Manifestazione "per la casa" a Roma

par Fabio Della Pergola
lunedì 14 aprile 2014

E scontri quanto mai prevedibili.

Non contenti dei “cattivi maestri” dei decenni passati, alcuni inutili megafoni della politica contemporanea - quella del radicalismo tragicamente “senza se e senza ma” - continuano a mettersi al servizio (o surretiziamente alla testa?) dei vari mestatori degli psicodrammi prossimi venturi.

Siamo passati dalle turbolenze grilline (contenute, è vero, nei limiti di legge, ma con solenni sbandate verso l’insurrezionalismo d’accatto, vedi l’apertura politica, alias strizzatina d'occhio al voto leghista insoddisfatto, regalata da Grillo ai separatisti veneti) fino al malcelato appoggio ai fascistoidi forconi fino al più classico scontro di piazza da black bloc oggi diventato, forse per voler dimostrare una presa di distanza (nel colore ben più che nella sostanza), un indeterminato “blue bloc”.

Il risultato non cambia: botte con la polizia, danni, paralisi di una città, feriti, arresti, più il solito agente sadico beccato mentre cammina stupidamente su una ragazza ormai ridotta all’impotenza (ma di codici identificativi sul casco, come esistono in tutto il mondo, da noi manco l'ombra).

Ogni ragione (e di ragioni ce ne sarebbero) seppellita sotto il cumulo di idiozia paventato, previsto e puntualmente registrato sul taccuino di tutti i giornalisti accorsi a frotte allo spettacolo. Perché di politica-spettacolo si tratta; in questo caso dell’ala sinistra. Non diversa dalla politica-spettacolo dell’attuale governo (tanti proclami, ma stringi stringi pochi fatti) e dell’attuale opposizione parlamentare (con tanto di cartelli, bavagli e spigole sventolate davanti alle telecamere).

Con un’aggravante: che ogni volta viene così ostacolata, grazie ai proclami di “assalto al cielo”, qualsiasi ipotesi di ri-costruire (o costruire ex novo?) una alternativa possibile - fatta di intelligenza politica e capacità programmatica - capace di attrarre quei voti finiti in un'opposizione tanto urlata quanto impotente o, più ancora, ad un’astensione per manifesto vuoto di rappresentanza.

Ogni invito a manifestare ‘contro’, con tutte le buone intenzioni che si possono avere, si infrange contro la prassi ormai assodata (ma stavo per scrivere “assoldata”) dello scontro fisico. Non si è ancora capito? Qualsiasi manifestazione di protesta - escluse quelle femminili del “se non ora quando?” - è ancora figlia di Genova, anno domini 2001, morte di un ragazzo e suicidio di una sinistra.

Qualsiasi manifestazione di piazza - escluse quelle femminili - nascono e crescono sotto il ricatto di Genova 2001 e della voglia di pareggiare i conti. E includere uno come Luca Casarini - famoso per la sua "dichiarazione di guerra" ai politici del G8 - nella Lista Tsipras è esattamente il segno di quanto la sinistra radicale sia ancora ostaggio (o complice?) dei vendicatori di Genova 2001. Incapace di distinguere tra “sconfitta” di un movimento giusto e “fallimento” di un movimento demenziale.

La sinistra radicale, comunque decida di chiamarsi, è propriamente fallimentare perché violenta; violenta perché impotente; impotente perché stupida; stupida perché priva della fantasia necessaria a immaginare e disegnare un’utopia. Non servono tanti ragionamenti (se ci si mette a ragionare tanto vale votare per Grillo), si deve annusare l’odore che emana da un movimento: puzza di futurismo fascistoide in quello di Grillo, tanfo di cadavere in quello della sinistra radicale.

E a chi nel frattempo non si è esaltato per il "modernismo" baciapile renziano non resta che il limbo di una inesistente alternativa.

Se il poeta scrive “il più bello dei mari è quello che non abbiamo ancora navigato”, la sinistra radicale insiste a dirci che la più bella prassi è quella delle sassate. Come se fossimo negli anni dell’assalto al Palazzo d'Inverno, o sulle montagne con le formazioni partigiane, o nel ’68, fallimento di una generazione, o nella prassi suicidale di Genova.

Prima ci liberiamo di questa politica (e di questa gente) e prima riusciremo forse a ri-costruire (o costruire ex novo?) un’alternativa possibile. E se non ce ne liberiamo è perfettamente inutile andare fino in Grecia a cercare un leader vincente: i voti si prendono in Italia, casomai ce ne fossimo scordati.

 


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