M5S: statuto e “non statuto”, associazione e “non associazione”
par Lionello Ruggieri
giovedì 28 marzo 2013
Grillo dice che il suo movimento è una “non associazione” con un “non statuto”. All’articolo 1, dopo affermato che è una “non associazione”, spiega che “rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione”.
Non ha natura di associazione, né personalità. Sia essa pubblica o privata. Cioè è una specie di un appuntamento tra amici, di discussione casuale, di festa del paese che si forma e si sforma.
Rimane da capire chi si iscrive a cosa si iscrive e come può iscriversi a una cosa che non è. Come la famosa isola. Sembrerebbe quanto di più libero si possa immaginare, una strada aperta a tutti per far sentire e promuovere le proprie idee. Solo che l’articolo 4 afferma, tra le altre cose, che serve a favorire “le campagne di sensibilizzazione sociale, culturale e politica" promosse da Beppe Grillo così come le proposte e le idee condivise del blog www.beppegrillo.it.
Ovvero qualsiasi cosa esca dalla bocca di Beppe Grillo va promosso con campagne di sensibilizzazione, mentre, se la presenta un altro associato (o non associato) devono, le sue proposte e idee, essere condivise dagli altri partecipanti. Anche se si chiama Rubbia, Ratzinger, Napolitano o Fo. Da quanta gente deve essere condivisa perché sia meritevole di promozioni di sensibilizzazione? E chi fa questa valutazione?
Grillo. E solo lui. Adesso appare molto meno libera la “non associazione” e ancor meno appare libera se si tiene conto che il marchio del 5 stelle appartiene a Grillo che, giudice unico, senza controparte o appello, stabilisce chi a chi può essere interdetto.
Inoltre esiste una associazione, senza non e senza virgolette, con tanto di personalità giuridica, che ha lo stesso nome della non associazione e che ha per presidente Giuseppe Grillo, per vicepresidente il nipote di Giuseppe Grillo e per segretario il commercialista di Giuseppe Grillo. Nulla si sa nulla su chi li abbia nominati.
E non basta. Perché Giuseppe Grillo non ha avvisato di questa associazione sconosciuta gli iscritti (o non iscritti) alla “non associazione”, gli attivisti di questa, quelli che si sono spesi in volontariato per il MoVimento della “non associazione”. A mio avviso questi dovevano, per motivi di lealtà, essere invitati a partecipare alla associazione senza non e senza virgolette e per svolgere attività utile al fine della associazione (quella senza non e senza virgolette).
Se lo erano ampiamente guadagnato.
Invece nulla sapevano e nulla sono stati invitati a fare. Né allora né ora. L’associazione (senza non, senza virgolette e con uno statuto) è nata e loro ne sono fuori. E fuori ne resteranno.
Intanto l'associazione, quella con soltanto Grillo, il suo nipote e il suo commercialista, si prepara a rifiutare i 43 milioni per rimborsi elettorali. Si dirà: ma era già previsto, era già stabilito e pattuito nella “non associazione” a cui avevano aderito, quindi che male c’è? Perché dovrebbero lamentarsi?
Per esempio perché non si sa per quale motivo giuridicamente valido la associazione senza non dovrebbe avere titolo per ricevere o rifiutare rimborsi elettorali relativi all’attività svolta dalla “non associazione” e dai suoi iscritti. O potrebbero fare domande al riguardo.
Oppure, se avvertiti e iscritti, avrebbero potuto scegliere un altro Presidente, uno che, magari, invece di emanare diktat e anatema, discute, propone ovvero un Presidente per cui uno vale uno e non due o mille o un milione. Anzi otto milioni.
Comunque e in qualunque modo si faccia, rimane il fatto che Grillo è, per statuto (no, per “non statuto”) un po’ più uguale degli altri.
E il principio per cui uno vale uno per lui non è valido, lui vale due o mille o un milione. Anzi otto milioni.
Certo vale più di quei poveretti che hanno commesso l’ignobile colpa di partecipare ad un dibattito in Tv.
Che, poi, nello statuto, scusatemi di nuovo, nel “non statuto”, che ha il grande pregio di essere brevissimo, non c’è indicato alcun organo di controllo, alcun collegio di probiviri che possa decidere sull’espulsione di chi va a parlare in Tv.
Espulso perché? Che fa di male andando a presentare le idee e gli ideali del MoVimento? Si corrompe? No, no. Rischia di farsi una sua notorietà. E forse popolarità. La Tv fa questo effetto. Anche al di fuori del Grande Fratello. E chi è popolare in politica ha potere. Poco o tanto ma ha potere. E magari fa carriera e può oscurare il Piccolo Padre del MoVimento.
Ma forse sono io ad essere maligno. Comunque vorrei chiedere: e il principio della trasparenza? Quella strana trasparenza per cui ogni riunione politica deve essere pubblica e trasmessa per TV. Tutte. Tranne quelle interne al moVimento. Quelle no. Quelle si tengono nel segreto delle chiuse stanze.
Questa non è l’unica stranezza di questo strano “non statuto”, perché in soli sette articoli di cose strane e assurde ce ne sono abbastanza: e quella di autodefinirsi “non statuto” di una “non associazione” è, credo, la più piccola.
All’articolo 7 si dice, testualmente, che possono candidarsi alle elezioni tutti gli iscritti “che non abbiano in corso alcun procedimento penale a proprio carico, qualunque sia la natura del reato”.
E questa appare senza dubbio cosa buona. Ma vaga e imprecisa. Perché non dice in quale fase dev’essere quel procedimento per provocare l’esclusione. Credo sia sufficiente essere iscritti nel registro degli indagati.
Ma non dice che accade se un candidato, dopo la candidatura, riceve un avviso di garanzia o viene addirittura arrestato, magari per un reato gravissimo per omicidio, per associazione di stampo mafioso o traffico di droga. Sono cose che succedono spesso. Il magistrato teme la fuga o la reiterazione dell’ipotetico reato e ordina l’arresto.
L’arrestato, essendo ormai candidato, viene mantenuto in “gara”? Il problema è serio e grave perché, se si prende alla lettera il “non statuto”, potrebbe capitare che un poveretto saggio, preparato ed esperto in mille campi non possa candidarsi alle elezioni per aver detto, circa venti anni prima "sciocco" ad un vicino durante un’assemblea condominiale mentre, viceversa, vi possa partecipare un boss mafioso incensurato, come lo era Michele Papa, se scoperto dopo la candidatura.
Con il rischio, magari, che venga eletto proprio con voti da lui controllati o scambiati come boss.
Viceversa, stabilendo la cancellazione della candidatura in presenza di un avviso di reato successivo alla candidatura stessa, sarebbe facilissimo liberarsi di tutti i candidati del MoVimento 5 stelle.
Basta che alcuni aderenti ai partiti concorrenti presentino una quereluccia da nulla qui e una là, e i 5 stelle diventano tutti incandidabili venendo quindi ritirati dalla competizione.
Ho comunque un altro dubbio: ma chi l’ha preparato questo “non statuto”?
Probabilmente lo stesso personaggio che si propone di modificare e sanare lo Stato facendo sciogliere le Camere per l’impossibilità di formare un qualunque governo per essere fedele ad un ipotetico impegno preso con gli elettori quando non era possibile immaginare l’attuale situazione parlamentare.