Ma quale futuristi

par Roberto
giovedì 9 dicembre 2010

Negli anni ’20 c’era il cubismo e il futurismo, oggi abbiamo le cubiste alla Ruby che si vendono a chilo, e i futuristi alla Fini venduti da un pezzo.

E’ davvero squallido il modo di appellare i finiani, come futuristi. Si chiamassero con il termine storico più pertinente ossia badogliani. Come Badoglio seguendo gli ordini di Stati Uniti e Anglosassoni, tradì l’Italia e la abbandonò nelle mani del nuovo occupante a stelle e strisce, così oggi Fini, fresco di un viaggetto informativo a Washington è stato scelto dagli ambienti americani come piede di porco contro il Governo Berlusconi. Che parliamoci chiaro è pessimo, ma fra pessimi si può fare la conta. Se gli Usa hanno deciso di puntare sul penitente Fini, capace di andarsi ad inginocchiare dai sionisti e polemico sulla politica estera leggermente sovrana dell’attuale governo (i rapporti con Russia e Libia sarebbero molto importanti per il benessere nostro e di tutti i popoli europei e mediterranei) è perché vogliono riprendersi quello spazio che pare essergli sfuggito, promuovendo i loro gasdotti (ma che senso hanno gasdotti e oleodotti degli Stati Uniti, che le geografia parla chiaro, sono dall’altra parte del mondo?) e i loro interessi di occupazione mondiale.

Il Fini, NEO-fascista (praticamente opposto al fascista e basta, che agli Usa aveva fatto la guerra) e come quasi tutti i NEO-fascisti (e Neo-comunisti) da sempre collegato alla Cia (vedi alla voce “anni di piombo”), fa proprio al caso del potere di Washington: un nuovo Badoglio, una vecchia storia.

Altro che futuristi, quelli innovavano, vivevano e cavalcavano un periodo di profondi mutamenti, di innovazioni e di lotta contro il dominio liberale anglosassone… e non solo nell’Italia Fascista, ma anche per esempio nella Russia bolscevica:

“Sono lieto di apprendere che i futuristi russi sono tutti boscevichi e che l’arte futurista fu per qualche tempo, arte di Stato in Russia. Le città russe, per l’ultima festa di maggio, furono decorate da pittori futuristi.

I treni di Lenin furono dipindi all’esterno con dinamiche forme colorate molto simili a quelle di Boccioni, di Balla e di Russolo. Questo onora Lenin e ci rallegra come una vittoria nostra.

[...]

Ogni popolo aveva o ha ancora un suo passatismo da rovesciare. Noi non siamo bolscevichi perchè abbiamo la nostra rivoluzione da fare.”

Questo diceva F.T. Marinetti in “Al di là del comunismo”.

Che cosa c’entri il pessimo Fini con quegli eroi, quei coraggiosi non è dato sapere. Ma purtroppo questo è il momento storico che ci è dato vivere, un momento in cui un Napolitano è considerato un grande uomo e Fini un “futurista”…


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