Maledetto il giorno in cui l’atomo fu scisso

par Giuseppe Caglioti
martedì 5 aprile 2011

Lungi da me il proposito di speculare sulla tragedia di un intero paese che potrebbe coinvolgere tutto l’Estremo Oriente, ma il dramma giapponese sta mettendo in evidenza che sottovalutare le potenzialità distruttive della natura può portare, per un chiaro eccesso di fiducia nelle tecnologie dell’uomo, a catastrofi immani che potrebbero segnare definitivamente il passo per tutta l’umana specie. L’era atomica è iniziata proprio nel peggiore dei modi: due bombe su due città del Giappone. A distanza di quasi 66 anni, dopo altri gravissimi incidenti sparsi per il mondo, il Paese del Sol levante rischia di riavere - speriamo di no - il suo triste primato nel campo delle tragedie indotte dall’uomo. Dai terremoti e dai maremoti la vita può rinascere, dalla radioattività, il più delle volte, no.

L’aver imbrigliato il potere dell’atomo può essere considerato una conquista? A veder i risultati, sembra proprio di no. Il “concorso di colpa” nella tragedia giapponese mostra ancora una volta come il progresso massimo dell’umanità abbia raggiunto l’apice del suo contrappasso: la possibile autodistruzione.

È bello celebrare le invenzioni e le scoperte, ma quando queste si rivelano delle disgrazie, bello sarebbe celebrarne la “disinvenzione”. Cionondimeno, in molti sembra esserci la percezione che tale opzione sia impossibile da attuare. Stando all’imperterrita stupidità che non cessa mai di manifestarsi, sembra che la damnatio memoriae della disgraziata scoperta debba avvenire solo attraverso la medesima autodistruzione della specie che l’ha prodotta, salvo che la specie in questione non escogiti il modo di rifiutarla moralmente, così come si rifiutano cose turpi come la pedofilia, l’infanticidio, il parricidio e, ancora peggio, il matricidio.

Il termine “matricidio” designa molto bene il trattamento che l’uomo sta riservando a madre natura. Questa volta però la nostra “truce” madre ha dimostrato che non starà a guardare, foss’anche distruggendo la sua medesima prole anche attraverso le sue medesime “armi”.

Se a commentare quello che è successo in Giappone ci fosse stato Carl Jung, certamente avrebbe avallato l’ipotesi che quanto accaduto, e sta tutt’ora accadendo, non è stato un caso.

Che la teoria della sincronicità possa spiegare quanto è successo è dubbio, tuttavia sembra esserci un messaggio di fondo: “Io, Destino, per due volte ho colpito nella stessa terra, sullo stesso suolo, per lo stesso medesimo problema! Non tentatemi per l’ennesima volta!”

E poi, a che serve spiegare quando il danno è fatto? Beh, serve ad evitarne degli altri ben peggiori, prima che sia troppo tardi.

Ai grandi sapientoni che sostengono la politica del nucleare vorrei ricordare che è il caso di non sottovalutare nulla, anche quando s’installa una centrale dell’ennesima generazione. Chi avrebbe mai pensato che, proprio in un paese così avanzato e previdente, la natura avrebbe bypassato tutte le precauzioni prese? Com’è successo nel paese del “sole nascente”, sperando che non divenga in eterno quello del “sole calante”, l’imprevedibile potrebbe sempre verificarsi e potrebbe infine non esserci nessuna “remissione di peccato”.

La Terra non è in una campana di vetro. Infatti, come lo fu in passato, essa è sempre esposta a piogge di meteoriti o simili. Chiedo venia, sembrerò catastrofista, ma vorrei ricordare che a Tunguska, in Siberia, nel 1908, cadde un frammento di meteorite – c’è chi dice una cometa. L’impatto fu devastante. Il caso o la grazia divina e i tempi non maturi per l’era atomica vollero che non ci fosse ancora nessuna centrale nucleare né alcun deposito di scorie radioattive sul luogo o nei pressi dell’impatto, altrimenti non saremmo stati qui a raccontarlo.

Questi cervelloni, che io rassomiglio sempre più ad una masnada di idioti arroganti e saccenti, hanno mai valutato la possibilità che un meteorite, un frammento di esso o di una cometa – come avvenne proprio a Tunguska – possa interessare in qualche modo con un suo impatto aree in cui si trovano centrali nucleari, depositi di scorie o altro causando danni alle centrali o perfino esplosioni nucleari a catena e coinvolgere intere aree del pianeta?

Qualcuno dirà: “Ma che discorsi sono questi? Teoria della sincronicità? Natura? Matricidio? Meteoriti?”

Signori, c’è qualcosa a questo mondo che non può essere spiegato solo con il rapporto causa-effetto, c’è altro che ci sfugge completamente e che ha a che fare con il modo in cui noi interagiamo con l’ambiente che ci ospita. Se gli antichi popoli, nostri maestri, credevano che gli dei punivano sempre la “ybris”, ossia l’arroganza e la tracotanza verso di loro, volete che la natura, vera e concreta, reale e pulsante, non punisca chi “pecca” contro di essa con protervia?

È chiaro che il problema è mondiale e non solo italiano, ma di protervia, mista a stupidità si tratta, quando sentiamo i soliti “clowns” che continuano imperterriti a sostenere il nucleare, non tanto dopo Cernobyl, ma dopo quest’ennesima tragedia che ha mostrato come l’uomo ha posto sulla superficie terrestre delle bombe nucleari “statiche” pronte ad essere colpite da qualunque evento catastrofico naturale e non. Lo strano destino, che più ci penso, e più deduco che, dopotutto, tanto strano non è, ha deliberato di far accadere nel medesimo luogo due eventi che senz’altro saranno cruciali per il futuro sviluppo dell’intera umanità, nel bene, se ne trarremo la giusta lezione, nel male, se ce ne dovessimo infischiare - come spesso accade. Ci sono i presupposti che la natura la prossima volta potrebbe non perdonare, messo che l’abbia fatto anche questa volta. Vietato sbagliare!


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