M5s: vota Rodotà e sarò tua
par Fabio Della Pergola
giovedì 13 giugno 2013
Ancora oggi si legge, qui e là, su il Fatto più che altro, che l’alternativa al governo di larghe intese c’era eccome.
Bastava che il PD avesse accettato di votare quel brav’uomo di Rodotà al Quirinale e subito Grillo avrebbe aperto quelle famose “praterie di governo” che tanto facevano sognare.
Naturalmente ci si scorda che questo avveniva dopo un bel po’ di settimane in cui i grillini sbertucciavano il povero Bersani un giorno sì e uno anche, passando il resto del tempo a rimirarsi narcisisticamente nello specchio della loro innegabile vittoria elettorale. E a parlare (a vanvera) di Presidente Strada o Presidente Gabanelli o, perfino, del ‘gran gesto’ fatto da Grillo nel fare un passo indietro (come se una condanna definitiva per omicidio colposo plurimo non fosse la ragione vera dei suoi ‘passi indietro’).
La proposta “vota Rodotà e sarò tua”, la compagine a Cinquestelle l’ha quindi tirata fuori solo quando qualche ansia di abbandono cominciava a serpeggiare; ed era una proposta che non aveva alcun senso.
Se il partito A ha il suo candidato (ad esempio Prodi) e il partito B ne ha un altro (ad esempio Rodotà), un accordo si trova solo se A e B mettono da parte i loro rispettivi candidati e si mettono a cercare un possibile candidato C dalle caratteristiche politiche, culturali e umane che non dispiacciano né all’uno né all’altro. Che rappresenti il punto d'incontro, cioè di possibile intesa; il punto di partenza di un accordo preliminare ad attraversare insieme le future praterie di governo. Questo si chiama avere una strategia di accordo e costruirne la fattibilità.
Pretendere invece che il partito A accetti tout-court il candidato B è semplicemente una prassi politica da dilettanti allo sbaraglio. Nessun leader avrebbe mai potuta accettarla (a meno che non fosse un grandissimo pirla) se non a rischio di perdere completamente la faccia e finire sbeffeggiato non solo da chi aveva di fronte, ma anche dai suoi stessi compagni di partito (leggasi: Rodotà sarebbe stato impallinato allo scrutinio come e forse anche più di quanto non sia successo a Prodi).
Non c’era quindi nessuna proposta reale di accordo programmatico nell’offerta grillina, anche se il Fatto insiste “l’alternativa c’era eccome. Specie con la candidatura Rodotà al Quirinale: bastava che il Pd lo votasse, e il governo sarebbe nato l’indomani, come dissero Grillo e la Lombardi”.
Bastava che il PD lo votasse...: l’asilo infantile della politica.
Questo non significa che non esistesse all’interno del PD una precostituita cordata pro Grosse Koalition, c’era eccome. Ma tanto più sarebbe stata necessaria un’artistica capacità di ricamare possibilità di convergenza piuttosto che andare giù sul trito ‘o me la dai (la candidatura Rodotà) o scendi”. Che è stata invece la volgare proposta della strana coppia Grillo/Lombardi.
I risultati sono stati quelli che conosciamo e le responsabilità sono state individuate con estrema esattezza non tanto dai commentatori, che alla fine lasciano il tempo che trovano, quanto dall’elettorato: molti, sbigottiti, il giorno delle successive elezioni non si sono nemmeno alzati dal letto, ma tanti, davvero tanti, alle ragioni di Grillo non hanno creduto nemmeno un po’; nemmeno lontanamente. Altrimenti lo avrebbero ri-votato alle amministrative, cosa che, manifestamente non è successa. Fino al clamoroso flop siciliano: dal 30 al 3% nel giro di qualche mese.
E dopo appena tre mesi dal trionfo di febbraio, ecco lo stonfo di maggio; tutta colpa dell'informazione embedded?
Adesso il M5S ha aggiunto alla sua attuale irrilevanza politica, anche una tendenziale irrilevanza elettorale; forse non irreversibile, ma al momento decisamente plateale. A cui si aggiunge la solita insopportabile aggressività verbale, volgare e ingiusta, che non ha risparmiato nemmeno il povero Rodotà appena ha sollecitato una minima autocritica a Grillo. E tantomeno la senatrice Gambaro a cui andrebbe la mia solidarietà se avessi voglia di essere solidale con chi ha creduto a uno come Grillo (o peggio, come Casaleggio). Dove aveva gli occhi?
Detta più chiaramente: gli elettori hanno amato i temi (ampiamente di sinistra) che il M5S ha proposto, e su cui la sinistra dovrebbe riflettere profondamente (vedi ad esempio il reddito di cittadinanza che tutti in Europa hanno, tranne chi ne avrebbe davvero bisogno, noi e i greci).
Hanno amato quei temi in molti e comprensibilmente; ma non hanno avuto nessuna intenzione di farsi prendere per i fondelli dall'ultimo arrivato. E appena hanno annusato l’aria i loro voti sono volati via nel vento.
Con buona pace di Grillo, della Lombardi, dei talebani a Cinquestelle e anche degli editorialisti de il Fatto.