Ma quale autonomia delle regioni, se il governo impone gli OGM

par francesco
sabato 11 dicembre 2010

Dopo l’imposizione dei siti nucleari e delle discariche delle scorie nucleari, il governo è intenzionato a imporre la coltivazione degli OGM.

Il ministro dell'agricoltura, Galan, di fronte al rifiuto delle regioni e degli agricoltori, ha commentato così: "la legislazione attuale consente di vietare la coltivazione solo se si ha motivo fondato di ritenere che un Ogm rappresenti un rischio per la salute umana e per l'ambiente, cosa che l'Italia non è in grado di dimostrare in maniera inequivocabile". Secondo il ministro, sulla questione degli OGM contano le leggi nazionali e le normative europee.

Ma di fronte all'ipotesi di colture Ogm imposte dal governo, gli agricoltori hanno deciso di rispondere con ogni mezzo: dalla mobilitazione di piazza ai referendum locali fino alla battaglia legale in base agli articoli del codice civile che vietano "l'esercizio di attività pericolose". Anche perché il rischio economico per il settore di punta del made in Italy alimentare è consistente.

"Negli Stati Uniti il 15 per cento del territorio coltivabile ha problemi con una contaminazione da erbicidi legata all'uso degli Ogm", dice Masini responsabile ambiente della Coldiretti. Le regioni non possono rifiutare perché

Stato contro regioni o regioni contro stato? In ogni modo, la questione pone dei seri dubbi sia sul tipo di federalismo sia sulla sua vera natura.

Come si può pensare di dare autonomia e deleghe alle regioni in termini di territorio se poi lo stato si impone ogni qualvolta lo ritiene opportuno per la propria politica?

È già successo con le discariche nel parco del Vesuvio e con i siti per le centrali nucleari e i depositi delle scorie, oggi si ripropone con gli OGM.

Come possono, le regioni, organizzare interventi se lo stato può decidere autonomamente senza la conoscenza specifica del territorio e dei programmi sviluppati dalle regioni per il loro utilizzo? Senza tener conto dei problemi che le amministrazione locale ha individuato?

Il ministro Galan dice che le regioni non sono in grado di dimostrare i rischi inerenti la coltivazione degli OGM. Spiega Masini: "La nostra è una posizione molto concreta. Guardiamo come sono fatti la nostra agricoltura e il nostro territorio: ci sono più di 500 prodotti doc e igp; una rete molto estesa di siti protetti a vario titolo; proprietà estremamente frammentate, con una grandezza media di 5-6 ettari contro i 240 degli Stati Uniti. Imporre gli Ogm vorrebbe dire creare un sistema costosissimo e inutile: una doppia filiera che vada dai campi ai sistemi di trasporto nel tentativo, destinato a fallire, di evitare l'inquinamento dei prodotti tradizionali".

È chiaro che per una gestione concreta del territorio c'è bisogno della sua conoscenza che può nascere solo dall'esperienza quotidiana di chi sul territorio ci vive. Nello specifico, i coltivatori moderni hanno a disposizione gli strumenti necessari per analizzare sia la compatibilità che la convivenza delle due culture, pertanto, solo loro possono avere voce in capitolo.

D'altra parte, il federalismo reale presuppone, o dovrebbe presupporre, la gestione del territorio da parte degli enti locali perché sono essi i primi interlocutori delle attività che vi si sviluppano e sono eletti direttamente sul posto, si tratta di persone note che conoscono bene le dinamiche alla base dello sviluppo del territorio. Se non si tiene conto di questo fattore, il federalismo non è altro che un modo diverso di gestione del potere centrale, pertanto una bufala che serve solo a delegare le responsabilità mantenendo intatto il potere decisionale.


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