgono le briciole agli affamati, per dare i croissant ai ricchi. In pieno stile pre rivoluzione francese. Dove gli imperatori, alla richiesta di pane dei cittadini ormai alla fame, risposero: “Se non avete il pane, mangiate i croissants”. Perfetta incarnazione di menefreghismo verso coloro che hanno permesso lo sfarzo ed il potere assoluti.

C’è poi un articolo, su cui c’è molto da argomentare. Perché non si comprende cosa c’entri all’interno di una ennesima Manovra per risanare l’ormai melmoso debito pubblico italiano, peraltro creato non con gli sprechi dei cittadini, bensì con le ruberie delle istituzioni alle risorse pubbliche: l’art. 8 della Manovra, che cancella di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma che nella realtà dei fatti, non genera nè genererà alcun afflusso di cassa utile per il risanamento.

Cosa diavolo c’entra permettere di “derogare” – ergo: fare come gli pare – ad un articolo che è stato uno delle tante conquiste nella storia dell’equità e dignità umana con la manovra? Perché far tornare indietro la nazione su un criterio che – appunto – nulla ha a che vedere con i conti pubblici?

In pratica, una Manovra non solo vessatoria sempre e comunque nei confronti delle fasce medio basse, perpetua risorsa di chi non sa far altro che sostenere la propria cricca o casta che dir si voglia, ma che lo diviene ancor più, dal momento che chi la sta creando, ha inteso come assolutamente necessario, inserire quello che nella realtà dei fatti è una sorta di favore agli amici. Amici imprenditori. Amici industriali. Cui permettere di alleggerirsi di quella “zavorra umana” un tempo chiamati Esseri Umani e Lavoratori.

Via, a casa. E senza nemmeno un perché. Non credo servirà a qualcosa l’eventuale mezzo dei sindacati interni per la decisione finale, e ci sono un paio di motivi. Il primo: le piccole aziende non hanno un sindacato interno. Il secondo: se i sindacati interni dovranno in ultimo decidere sui licenziamenti di colleghi senza alcun tipo di motivazioen valida, si creerà una aberrazione. O i sindacati potranno essere corrotti, oppure si fa far la guerra fra poveri, ed il sindacalista dell’impresa si ritroverà a buttar giù dalla torre il collega del momento pur di salvare il proprio posto di lavoro. Una genialata, non c’è che dire.

Questa Manovra, per chi vuole aprire gli occhi davvero, è l'esempio lampante di come l’attuale Centro Destra si sia limitato negli anni a favorire i pochi a danno dei molti. Mantiene alto il livello della “casta” prendendo dalle tasche dei meno fortunati. Un Robin Hood al contrario, che ruba ai poveri per dare ai ricchi.

E consente persino, porcate come il diritto al licenziamento, che non solo non creerà cassa, non produrrà sviluppo, ma farà tornare indietro l’Italia di secoli. Quando il lavoratore era sempre e comunque uno schiavo, e chi dava lavoro il “padrone”.

Complimenti davvero. E complimenti a chi non si sta rendendo conto che in Italia i soldi ci sono. Ma non per tutti. O meglio: non per i cittadini comuni. Non credo di aver mai sentito o letto che un qualche personaggio politico si sia lamentato del ritardo nel versamento del proprio stipendio. Come non ricordo di aver mail letto o sentito, di “poveri politici” costretti a tirar la cinghia vista la crisi economica.

Qui c’è tutto che non va: non può creare una Manovra equa chi vive oltre il limite del lusso e delle agevolazioni sfrenate. Chi non subisce mai nulla, crisi o non crisi. Abbiamo urgente necessità di persone che sappiano valutare le priorità e non solo dei bilanci pubblici, ma anche dell’unico motore vero e visibile del Paese: i cittadini. Che non possono essere considerati risorsa quando serve a sanare i debiti e problema sociale irrisolvibile, quando si tratta di creare reali sostegni economici e sociali.

La peggiore Manovra degli ultimi 150 anni. Un giorno, i nostri figli ed i nostri nipoti, la leggeranno sui libri di Storia. Leggeranno anche parole come “Pensione” o “Finanziamenti per i cittadini” senza riuscire bene a capire, di cosa si parlasse, tanti anni prima. Perchè allora, non si avrà più nulla nemmeno di quel poco che oggi viene concesso.

Per una volta, cerchiamo di non pensare che tanto non ci riguarda. Non è vero.


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