Manovra Monti: calano i consumi e l’ENI chiude il petrolchimico di Gela

par Nicola Spinella
lunedì 30 aprile 2012

E’ ancora una volta la Sicilia a pagare un tributo altissimo alle scellerate politiche del governo. I prezzi del carburante veleggiano verso i due euro, i consumi cadono in picchiata e l’Eni pone in cassa integrazione ben cinquecento operai.

Gli interlocutori sono sempre i soliti, le motivazioni sempre incomprensibili. O forse, stavolta no. Procediamo con ordine.

Da circa cinque mesi l’Italia è caduta in mano ad un regime dittatoriale di ispirazione finanziaria: l’unico interesse di questo governo, da molti definito “tecnico”, è quello di assumere decisioni politiche impopolari. Riformulazione di tutta la politica del lavoro e smantellamento dello stato sociale sono i primi punti del programma di un governo che sembra fatto di supplenti.

Negli ultimi cinque mesi abbiamo assistito ad un'impennata dei prezzi del carburante, rimpinguati dalla voracità fiscale montiana: in fondo è solo il professore di un’università privata, amico delle banche d’affari e dei potentati della finanza. Il popolo italiano, dopo anni di berlusconismo, ne avrebbe fatto a meno.

E’ evidente la tendenza degli italiani a voler risparmiare sul pieno: si cambiano le abitudini, si razionano passeggiate e spostamenti, si rinuncia alla gita fuori porta. Di conseguenza, diminuendo la domanda di carburanti, è necessario razionalizzare l’offerta, secondo una basilare regola economica che dovrebbe essere nota sia a Monti che alla Fornero (sembra, invece, che stiano ancora provando a spiegarla a qualche altro eminente professore di questa squadriglia scalcinata che è il governicchio di Super Mario).

Pertanto, considerato che gli italiani preferiscono mangiare tre volte al giorno invece di fare il pieno, l’ENI annuncia drastiche riduzioni di personale per il petrolchimico di Gela. Ma contemporaneamente ci tiene a far sapere che la chiusura di parte dello stabilimento durerà solo un anno: bisogna ridurre gli impatti negativi del conto economico della raffinazione. L’esperienza insegna che tanti paroloni nascondono sempre soluzioni impopolari: l’unico impatto negativo degno di nota è quello che dovranno fronteggiare 500 lavoratori Eni e circa 300 operai dell’indotto.

La compagnia petrolifera continua a parlare di reintegro dei lavoratori, quando i consumi riprenderanno ad attestarsi alle consuete quantità. Questa forma di finto ottimismo è snervante, soprattutto per quanti credono (legittimamente) che la cassa integrazione sia solo il preludio del licenziamento per esubero.

E’ evidente che la politica del governo Monti ha messo in ginocchio un Paese già malridotto da vent’anni di berlusconismo, ma per aumentare il prezzo della benzina, l’iva e tassare gli immobili non avevamo bisogno di un professore ben visto dall’Europa dei banchieri. Magari sarebbe servito un docente degno di questo nome per stilare e fare approvare una bella patrimoniale che colpisse soprattutto chi dispone di ingenti capitali: sarebbe servita una volontà politica concreta, votata alla crescita e non attenta ai paroloni privi di significato quali bund e spread.

E invece no, ormai è chiara la strategia di una casta di banchieri che vuole appropriarsi di quanto le generazioni passate son riuscite a mettere da parte ed investire soprattutto in mattoni, sperando che le paure del fondo monetario internazionale (preoccupato per la vita media che tende a crescere attestandosi intorno agli 85 anni) non debbano trovare riscontro nella realtà.

E’ una farneticazione che funziona press’a poco così: tasso le case, tolgo il lavoro, non puoi pagarti il mutuo (o le tasse), ti esproprio la casa così faccio contenti i miei datori di lavoro occulti (Unicredit ed Intesa San Paolo).

Per rilanciare l’economia dunque, il governo Monti decide di salassare gli automobilisti. Sarà una mossa impopolare con un non indifferente effetto boomerang. Questa estate, secondo Federconsumatori, perderemo una ingente tranche di turisti delle aree di confine: per albergatori e ristoratori si preannuncia una stagione estiva di passione, causata da tutta questa serie di aumenti che scoraggiano una visita nel Bel Paese.

Inoltre, anche il movimento interno sarà scoraggiato dalla congiuntura economica: con la benzina che (per luglio) dovrebbe aver superato di poco i due euro, sarà difficile poter programmare una vacanza in giro per l'Italia.


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