Manifestazione nazionale contro il carbone e per le energie rinnovabili. Un successo anche a Civitavecchia

par Giorgio Zintu
lunedì 31 ottobre 2011

Adria in provincia di Rovigo è stata, sabato 29 ottobre, la capitale della giornata di mobilitazione nazionale contro la riconversione della centrale di Porto Tolle (situata nel parco naturale del Delta del Po) da olio combustibile al carbone “pulito”, un ossimoro indigesto a tutti coloro che vorrebbero che finalmente si producesse energia da fonti rinnovabili e non dai combustibili fossili, sotto accusa da decenni per i cambiamenti climatici dovuti alle emissioni di anidride carbonica, senza parlare degli altri inquinanti, temibili per la salute umana.

Altri presidi di solidarietà con Adria hanno avuto luogo in altre città tra cui Civitavecchia, La Spezia, Saline Ioniche, Brindisi, Vado, Perugia, città in cui si sono registrate già proteste contro l’utilizzazione del carbone per la produzione di energia elettrica sia da parte dell’Enel che di Tirreno Power, proprietaria a Vado Ligure di un impianto che si avvia al raddoppio con il consenso sia di PDche PDL. Addirittura, a Vado Ligure, case, scuole e RSA per anziani sono a pochi metri da questi impianti, che hanno reso irriconoscibile un pezzo straordinario di quella che una volta era considerata la riviera per eccellenza.

La protesta di Civitavecchia, a cui hanno partecipato tra gli altri Greenpeace, Legambiente, Italia Nostra, Comitati No Coke, si è svolta a largo Marco Galli, un indimenticato atleta della pallanuoto italiana scomparso ancora giovane per un male incurabile. Fra l’altro, per una strana ma non tanto inspiegabile sorte, lo stadio del nuoto intitolato a questo atleta ha di recente cambiato il nome in PalaEnel Marco Galli. I lettori più attenti comprenderanno anche le ragioni di questo nuovo nome.

Sotto accusa è infatti l’Enel, per una politica che tende a ingraziarsi con convenzioni e sponsorizzazioni i comuni penalizzati dalla presenza di questi impianti. Ma a Vado Ligure, sotto le polemiche, è finita Tirreno Power, di cui Carlo De Benedetti (dovrebbe essere un “nome” della sinistra) possiede il 39% tramite Sorgenia,

Naturalmente l’Enel, come gli altri player di questa partita, promette sempre migliaia di posti di lavoro ma, dopo un paio d’anni, costruita la centrale, finisce la pacchia e la comunità si ritrova, più che una soluzione, nuova disoccupazione, un problema quasi irrisolvibile. Ma gli operai di queste costruende centrali non appaiono molto preoccupati da questi temi, a loro va bene così, se è vero che ad Adria è stato aperto uno striscione con su scritto “Per il bene comune... andate a lavorare”. Già, fra due anni, quando il sogno del lavoro sarà svanito e rimarranno solo i fumi, per la collettività aumenteranno le patologie respiratorie e cardio-circolatorie, con il conto a carico di un sistema sanitario nazionale, sempre più indebitato e quindi portato ad aumentare i costi a carico degli utenti oppure a rendere più lunghi i tempi per gli accertamenti diagnostici, per l'assenza di risorse economiche. E questa sarà un risveglio amaro anche per quegli operai, a quanto pare animati dall'antico detto "o Franza o Spagna, purché se magna", mai completamente dimenticato, ma tornato prepotentemente d'attualità.

Gli altri interventi, a Civitavecchia, tra cui quello di Simona Ricotti del Forum ambientalista, hanno sottolineato l’insufficiente monitoraggio della qualità dell’aria, ricordando come il Comune di Civitavecchia, ed altri, ostacoli di fatto il passaggio ad ARPA Lazio di alcune centraline, oggi gestite da un Osservatorio Ambientale finanziato da una convenzione Enel-COMUNI del consorzio di gestione.

Al di là di proteste scontate dei cittadini più sensibili ai temi della salute, così come degli altrettanto scontati atteggiamenti accondiscendenti dei comuni caratterizzati da una politica assai miope di accattonaggio mordi e fuggi, il destino di questo paese rimane legato all’assenza di innovazione, alla scarsezza di risorse da impiegare nella ricerca e ora anche all’indifferenza di una parte di quella che una volta era un'altra “classe operaia”.

Coisì le prospettive sembrano più nere dei fumi delle centrali a carbone, pulito si capisce, già operative e di quelle che verranno.


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